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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca San Michele Salentino

Omicidio Capellone e rapina a coniugi di Brindisi: torna in carcere Chirico

L'uomo, 50 anni, è stato condotto nel carcere di Brindisi in esecuzione dell'ordinanza della Corte d'Appello di Lecce: dopo la condanna all'ergastolo, era tornato in libertà per decorrenza termini

SAN MICHELE SALENTINO  - Con una condanna all'ergastolo per l'omicidio di Cosimo Semeraro e un'altra a 12 anni e dieci mesi per la rapina aii coniugi Scialpi a Brindisi:  torna in carcere Nicola Chirico, 50 anni, di San Michele Salentino, di recente rimesso in libertà dal Riesame per decorrenza dei termini massimi di custodia in relazione al fatto di sangue.

L'omicidio di Mimmo Capellone

CHIRICO Nicola, classe 1968-2Chiriro, titolare di un vivaio, è stato condotto nel carcere di Brindisi dai carabinieri della stazione di San Michele, in esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dalla Corte d'Appello di Lecce, tenuto conto della "particolare efferatezza" dei reati per i quali è stato condannato. Il fine pena mai, il carcere a vita, venne deciso dalla Corte d'Assise d'Appello salentino nel mese di marzo 2017, per l'omicidio di Semeraro, alias Mimmo Capellone: Chirico fu riconosciuto come autore di quell'esecuzione avvenuta a colpi di fucile ll'8 novembre 2007.Semraro aveva 39 anni.

Il Dna ricavato dal guanto di lattice

"Il Dna trovato sulla scena del delitto è suo”, disse il procuratore generale nel corso della requisitoria chiedendo la condanna all'ergastolo per Chirico, unico imputato, ritenendo valida la prova genetica oggetto di contestazione da parte della difesa". Il Dna venne ricavato  dal lembo di un guanto di lattice trovato poco distante dal cadavere di Semeraro. Il corpo senza vita di Capellone fu trovato in un'auto rinvenuta nelle campagna sulla Ceglie Messapica-Cisternino.
L'imputato venne assolto dall'accusa in primo grado e contestualmente alla lettura del dispositivo in aula, fu rimesso in libertà. In Appello, la sentenza venne ribaltata con l'affermazione della sua colpevolezza e, quindi, venne arrestato. Nella vicenda legata all'omicidio, di recente c'è stata la pronuncia del Tribunale del Riesame di Lecce, in accoglimento dell'istanza presentata dalla difesa, sulla decorrenza dei termini massimi di custodia e, di conseguenza, Nicola Chirico è tornato in libertà, avendo unicamente l'obbligo di dimora unitamente a quello di presentarsi periodicamente nella stazione dei carabinieri di San Michele, per la firma.

La rapina ai coniugi Scialpi

Lo stesso Chirico è stato condannato anche per la rapina avvenuta a  Brindisi, nel quartiere La Rosa, ai danni dei coniugi Scialpi: 12 anni e dieci mesi di reclusione per quell'azione consumata la sera del 29 aprile 2012. L'imprenditore Cosimo Scialpi, titolare di una ditta di rottamazione, insieme alla moglie, fu sequestrato all'interno del recinto della sua villa appena dopo aver fatto rientro a casa: aveva partecipato ai festeggiamenti per la cresima della nipotina. Quattro persone col volto coperto e armate di pistole, si presentarono dicendo di essere militari della Guardia di Finanza: pestarono i coniugi Scialpi con calci e pugni, provocando alla moglie un "trauma cranico facciale, ematoma subdurale, franto parietale destro, trauma toraco-addominale", poi legarono al collo di Scialpi un tubo di ottone, facendogli quasi perdere conoscenza. Spararono  un colpo di arma da fuoco alla moglie, che cadde a terra svenuta. 

Il Suv della rapina a Cosimo Scialpi-3

Pretendevano la consegna di 200mila euro. Somma poi ridotta a 20mila e poi ancora a 500 euro. I quattro obbligarono Scialpi a recarsi dal consuocero per reperire il denaro, mentre la moglie rimase sequestrata. L'imprenditore, a sua volta, venne portato all'interno della sua autovettura, una Opel Astra. Lì esplosero altri colpi di pistola e continuarono a picchiare l'uomo. Una pallottola lo colpì a una gamba.

Le tracce di sudore sull'airbag e la tazzina di caffè

Fuggirono usando una Volvo Xc 60 di colore scuro, oggetto di furto il 20 dicembre 2011, che finì fuori strada. Chirico e il cugino omonimo di Brindisi furono incastrati  dal profilo del Dna considerato una firma. Per il titolare del vivaio venne ricavato da tracce di sudore sull’air bag dell’auto e confrontato con quello ricavato da una tazzina dalla quale Chirico aveva sorseggiato caffè in un bar di San Michele Salentino.  Combaciavano. Quel profilo genetico era nella disponibilità dei carabinieri perché raccolto durante il periodo delle perquisizioni svolte all’indomani dell’attentato davanti alla scuola Morvillo, che poi si scoprì essere stato pensato e posto in essere dall’imprenditore Giovanni Vantaggiato, riconosciuto lucidamente folle e condannato al fine pena mai per la strage che costò la vita alla studentessa Melissa Bassi e il ferimento di altre ragazze minorenni. Mai identificati gli altri due componenti del gruppo.
 

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