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Cronaca

Oggiano: "Brandi? Una storia di manifesti". Ma spunta un nuovo pentito

BRINDISI – E’ durato poco meno di due ore l’interrogatorio di Massimiliano Oggiano, commercialista originario di Mesagne, ex consigliere comunale di Alleanza Nazionale, coinvolto nel processo che ruota attorno a Raffaele Brandi, pregiudicato brindisino, coinvolto in tante inchieste, sospettato anche di avere ammazzato un carabiniere durante una rapina, uscito indenne per ben tre volte da quella inchiesta. Oggiano è accusato di appoggio esterno all’associazione mafiosa che faceva capo a Brandi e che ora si trova dietro le sbarre e il processo è in corso. Secondo l’accusa Oggiano era la faccia pulita del gruppo, il politico in ascesa che in cambio di qualche favore riceveva voti da Brandi e soci.

BRINDISI – E’ durato poco meno di due ore l’interrogatorio di Massimiliano Oggiano, commercialista originario di Mesagne, ex consigliere comunale di Alleanza Nazionale, coinvolto nel processo che ruota attorno a Raffaele Brandi, pregiudicato brindisino, coinvolto in tante inchieste, sospettato anche di avere ammazzato un carabiniere durante una rapina, uscito indenne per ben tre volte da quella inchiesta. Oggiano è accusato di appoggio esterno all’associazione mafiosa che faceva capo a Brandi e che ora si trova dietro le sbarre e il processo è in corso. Secondo l’accusa Oggiano era la faccia pulita del gruppo, il politico in ascesa che in cambio di qualche favore riceveva voti da Brandi e soci.

Quasi due ore di interrogatorio di Oggiano da parte del suo difensore, avvocato Fabio Di Bello, e del pubblico ministero. Poi il processo è stato aggiornato al 22 novembre perché la pubblica accusa, rappresentata dal pm antimafia Alberto Santacetterina e dal pm Milto De Nozza, ha depositato i verbali di un nuovo collaboratore di giustizia, tale Giuseppe Passaseo, ex barista brindisino, che decise circa un anno fa di collaborare con la giustizia per ribellarsi ai ricatti che subiva dai malavitosi brindisini.

Doveva fare come dicevano loro altrimenti ne avrebbero pagato le conseguenze di familiari. Passaseo, già noto per vecchi precedenti, decise di collaborare per togliersi di dosso chi lo minacciava. Ora vive in località protetta con la sua famiglia. La pubblica accusa ha chiesto al Tribunale di acquisire i verbali e di interrogarlo. La decisione verrà resa pubblica nella prossima udienza. Intanto i difensori (Lillo, Missere, Massaro, Cavallo, Giurgola, Epifani, Lanzalone, Terragno, Cretì, Farina, Di Bello, Cavaliere, parti civili Sicilia e De Candia) hanno chiesto del tempo per poter prendere visione dei verbali depositati oggi e a tutti sconosciuti.

Oltre a Raffaele Brandi e a Oggiano, sono imputati Giovanni Brandi, fratello di Raffaele, i fratelli albanesi Viktor e Arbel Lekli, i fratelli Cosimo e Giuseppe Gerardi, il gioiellere di Carovigno Fiorenzo Borselli, l’autodemolitore Roberto Brigida, Vito Ingrosso, Antonio Lococciolo, Gianfranco Contestabile e Massimiliano Oggiano, il politico del gruppo, colui che attraverso le sue cariche al Comune e alla Provincia avrebbe dato appoggio esterno a questa organizzazione mafiosa.

I reati loro contestati sono tanti. Si va dal traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti (si ipotizzano cinquecento chili di droga, anche se non ne è stata mai sequestra), alle minacce, alle rapine, alla guardiania abusiva, al riciclaggio del denaro sporco. Borselli, ricco gioielliere che viaggia in Ferrari, viene accusato di avere riciclato cinquantamila euro del gruppo mafioso nel casinò di Venezia. Furono arrestati il 10 dicembre del 2007.

Oggi, dunque, è stato interrogato Oggiano. Rispondendo alle domande dell’avvocato Di Bello, ha ripercorso tutta la vicenda. Ha detto di avere conosciuto Raffaele Brandi attraverso il padre e di avere mantenuto un rapporto di cordialità con lui. Ha spiegato quali erano i problemi per i politici per quanto riguarda l’affissione dei manifesti. A lui, ha detto, Aldo Gigliola chiese 1000 euro per lasciargli attaccare i manifesti nel suo quartiere. In quella occasione Oggiano ne parlò con Raffaele Brandi. Ma pagò lo stesso: invece di 1.000 gli costò 500 euro. Ha spiegato che lui non ha mai avuto nulla a che fare con nessuna associazione mafiosa e non ha dato appoggi di nessun genere né dal punto di vista privato né sul piano politico.

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