rotate-mobile
Cronaca Cellino San Marco

Omicidio Saponaro, si cercano altre tre persone e le armi

Omicidio Saponaro, si cercano altre tre persone e le armi

BRINDISI – L’indagine sull’omicidio di Gianluca Saponaro non si chiude con l’arresto di Joseph Orofalo, 21 anni, reo confesso. Ci sono ancora due aspetti della vicenda su cui gli investigatori della polizia e dei carabinieri devono chiudere il cerchio: l’identità dei tre personaggi che nel primo pomeriggio di sabato 19 giugno parteciparono, nelle campagne di Cellino San Marco, al pestaggio del fratello dello sparatore; la ragione per cui Gianluca Saponaro aveva messo sotto estorsione i fratelli Orofalo. Inoltre vanno ricostruiti in maniera obiettiva tutti i fatti che sono poi sfociati nell’omicidio, al di là delle dichiarazioni rese dallo stesso Joseph Orofalo (persona che al di là dell’incensuratezza, deteneva illegalmente un’arma da fuoco)  e dal fratello Antonio, di 25 anni.

La richiesta della consegna di somme di denaro agli Orofalo era cominciata – secondo le deposizioni dei due fratelli – da alcune settimane prima del fatidico sabato 19 giugno. Ma i fatti sono precipitati quando la settimana scorsa, pochi giorni prima dell’omicidio, attorno alle 22,30 furono esplosi due colpi di fucile contro l’abitazione della famiglia Orofalo in contrada Chirizzi, fatto segnalato ai carabinieri della stazione locale, che intervennero. Joseph Orofalo ha detto al pm Adele Ferraro di aver pensato subito che fosse stato Saponaro, con il quale da qualche tempo i rapporti erano tesi.

Poi, nel primo pomeriggio del 19 giugno, Saponaro sarebbe andato a casa degli Orofalo, ma questa volta per chiedere Antonio di andare con lui. Poco dopo avvenne il pestaggio nelle campagne. Successivamente, sempre secondo gli Orofalo,  Antonio fu riportato a Cellino e lasciato in periferia in via San Pietro. Da qui avvisò il fratello Joseph, affinché andasse a prenderlo in auto, ma anche con le dovute cautele data la situazione.

Di conseguenza, ha raccontato Joseph Orofalo al pm Adele Ferraro, “andai a prendere un fucile che tenevo nascosto in campagna sotto un masso”. L’arma del delitto, di cui l’omicida ha detto di essersi sbarazzato poco dopo indicando un luogo, ma che gli investigatori non sono riusciti ancora a ritrovare. Che arma? Joseph Orofalo dice di non sapere indicare modello e calibro, perché non si intende di armi da fuoco. Ma dovrebbe essere, secondo logica, un fucile da caccia del calibro 20 caricato a palla singola. Se fosse stato un 12 avrebbe staccato la testa alla vittima.

Una volta giunto sul posto alla guida del suo fuoristrada nero Ssangyong Kyron, e preso a bordo il fratello, molto malridotto (gli inquirenti si troveranno poi al cospetto di una persona con il volto tumefatto e pieno di lacerazioni non curate, e alcune costole incrinate) Joseph Orofalo vede arrivare l’Alfa Mito di Gianluca Saponaro.

Si sa che in precedenza Saponaro, che si trovava a San Pietro Vernotico nel Punto Snai, aveva parlato al telefono con qualcuno, bollendo di rabbia. Ci sarebbe anche la registrazione della scena, a disposizione degli inquirenti, grazie al sistema di videosorveglianza. Basterà comparare l’ora della registrazione, quella della telefonata rimasta nella memoria del telefono cellulare della vittima – sotto sequestro – e il numero con cui era in contatto Gianluca Saponaro.

L’incontro fatale dura pochissimo. Le due auto si affiancano. Saponaro non è solo: accanto a luci c’è Simone Contaldo, di Tuturano, la persona che poi sarà sottoposta dai carabinieri allo Stub, il test che rivela le tracce di polvere da sparo, e quindi rilasciato. Secondo i fratelli Orofalo, è Gianluca Saponaro che mette per primo mani alle armi estraendo una semiautomatica e inserendo il colpo in canna, quindi minacciando di morte gli avversari. Ma è Joseph Orofalo che a quel punto allunga il fucile fuori dal finestrino e spara un solo colpo. Simone Contaldo si appiattisce sul sedile perché è tra due fuochi, ma Saponaro viene centrato nella regione mastoidea, sotto l’orecchio destro. La palla di piombo provoca una frattura cranica, devasta il tronco encefalico e i centri bulbari che controllano la respirazione. Gianluca Saponaro muore in pochi secondi.

Una testimone racconta di aver visto due persone a bordo di un’auto ferma al centro destra strada: una al volante, colta da una visibile tremito (causato dalle gravissime lesioni cerebrali). L’altra apparentemente immobile sul sedile del passeggero. Poi quest’ultima scende e appoggia le braccia sulla vettura per alcuni secondi, infine si allontana a piedi. E’ Contaldo, e non sembra sotto shock. In auto restano però due targhe di motociclo, dimenticate sul sedile. Attraverso queste i carabinieri identificano Contaldo, lo raggiungono a Tuturano, lo sottopongono allo Stub e perquisiscono la casa alla ricerca di armi, ma trovano solo indumenti in una bacinella piena d’acqua, che sequestrano.

Gli Orofalo intanto si dileguano. Joseph torna a casa, Antonio si rifugia presso uno zio. Il fuoristrada viene nascosto ad Oria. Ma il 22 giugno, martedì, la Squadra mobile consegna al pm una informativa in cui indica il fuoristrada nero come l’auto dei killer, e Joseph Orofalo come l’autore del delitto. Il problema a quel punto è solo rintracciare i due fratelli.  Il veicolo viene trovato mercoledì mattina sempre dalla sezione omicidi della squadra mobile, diretta dal sostituto commissario Angelo Laera, e sequestrato, ieri alle 13 invece i due Orofalo accettano – sembra convinti dai messaggi che fanno arrivare loro i militari della stazione carabinieri di Cellino – di consegnarsi al comando provinciale dell’Arma. Qui vengono interrogati dal pm Adele Ferraro. Alla fine Joseph parte per il carcere, e Antonio torna a casa.

Adesso si sta lavorando alla seconda parte dell’indagine. Mancano, ad esempio, oltre agli elementi indicati in principio, ancora le armi: il fucile di cui si è liberato Joseph Orofalo, e anche la pistola che avrebbe impugnato Gianluca Saponaro. La traccia di proiettile sullo spigolo di un portone, a dieci metri dall’auto della vittima, è stata invece provocata, sembra, dalla stessa pallottola che ha ucciso Saponaro, fuoriuscita dal collo dello stesso.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio Saponaro, si cercano altre tre persone e le armi

BrindisiReport è in caricamento