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Omicidio Hugo, re del pub di Pantanagianni: dopo 8 anni processo alla moglie

Per quattro anni avrebbe mantenuto la freddezza necessaria a non tradire i propri intenti e sbarrare la strada a chi aveva sospettato fin dal primo istante che fosse un'assassina.

CAROVIGNO - Per quattro anni avrebbe mantenuto la freddezza necessaria a non tradire i propri intenti e sbarrare la strada a chi aveva sospettato fin dal primo istante che fosse un’assassina. Poi, tratta forse in errore dal clamore ormai sfumato, dall’assenza di sviluppi nelle indagini dei carabinieri, avrebbe ceduto a una debolezza imperdonabile, una debolezza che vale l’incolpazione: Cristiane Klaus, 57 anni, è ora a processo per l’omicidio di Eggo Buthz, detto Hugo, gestore del pub “German Hugo” di Pantanagianni che andò parecchio di moda per anni tra i Novanta e i Duemila: birra tedesca, wurstel e crauti in riva al mare funzionavano meravigliosamente. Hugo aveva accumulato un bel tesoretto: furono travati contanti in una lavatrice, era intestatario di una enorme masseria allestita secondo il suo stile stravagante, e possedeva un terreno venduto poco prima a terzi per 100 mila euro, 90mila dei quali già ‘disponibili’.

Quello che si era sempre mormorato all’epoca è ora nero su bianco: il layout è quello tipico degli atti giudiziari, i capi di imputazione sono quattro. Cristiane risponde dinanzi alla Corte d'Assise di Brindisi della morte di Hugo, provocata secondo l'accusa per appropriarsi dei suoi beni: il processo è iniziato questa mattina. A reggere l'accusa c'era il pm Valeria Farina Valaori.

L’uomo aveva 70 anni quando il 25 luglio 2006 fu massacrato a colpi di bastone in testa nella sua masseria in riva al mare di contrada Lamaforca, tra Carovigno e Ostuni (Brindisi). La donna fu torchiata per molte ore ma non si reperirono elementi che supportassero una misura cautelare. Dalle indagini condotte dalla procura di Brindisi avrebbe avuto ruolo di mandante nel delitto compiuto materialmente da una persona non identificata nel cuore della notte, al fine di impossessarsi del denaro proveniente da beni intestati alla vittima e di denaro contante, parte del quale, circa 34.000 euro, fu trovato in una lavatrice.

Insieme a Cristiane Klaus, è imputato anche Cosimo Galante, un uomo di 70 anni di Mesagne (Brindisi) che risponde solo di peculato e simulazione di reato, per aver aiutato la donna, nel 2010, ad appropriarsi di alcuni beni di valore che si trovavano all’interno della masseria e che erano ancora sottoposti a sequestro, denunciandone il furto. Parti civili i due figli di Hugo Buthz, con l’avvocato Alberto Magli, che hanno chiesto un risarcimento del danno di 500.000 euro.

Cristiane Klauss, compagna di Hugo col gatto-3Hugo viveva in un mondo surreale che ne rispecchiava la stranezza un po’ letteraria che gli aveva consentito di fare colpo su almeno un paio di generazioni che trascorrevano le nottate ai tavolini del pub proprio al termine della strada principale di Pantanagianni: l’ultimo angolo a destra, prima di giungere in spiaggia. Era circondato da animali: cani, gatti. Aveva disseminato il terreno di strane casette in plastica di quelle in cui ci giocano i bambini. Sotto la verandina grossi frigo con i wurstel ancora inscatolati. Bottiglie di birra qua e là. Rientrava nelle sue abitudini, c’è scritto anche nel capo di imputazione, di bere troppo. La notte tra il 24 e il 25 luglio del 2006 era ubriaco quando fu massacrato di botte. Almeno quattro colpi in testa. L’allarme fu lanciato da Cristiane che raccontò di aver subito una rapina alle 4 del mattino. Non fu creduta. Era scalza quando fu condotta dai carabinieri in caserma. Fu ascoltata a lungo, per ore. I giornalisti assiepati lì fuori, ché l’impianto scenico del delitto, la notorietà della vittima e quella strana scenografia che aveva fatto da sfondo avevano alimentato l’attesa di sviluppi, dovettero tornare a scrivere senza poter raccontare la svolta che sembrava scontata. Cristiane fu riaccompagnata alla masseria, ci rimase anche quando i Ris dei carabinieri tornarono per effettuare i rilievi. Si diede in pasto alle telecamere mentre si occupava dei suoi animali. Serena, tranquilla, non diede alcun cenno di nervosismo.

Il faldone sull’omicidio Hugo s’era forse impolverato quando c’è stato il colpo di scena. Il “furto simulato” che secondo la procura (le indagini sono state condotte dal pm Raffaele Casto) incastra la donna e che ha consentito di rievocare un’accusa che non si poteva fino ad allora contestare per una insufficienza indiziaria cui non si è più potuto ovviare. Oggi il via al giudizio, senza l’acquisizione al fascicolo del dibattimento di una fonte di prova non di poco conto, gli accertamenti sul Dna compiuti non in contraddittorio. E’ stata accolta parzialmente l’eccezione dell’avvocato degli imputati Roberto Palmisano. Tra meno di un mese si torna in aula per la perizia sulle intercettazioni telefoniche che insieme al resto degli elementi raccolti hanno incoraggiato la procura di Brindisi a continuare a scavare e con l’audizione dei primi sei testimoni. 

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