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Cronaca

“Denuncia i vertici, ma non fare il mio nome e non telefonarmi più"”

Nell'ordinanza di arresto dei quadri Enel di Cerano anche stralci dei colloqui registrati dall'imprenditore e consegnati ai pm. A De Punzio pagate vacanze a Pescasseroli: "Chiese 4.500 euro e poi tremila a ogni fattura. Disse di denunciare i vertici e non fare il suo nome". A Tamburrano ceduta una Peugeot, ad Attanasio comprato un Iphone

BRINDISI – Prima di parlare di “patate”, l’imprenditore di Monteroni e uno dei quadri della centrale Enel di Cerano, arrestati per corruzione, si riferirono a “due chili di roba, ogni volta”. Roba da dare e pagare dopo offerte presentate all’ultimo minuto, “un paio in amicizia, cosi, forfettari senza stare a fare i conti, poi ci incontriamo e andiamo a bere insieme al prossimo contratto”.

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Le conversazioni sono state registrate dallo stesso titolare dell’azienda in occasione di telefonate con Domenico Iaboni, ai domiciliari assieme a Vito Gloria e Nicola Tamburrano, tutti responsabili delle certificazioni degli stati di avanzamento dei lavori. Mentre è in carcere Carlo De Punzio, responsabile Ambiente e Sicurezza della centrale, la cui condotta è stata ritenuta grave anche sotto il profilo delle esigenze cautelari, essendo stato ravvisato come concreto il pericolo di inquinamento delle prove. La Procura aveva chiesto l'arresto in carcere anche per Iaboni, Gloria e Attanasio

I file audio sono stati consegnati ai pubblici ministeri Milto Stefano De Nozza e Francesco Vincenzo Carluccio, titolari dell’inchiesta, in occasione dell’ultimo interrogatorio, svolto il 28 marzo scorso. In questa sede l’imprenditore ha riferito la genesi del rapporto con Enel-Cerano e in modo particolare con De Punzio: “Mi aiutò – disse – a ottenere l’accreditamento necessario a partecipare alle gare interne alla centrale. Nel 2011 ottenni il primo invito: il bando era relativo a lavori di impermeabilizzazione del valore di circa 500mila euro, da eseguire in un biennio”.

De Punzio, stando al racconto del titolare della srl, lo avrebbe anche aiutato “in questa fase e predisporre la documentazione e mi aiutò nella formulazione dell’offerta economica”. In che modo? Risposta: “Era solito trasmettere un file con i dati relativi ai prezzi che avrei dovuto indicare nell’offerta. Io chiaramente provvedevo in tal senso e trasmettevo l’offerta all’ultimo minuto, come mi aveva suggerito”. La documentazione proveniva dal computer di De Punzio “perché era riportato il suo nick-name, everyone”.

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Chiusi i termini di presentazione, De Punzio secondo l’accusa avrebbe chiesto 4.500 euro “quale compenso per le indicazioni sui prezzi forniti”. Sarebbe stato questo il primo momento del pagamento della tangente. “Dopo iniziai a pagare con regolarità e segnatamente lui mi disse che ad ogni fattura emessa dovevo versare a lui circa tremila euro”. Successivamente ci sarebbero state altre utilità: “Prelievi da sportelli automatici vicini al luogo di residenza di De Punzio, Pos presso esercizi commerciali del centro commerciale Auchan  e in luoghi di vacanza, come Pescasseroli o Chieti”.

Quando De Punzio comprende che l’imprenditore intende denunciare e che probabilmente ha già iniziato a parlare con la magistratura, avrebbe consigliato “di puntare ai vertici, intimando di non fare il suo nome, di non cercarlo più al telefono e di cercare giustificazioni per gli assegni emessi in favore della moglie”. Ad Attanasio sarebbe stato comprato un Iphone, mentre a Tamburrano sarebbe stata ceduta una Peugeot 308 del valore di mercato di 13mila euro, al prezzo non corrisposto di 750 euro. 

A conti fatti, secondo la Procura, il prezzo del reato di corruzione continuata contestata a De Punzio è pari a 154.972 euro; per Gloria è pari a 22mila euro; per Attanasio 29mila; per Tamburrano 9.750 e per Iabboni 14mila. I pm hanno chiesto l’incidente probatorio per ascoltare l’imprenditore e far transitare quelle dichiarazioni in sede processuale e anche per questo motivo hanno chiesto al gip di firmare l’ordinanza di custodia cautelare.

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