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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio a bastonate, chiesti 30 anni

MESAGNE - Arriva il conto dell’accusa, per metà della banda che mise in atto l’atroce spedizione punitiva. Oggi, a Lecce, la requisitoria dei pm della Dda di Lecce, Alberto Santacatterina e Valeria Farina Valaori, che hanno chiesto la condanna pene pari a 30 anni di reculsione.

MESAGNE - Arriva il conto dell’accusa, per metà della banda che mise in atto l’atroce spedizione punitiva. Oggi, a Lecce, la requisitoria dei pm della Dda di Lecce, Alberto Santacatterina e Valeria Farina Valaori, che hanno chiesto la condanna pene pari a 30 anni di reculsione per Vito Stano e per Francesco Gravina, e pari a 10 anni per il pentito Cosimo Giovanni Guarini, tutti di Mesagne (Brindisi) imputati in un processo che si sta celebrando con rito abbreviato per l’omicidio di Giancarlo Salati, 62 anni, aggredito a bastonate il 16 giugno del 2009.

Salati,detto ‘Menzarecchia’ fu picchiato violentemente da due persone, nella sua abitazione, con un bastone in ferro. Era il 16 giugno di 4 anni fa. Morì il giorno dopo in ospedale. Guarini e Stano sono ritenuti gli esecutori materiali del delitto per cui sono imputati anche un altro collaboratore di giustizia, Ercole Penna, e uno dei presunti capi della Scu mesagnese, Massimo Pasimeni (quali mandanti unitamente a Gravina) che hanno scelto invece l’ordinario in corso dinanzi alla Corte d’Assise di Brindisi. Stano avrebbe fatto da “mediatore”, ma avrebbe comunque partecipato al delitto. Oggi dinanzi al gup di Lecce, Cinzia Vergine, l’arringa del difensore di Stano, Raffaele Missere.

La sentenza è prevista per il 23 luglio prossimo. Il delitto fu svelato alla fine del 2010, quando Ercole Penna (detto Lino lu Biondu) decise di collaborare con la giustizia. Stando alle sue dichiarazioni Salati sarebbe stato punito in modo esemplare perché inviso ai capi, in particolare a Pasimeni per ragioni private. Gli andava impartita una dura lezione, anche a costo di procurargli la morte, oltretutto, per una presunta relazione che avrebbe intrattenuto con una minorenne. Le circostanze sono poi state confermate, in tempi più recenti anche da Guarini, l’ultimo dei pentiti brindisini, coinvolto nella spedizione punitiva con ruolo di esecutore materiale.

Ma c’era anche Una “motivazione sociale”, quella che avrebbe dovuto rafforzare l’immagine di “giustiziere” di Pasimeni stesso, oltre che la sua autorevolezza in ambiti criminali. ll 27 gennaio 2012 gli arresti, con l’operazione ‘Revenge’, tutti su ordinanza di custodia cautelare disposta dal Tribunale di Brindisi. Agli imputati vengono contestati i reati di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione e dall’aver agevolato un’associazione mafiosa. Le indagini furono condotte dai poliziotti della squadra mobile di Brindisi e del commissariato di Mesagne.

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