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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio Tedesco, la parte civile: “Assoluzione per Coffa, condanna per Romano e Polito”

Dopo aver sentito il consulente sulla perizia balistica: “Stessa pistola per uccidere Cosimo e ferire il figlio Luca”. Il pg: “Il quadro non cambia, conferma del carcere a vita per tutti e tre gli imputati"

BRINDISI -  “Il proiettile estratto dalla schiena di Luca Tedesco è stato sparato dalla stessa pistola con cui venne ucciso il padre Cosimo Tedesco”.Una sola pistola, quindi, per uccidere il padre e ferire il figlio, quattro anni fa, a Brindisi. La stessa Beretta calibro 9 x17, stando ai risultati della perizia balistica che sono stati consegnati oggi dall’ingegnere Riccardo Ramirez alla Corte d’Assise d’Appello di fronte alla quale si svolge il processo (di secondo grado) per l’omicidio di Cosimo Tedesco e per il ferimento del figlio, Luca. Avvenne tutto la mattina del primo novembre 2014, in un condominio di piazza Raffaello, quartiere Sant’Elia del capoluogo. Fatto di sangue per il quale in primo grado, a conclusione del giudizio in abbreviato, sono stati condannati all’ergastolo Andrea Romano, Alessandro Polito e Francesco Coffa. Romano ha sempre ammesso la propria responsabilità, precisando di non voler uccidere nessuno e ha scagionato gli altri due.

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L’avvocato di parte civile: “Nessuna responsabilità di Coffa”

Tenuto conto delle conclusioni alle quali è giunto il perito, l’avvocato che in giudizio rappresenta la famiglia Tedesco, Paoloantonio D’Amico, ha chiesto alla Corte la conferma del carcere a vita per Romano e per Polito “per concorso morale”, tenuto conto dei contatti telefonici avvenuti nella serata precedente. Serata che nella ricostruzione del pubblico ministero della Procura di Brindisi acquista rilievo ai fini della contestazione di due aggravanti: futili motivi e premeditazione. D’Amico ha chiesto la non conferma dell’ergastolo, quindi l’assoluzione, per Francesco Coffa non essendo emerso alcun profilo di responsabilità nei confronti dell’imputato.

Il procuratore generale: “Ergastolo per tutti e tre gli imputati”

Per il procuratore generale Giampiero Nascimbeni, invece, i risultati della perizia balistica non modificano il quadro accusatorio e per questo ha invocato la conferma del “fine pena mai” per tutti e tre, responsabili – in concorso – dell’omicidio aggravato sì dai futili motivi, ma non dalla premeditazione. Il pg non ha coltivato i motivi d’appello del pm, riportandosi alle conclusioni della sentenza del gup.

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Futili motivi: la festa dei bambini

Secondo il giudice per l’udienza preliminare i futili motivi sono riconducibili a una lite tra adulti appartenenti a due famiglie, durante la festa di Halloween per bimbi che si svolse la sera precedente in un locale del rione Bozzano. Qui era in corso il compleanno di una bimba di tre anni e tra gli invitati c’era anche il nipotino di Tedesco. La bimba avrebbe cercato di toccare il piccolino con le mani sporche di panna o gelato. I genitori si sarebbero infastiditi e da qui ci sarebbe stato uno scontro verbale tra gli adulti delle famiglie Tedesco e Romano.

I proiettili e la Beretta sequestrata

La perizia balistica era stata chiesta dall’avvocato D’Amico: secondo il penalista si tratta di un passaggio fondamentale per accertare quanti armi furono usate quella mattina, nell’appartamento in cui Romano era ristretto ai domiciliari. La Corte ha accolto la richiesta e ha disposto il sequestro del proiettile che i medici dell’ospedale Antonio Perrino hanno estratto dalla schiena di Luca Tedesco il 4 dicembre scorso. Il figlio di Cosimo Tedesco arrivò in piazza Raffaello dopo aver saputo che il padre era lì e salì lungo le scale, ma rimase ferito e un proiettile si incastrò nella zona lombare.

L’unico testimone oculare

Stando alle conclusioni del perito, quel proiettile venne sparato dalla stessa pistola sequestrata a Romano, vale a dire dall’arma, una Beretta calibro 9 per 17, dalla quale furono esplosi i colpi mortali per Cosimo Tedesco. Una sola pistola, quindi. Così come ha riferito l’unico testimone oculare, Daniele De Leo, genero della vittima, il cui ascolto in appello è stato chiesto dai difensori degli imputati Cinzia Cavallo, Agnese Guido, Massimo Murra, Pasquale Corleto e Ladislao Massari, i quali nei motivi alla base del ricorso, accolto dalla Corte presieduta da Vincenzo Scardia, hanno riportato alcuni stralci dell’interrogatorio reso da De Leo davanti al pm. “Solo Romano aveva la pistola, non Coffa e neppure Polito”, ha detto la scorsa udienza, confermando le versioni date dai tre imputati. presenza di un difensore d’ufficio, l’avvocato Francesca Cisternino, poiché è sotto inchiesta per favoreggiamento personale, proprio in relazione alle dichiarazioni rese dopo l’omicidio, le ultime datate 21 novembre 2014. Rischia di finire sotto processo ora che gli è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini.

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