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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Alpi - Hrovatin, dalle carte Sisde e da atti parlamentari spunta anche Brindisi.

Nella vicenda Alpi-Hrovatin c'e' un nome che ricorre fin da subito nelle informative dei servizi segreti desecretate: Giancarlo Marocchino. L'uomo dei misteri, tuttavia Marocchino ha sempre negato ogni addebito e i processi che si sono svolti non lo hanno toccato ed anzi è stato parte offesa per calunnia

BRINDISI - Nella vicenda Alpi-Hrovatin c'e' un nome che ricorre fin da subito nelle informative dei servizi segreti desecretate: Giancarlo Marocchino. L'uomo dei misteri, tuttavia Marocchino ha sempre negato ogni addebito e i processi che si sono svolti non lo hanno toccato ed anzi è stato parte offesa per calunnia:  entrò in questa veste nel processo sulla morte dei due reporter, vittima delle calunnie del pentito Giampiero Sebri, il quale fu condannato nel 2007 a tre anni di reclusione per diffamazione. Lo rimettono al centro del caso dei due cronisti uccisi in Somalia il 20 marzo 1994 le carte desecretate del Sisde, il servizio segreto interno, che lo indicò addirittura come uno dei possibili mandanti dell'omicidio.

La storia si svolge sul filo di un contrasto evidente del Sisde col Sismi, il servizio segreto esterno, che escludeva le responsabilità dirette di Marocchino nell’uccisione della Alpi e di Hrovatin, e ipotizzava solo un possibile ruolo, invece, del capo della security personale del personaggio, il quale sarebbe stato invece all’oscuro di tutto. Una cosa è certa, per il Sisde: il movente del delitto è il traffico d’armi tra Italia e Somalia, che qualcuno intendeva coprire, e che fece scattare la decisione di eliminare i due giornalisti Rai dopo un loro sopralluogo a bordo di una nave della Somalfish, formalmente una società italo-somale del settore della pesca, in realtà anche una copertura per il traffico stesso.

Giampiero Sebri-2E tra i terminali dei traffici spunta anche Brindisi. Del resto, la Commissione parlamentare d’inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, istituita con deliberazione della Camera dei Deputati del 31 luglio 2003 e costituita il 21 gennaio 2004, con il compito di verificare la dinamica dei fatti, le cause, i motivi nonché il contesto, storico, politico ed economico, che portarono all’omicidio dei due giornalisti, il 21 ottobre dello stesso anno completa a tardissima ora l’ascolto di Giampiero Sebri. E dalle dichiarazioni del collaborante emerge anche il filone del traffico di rifiuti tossici e scorie nucleari legato al Progetto Urano. Sebri racconta di avere avuto una lunga corrispondenza con un personaggio all’epoca dei fatti detenuto, Guido Garelli, che fu il centro di una indagine della procura e della Squadra mobile di Brindisi nel 1988, indagine poi avocata da Roma.

La commissione parlamentare acquisisce una notizia dell'aprile del 1988, a proposito di dieci comunicazioni giudiziarie per associazione per delinquere finalizzata al traffico di armi e materiale strategico, “inviate dal magistrato della procura di Brindisi, nell'ambito delle indagini scaturite dall'arresto del 28 gennaio del plenipotenziario dell'Amministrazione territoriale del Sahara (Ats), Guido Garelli. I magistrati hanno confermato i nomi dei destinatari delle comunicazioni. Si tratta dell'uomo di affari romano Elio Sacchetto, l'albanese Mentor Chuku, presidente dell'Unione islamica di occidente, con sede in Roma, il consigliere comunale di Squinzano, Antonio Polito, Giuseppe Bombara, residente a Napoli e Mario Zaccolo di Udine, nonché Giuseppe Palminteri residente a Livorno, e Luciano Spada di Milano. A Roma saranno quasi tutti prosciolti.

Ma che c’entra l’Operazione Urano, su cui indagò l’allora pm brindisino Leonardo Leone De Castris con l’uccisione di Alpi e Hrovatin? Sebri spiega che oltre al traffico di armi la Somalia è anche la destinazione di grandi carichi di scorie radioattive partite da paesi occidentali. L’Operazione Urano avrebbe sparso in giro ad arte (anche a Brindisi) carte per dimostrare che la sua missione era il traffico di armi. In realtà si trattava di un traffico di rifiuti pericolosi accettati in alcuni territori in cambio di armi. La destinazione originaria, l’ex Sahara spagnolo, all’epoca passato sotto il controllo del Fronte Polisario, saltò, ma il progetto sarebbe andato avanti anche dopo l’arresto di Garelli e company, cambiando semplicemente rotta e puntando sulla Somalia. E Ilaria Alpi, secondo Sebri, aveva intuito tutto.

