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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Latiano

Offese zio prete per l'eredità: 8 mesi

LATIANO - A causa di una eredità contesa avrebbe telefonato insistentemente allo zio prete e lo avrebbe anche minacciato di morte, offendendolo con frasi irripetibili. Per l’insistenza, le ingiurie e la violenza privata è stato condannato oggi a otto mesi di reclusione Antonio Iaia, 33 anni, di Latiano, denunciato da don Antonio Longo, 37 anni, parte civile nel processo appena concluso presso la sezione distaccata di Mesagne del Tribunale di Brindisi, religioso che fino a qualche tempo fa era parroco a Erchie e che adesso, invece si trova a Manduria per un provvedimento del vescovo.

LATIANO - A causa di una eredità contesa avrebbe telefonato insistentemente allo zio prete e lo avrebbe anche minacciato di morte, offendendolo con frasi irripetibili. Per l’insistenza, le ingiurie e la violenza privata è stato condannato oggi a otto mesi di reclusione Antonio Iaia, 33 anni, di Latiano, denunciato da don Antonio Longo, 37 anni, parte civile nel processo appena concluso presso la sezione distaccata di Mesagne del Tribunale di Brindisi, religioso che fino a qualche tempo fa era parroco a Erchie e che adesso, invece si trova a Manduria per un provvedimento del vescovo.

I fatti risalgono al 2007. Furono due settimane di fuoco quelle comprese tra il 5 e il 17 settembre, quando il telefono del prete continuava a squillare. Dall’altro capo del filo c’era sempre lui, il nipote, che gliene diceva di tutti i colori. Non erano parole gentili, richieste formulate con tono civile. Erano improperi rivolti direttamente al sacerdote che a quel punto ha varcato la soglia della caserma dei carabinieri per presentare querela.

La pazienza ha un limite, anche quella di un uomo in abito talare che non può sempre appellarsi al giudizio universale e deve necessariamente tirare in ballo, qualche volta, anche i giudici di questa terra. Se non altro per vivere in pace. Zio e nipote, in barba al perdono e alla benevolenza cui si fa cenno dai pulpiti, sono finiti a battagliare in tribunale, davanti al giudice monocratico.

Nel tempo trascorso sono stati valutati tutti gli elementi forniti all’accusa dal parroco e dalla controparte. Ogni singola parola pronunciata al telefono è stata riletta e valutata nella forma e nella sostanza. Perfino uno strano episodio è stato ricostruito in aula: un incontro tra i due avvenuto per strada, in auto, e degenerato in un incidente stradale che pare proprio non fosse determinato dal caso.

Al termine del dibattimento, questo pomeriggio, è stata pronunciata sentenza di condanna per il nipote del prete. Otto mesi di reclusione, pena sospesa. Quanto ai risarcimenti, essi saranno determinati in sede civile. L’eredità dibattuta, quella è un’altra storia. L'avvocato di parte civile è Raffaele Missere.

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