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Cronaca

“Omicidio Semeraro, carcere a vita per Chirico: il Dna è suo”

La requisitoria del pg in Corte d'Assise d'Appello: l'imputato è stato assolto in primo grado e scarcerato perché non era stata raggiunta la prova della colpevolezza. Il difensore: "Non era presente sulla scena del delitto". E' sotto processo anche per la rapina ai coniugi Scialpi

BRINDISI – “Condanna all’ergastolo per Nicola Chirico, colpevole di aver ucciso Cosimo Semeraro, alias Mimmo Capellone, ostunese, l’8 novembre 2007, a colpi di fucile, perché è suo il Dna trovato sulla scena del delitto”: il procuratore generale ha chiesto il carcere a vita per l’unico imputato dell’omicidio, ritenendo valida la prova genetica che è stata oggetto di contestazione da parte della difesa, affidata all’avvocato Ladislao Massari, e di dubbi per la Corte d’Assise di Brindisi che lo scorso anno ha pronunciato sentenza di assoluzione con conseguente scarcerazione.

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A fronte della pronuncia di primo grado, il pm ha appellato confermando l’impostazione originariamente sostenuta e posta alla base dell’ordinanza di custodia cautelare a carico di Chirico, 49 anni, brindisino, titolare di un vivaio a San Michele Salentino, arrestato il 31 gennaio 2014. Ora come allora, per il rappresentante della pubblica accusa, grave indizio per l’imputato è il Dna estratto dal lembo di un guanto di lattice trovato poco distante dal cadavere di Semeraro. Il corpo senza vita di Capellone fu in un'auto rinvenuta nelle campagna sulla Ceglie Messapica-Cisternino.

La prova scientifica legata al codice genetico costituisce il perno del processo, elemento sul quale ha discusso a lungo il difensore Ladislao Massari, secondo il quale Chirico non era presente sulla scena del delitto. Il penalista, nel corso della sua arringa, ha riportato alla Corte d’Assise d’Appello di Lecce i risultati della consulenza chiesta al genetista di fama mondiale, Adriano Tagliabracci, nome legato al caso dell’omicidio di Meredit Kercher, essendo stato chiamato dai difensori di Raffaele Sollecito, poi assolto in via definitiva. Secondo il medico legale non risultano esserci tracce di Dna dell’imputato sui jeans della vittima, peraltro piegati e sistemati in una busta non sigillata.

ladislao massari-2Per l’avvocato Massari, inoltre, c’è un secondo elemento che merita censura:  l’assoluta mancanza di movente, dal momento che non sono stati provati, ad avviso del difensore, rapporti tra la vittima e Chirico. Rapporti che secondo l’accusa sono da cercare in affari per droga. Chirico, dal canto suo, in occasione dell’ultima udienza a Brindisi  decise di sottoporsi all’esame e in quella sede precisò di non aver mai visto Semeraro: “Io quell’uomo non l’ho mai conosciuto, né tanto meno incontrato, non so chi sia”, ha detto.

La Corte d’Assise del Tribunale di Brindisi ha concluso evidenziando che proprio in relazione ai dubbi avanzati dalla difensa non è stato possibile arrivare alla formazione della prova, al di là di ogni ragionevole dubbio. E per questo ha assolto e scarcerato Nicola Chirico, il 23 febbraio dello scorso anno. La sentenza sull'omicidio Semeraro è prevista nei prossimi giorni.

Chirico resta imputato per la rapina ai coniugi Scialpi avvenuta il 29 aprile 2012, assieme al cugino omonimo, di un anno più giovane. Furono entrambi incastrati dal profilo del Dna considerato una firma: venne ricavato da tracce di sudore sull’air bag dell’auto usata e poi abbandonata dopo la rapina, una Volvo. Quel profilo era nella disponibilità dei carabinieri perché raccolto durante il periodo delle perquisizioni svolte all’indomani dell’attentato davanti alla scuola Morvillo, che poi si scoprì essere stato pensato e posto in essere dall’imprenditore Giovanni Vantaggiato, riconosciuto lucidamente folle e condannato al fine pena mai.

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