L'auto in cui furono uccisi la Alpi e Hrovatin-2Ma al momento questo non è al centro delle cronache sui contenuti delle carte desecretate.  Può essere invece la spiegazione della citazione di Brindisi nelle stesse carte, visto che Garelli (originario di Taranto) in provincia di Brindisi e soprattutto a Carovigno avrebbe costruito una rete di rapporti particolari. Ma torniamo a Marocchino, che secondo Sebri conosceva bene Garelli. Il centro Roma 1 del servizio segreto civile, sempre secondo le carte desecretate su decisione del governo Renzi, ha una fonte "che dal febbraio 1993 fornisce contributi di spessore significativo, prevalentemente orientati verso la situazione politico-militare nel Corno d'Africa". Fonte che, già due giorni dopo l'omicidio invia input a Roma. E’ tutto annotato in un rapporto interno del Sisde del febbraio 1996 trasmesso al direttore della divisione antiterrorismo.

La fonte segreta verso la fine del 1994 indica Marocchino e Elio Sommavilla come possibili "mandanti o mediatori dei mandanti" del duplice omicidio. Sommavilla, recita il rapporto, compare gia' in un fax del Sismi (il servizio esterno, militare) del febbraio del 1993 in cui si parlava di armi inviate al generale Aidid - pure indicato nelle carte desecretate con un possibile mandante dei sicari - attraverso il "Centro Formazione Europea Agraria" di Bologna.

Il contrasto tra i due servizi diviene palese quando il Sisde trasmette tutto ciò che ha riferito l’informatore segreto al Sismi, che non valida quelle notizie, anzi le smentisce. Il Sisde invece prosegue per quella pista. La fonte segreta afferma che  Marocchino ha allestito in Somalia "un'officina per l'assemblaggio di armi pesanti" e vuole acquistare molti beni "saccheggiati dai miliziani" da rivendere, grazie all'aiuto di italiani residenti a Napoli, Brindisi e Bari e di un somalo di nome Awale, in cambio di armi, munizioni e droga.

Milizie in Somalia-2Di quali beni si tratti non è chiaro, e neppure si sa chi siano i contatti del personaggio in Puglia e Campania. Marocchino sarebbe pure coinvolto nel progetto di cooperazione Somib tra Italia e Somalia, in realtà uno schermo di copertura per contrabbandare armi nel Corno d’Africa. In entrambi i casi a beneficarne sarebbe il clan Habarghidir - Saad. Il Sismi, di nuovo, non conferma: nè l'esistenza del progetto Somib nè l'implicazione di Marocchino, ma ammette di essere a conoscenza di un traffico d'armi dall'Italia verso la Somalia.

Infatti in un fax dell'aprile del 1995 il Sismi comunicava di aver appreso che nel traffico d'armi gestito da Marocchino risultavano coinvolti l'italiano Giovanni Polvani e il somalo Mohamed Qareb Hussein, responsabile militare dei Fratelli Mussulmani in Somalia. Per il trasporto delle armi verrebbe usata la motonave "21 ottobre" della Somalfish, proprio quella che secondo l’informatore segreto del Sisde c’entra con l'omicidio dei due giornalisti, che nel porto di Bossaso erano riusciti a salirvi a bordo. L'uomo di fiducia del Sisdedefinisce Polvani come persona "stimata e onesta". Insomma, il contrasto con Marocchino, non potrebbe essere maggiore, stando ai servizi italiani.

Il Sisde, si apprende dalle carte, riceve anche un avviso di pericolo dall’informatore: c’erano seri rischi di attentati nei confronti dei parlamentari della commissione d'inchiesta sulla Cooperazione che avrebbero dovuto allora recarsi a Mogadiscio proprio per interrogare Marocchino. E poco prima della visita programmata, i timori trovano conferma: Marocchino è vittima di un attentato in cui resta ferito, che l’informatore decifra: sarebbe stato compiuto dai miliziani del clan Habarghidir che vogliono impedire l'incontro tra lo stesso marocchino e la commissione d’indagine. La visita della Commissione viene rimandata.

Sullo sfondo l'ombra di un ulteriore contrasto Sisde - Sismi. L'informativa, se rivelata, rischiava di poter essere oggetto di "strumentalizzazioni". Il dossier si chiude infatti con la menzione di una puntata del Maurizio Costanzo Show in cui membri della commissione d’indagine parlamentare avevano sollevato dei dubbi sui rischi reali della loro missione, e che la storia del rischio di attentati e del ferimento di marocchino sarebbe stata una montatura del Sismi per poter interrogare Marocchino senza i deputati tra i piedi.

Gli atti desecretati dal governo saranno trasmessi la settimana prossima alla Procura di Roma dove pende il procedimento bis sul duplice omicidio avvenuto a Mogadiscio. Si tratta peraltro di materiale documentale già noto alla magistratura, trattandosi di atti quasi tutti costituiti dai lavori della commissione parlamentare di inchiesta all’epoca presieduta da Carlo Taormina. Fatti gia' esaminati non solo dalla Procura di Roma nel corso della prima inchiesta giudiziaria, ma anche da procure di altre città come quelle di Asti, Latina, Milano e Torre Annunziata che, a vario titolo, si sono imbattute nell'inchiesta. Ma nessun elemento concreto e' poi emerso, vista anche l'impossibilità per le nostre autorità giudiziarie di relazionarsi con fonti istituzionali somale.


 

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