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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

“Non ho mai timbrato al posto del collega che lasciava l’ufficio”

Respinge l'accusa davanti al gip Luigi Antonino, il dipendente dei Servizi sociali del Comune di Brindisi, ai domiciliari con l'accusa di aver smarcato il cartellino al posto di Carlo Larocca 233 volte in un anno e quattro mesi

BRINDISI – “Non ho mai timbrato il cartellino al posto del mio collega Carlo Larocca: sì, lui si allontanava dal suo ufficio, ma non ne ho mai saputo il motivo, né tanto meno avevo titolo per chiederlo”.

Finanza al Comune - caso Cala Materdomini-2Luigi Antonino, 59 anni, dipendente dei Servizi sociali del Comune di Brindisi, in servizio presso il Centro anziani, questa mattina ha respinto l’accusa di essere stato complice del collega, coprendo le assenze dal luogo di lavoro in maniera sistematica. Arrivando a smarcare il badge di Larocca 233 volte nell’arco del periodo di indagine dei finanzieri, durata un anno quattro mesi, dal primo gennaio 2015 sino al 20 aprile scorso.

L’indagato, ai domiciliari dallo scorso 29 luglio, per truffa e falso, ha scelto di affrontare al fianco del suo difensore, Luca  Leoci, l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Tea Verderosa che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare contestando, accanto ai gravi indizi, il pericolo di reiterazione del reato legato alla possibilità ritenuta concreta che l’impiegato ripetesse ancora le condotte. Venti minuti di faccia a faccia con il gip, domande e risposte precise che, a quanto pare, ricalcano quanto Antonino aveva già riferito in qualità di persona informata dei fatti, il 20 aprile scorso, quando i militari della Guardia di Finanza fecero una visita a sorpresa nel centro anziani, avendo conferma dell’ennesima assenza di Larocca dal posto di lavoro. Larocca, conosciuto a Brindisi per essere il titolare della pizzeria Romanelli, era a Bari, nel punto vendita di materiale elettrico Acmei, dove è stato filmato da altri finanzieri.

In quella circostanza, come peraltro il gip ha ricordato nel provvedimento di arresto chiesto dal pm Valeria Farina Valaori, disse di non aver notato l’assenza di Larocca: “Io sono arrivato  - si legge – alle 7,25 circa ho smarcato il mio cartellino e firmato sul registro delle presenze. Ho visto il mio collega alle 8,10 ma non mi sono accorto che fosse uscito sino a quando non siete arrivati voi (finanzieri, ndr)”.

“Tengo a precisa che il mio ufficio si trova in una posizione defilata rispetto a quello di Larocca e quindi non riesco a controllare i suoi movimenti”, ha aggiunto. E poi ancora: “Sì, Larocca si allontanava giornalmente ma io non so se arbitrariamente, anche perché esula dai miei compiti stabilirlo”.

Quanto, poi, al perché il suo badge quel giorno fosse stato trovato dai finanzieri sulla centralina-termostato: “L’ho messo lì solo per una questione di comodità per timbrare all’uscita e per il timore di perderlo”. Nessuna complicità con Larocca, il cui dabge è stato trovato sulla stessa centralina.

L’avvocato Leoci, al termine dell’interrogatorio, ha chiesto la revoca della misura ritenuta illogica e sproporzionata in relazione alla condotta contestata ad Antonino e in subordine l’applicazione di una misura interdittiva, con sospensione dal lavoro e conseguente decurtazione dello stipendio. Il gip si è riservato. Il penalista ha anticipato che intende ricorrere al Tribunale del Riesame di Lecce nel caso in cui l’istanza non dovesse essere accolta.

Larocca, difeso dagli avvocati Mauro Masiello e Ladislao Massari, è stato interrogato ieri e ha reso ampia confessione davanti all’impianto accusatorio blindato dal sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, con i video e le foto dei finanzieri a cui si aggiungono le localizzazioni attraverso le celle telefoniche agganciate nei giorni in cui non è stato pedinato. Al lavoro, secondo l’accusa, non c’era quasi mai: “al massimo un’ora al giorno, a fronte delle sei giornaliere oltre ai rientri pomeridiani”. L’indagato ha scagionato Antonino così come gli altri due colleghi che sono rimasti a piede libero, Antonio Caforio e Angelo Scalia, il primo accusato di aver timbrato al posto di Larocca 12 volte, l’altro di averlo fatto quattro volte. Entrambi hanno respinto l’addebito. E hanno anche precisato di aver avuto la possibilità di controllare gli accessi e le uscite di Larocca perché il loro ufficio è distanza. A conferma di questa circostanza i difensori Masiello e Massari hanno depositato una serie di foto, dalle quali emerge che il centro anziani che si trova in via Spagna, rione Bozzano, ha sei ingressi e non solo due come evidenziato nell’informativa di reato dei finanzieri.

Nei confronti di tutti gli indagati il Comune di  Brindisi ha avviato il procedimento disciplinare con la contestazione dell'addebito che, nei casi più gravi, porta al licenziamento per giusta causa. 

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