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Cronaca

Nuovo decesso in carcere, il Cosp: "Più attenzione alla sanità penitenziaria"

Un 53enne di nazionalità bulgara, Banil Hadzier, è deceduto, a causa di un malore, la notte scorsa nel carcere di Brindisi dove era detenuto per reati in materia di immigrazione clandestina. Il sindacato Co.s.p. (Coordinamento sindacale penitenziario), attraverso una nota inviata agli organi di informazione, che porta la firma del segretario generale nazionale Domenico Mastrulli, invita alla riflessione

BRINDISI – Un 53enne di nazionalità bulgara, Banil Hadzier, è deceduto, a causa di un malore, la notte scorsa nel carcere di Brindisi dove era detenuto per reati in materia di immigrazione clandestina. Il sindacato Co.s.p. (Coordinamento sindacale penitenziario), attraverso una nota inviata agli organi di informazione, che porta la firma del segretario generale nazionale Domenico Mastrulli, invita alla riflessione: “sembra arricchirsi il trend negativo dei decessi che avvengono oltre le sbarre in questi ultimi periodi, certo, parliamo di morte naturale dei detenuti in alcuni episodi come questo di Brindisi e ancor prima come accaduto a Trani e altri penitenziari della Puglia, ma parliamo sempre di “morti in carcere”.

Secondo quanto ricostruito, il 53enne ha accusato un malore poco dopo la mezzanotte, i compagni di cella hanno immediatamente lanciato l’allarme chiedendo l’intervento di un medico. I primi soccorsi sono giunti dal personale medico in servizio nel carcere e poi dai sanitari del 118 chiamati dal coordinatore della sorveglianza generale del penitenziario. Ma dopo aver provato le manovre di rianimazione, alle ore 00.45, è stato constatato il decesso del detenuto.

“La Sanità penitenziaria dovrebbe comunque riflettere sulle necessità che il mondo carcerario sollecita da circa sette anni (2008) appena dopo l’avvio del decentramento della Sanità penitenziaria nazionale alle Regioni e alle Asl una maggiore riflessione per spazi sanitari, per la carenza di personale medico, paramedico, per la carenza di strutture e strumentalizzazione aggiornata per carenza anche in alcuni casi di medicinali salva vita – si legge nella nota – il ministro della Giustizia e quello della Salute aprano un confronto con le organizzazioni sindacali tutte, sull’apparato sanitario penitenziario e sulla possibilità di un rientro della sanità regionale in campo nazionale come originariamente esistente, sarebbe un primo intelligente passo della politica verso il sommerso mondo penitenziario e i cittadini reclusi”.

“Non dimentichiamo che nelle carceri e nelle traduzioni su 38mila unità del Corpo a livello nazionale la Puglia mantiene una statistica numerica di 2.400 unità ma ne mancano 600, così come mancano nelle carceri pugliesi quali Lecce – Brindisi- Taranto – Foggia personale del comparto Ministeri dell’Area contabile, pedagogica educativa e tecnici”.

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