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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca San Pietro Vernotico

Vino sofisticato: undici arresti e quattro cantine sequestrate

Anche la provincia di Brindisi coinvolta nell'operazione Ghost Wine della Procura di Lecce e del Nas: in carcere due enologi, Giuseppe Caragnulo di San Pietro Vernotico e Vincenzo Laera di Mesagne

Individuato e smantellato dai carabinieri del Nas salentino e di Napoli nelle province di Brindisi e Lecce un grosso giro di vino adulterato, indagine da cui oggi 11 luglio è scaturito un blitz con undici arresti e il sequestro di quattro aziende vinicole, tra le quali la Megale Hellas di San Pietro Vernotico, che fa capo all’enologo Giuseppe Caragnulo di San Donaci. Tra gli arrestati, assieme a Caragnulo, anche un altro enologo, Vincenzo Laera, residente a Mesagne.

L’operazione diposta e coordinata dalla procura di Lecce è stata denominata “Ghost Wine” (vino fantasma), e stamani ha impegnato circa 200 militari del Nas e dei reparti territoriali di Lecce e Brindisi, oltre che di altre province italiane, oltre che dell’Unità centrale investigativa dell’Icqrf (Ispettorato centrale repressione frodi del Ministero dell’Agricoltura).

Sono stati colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere Antonello Calò, 63enne di Copertino; Giuseppe Caragnulo, 58enne di San Donaci; Vincenzo Laera, 38enne di Mesagne; Rocco Antonio Chetta, 65enne di Taviano; Antonio Domenico Barletta, 56enne di Lecce; Luigi Ricco, 55enne di San Ferdinando di Puglia.

Il gip di Lecce ha assegnato agli arresti domiciliari, invece, Pietro Calò, 26enne di Copertino; Giovanni Luca Calò, 50enne di Copertino; Cristina Calò, 55enne di Copertino; Simone Caragnulo, 23enne di San Donaci; Antonio Ilario De Pirro, 51enne di Nardò. Il sequestro preventivo è scattato per le aziende: Agrisalento Srl di Copertino; Enosystem Srl di Copertino; Megale Hellas Srl di San Pietro Vernotico; Ccib Food Industry Srl di Roma.

L'associazione per delinquere

A carico di Barletta Antonio Domenico, Vantaggio Tommaso, Calò Antonello, Caragnulo  Giuseppe,  Laera Vincenzo, Calò  Pietro, Calò Giovanni  Luca, Calò Cristina, Calò Susanna, Ricco Luigi, Morrone Vincenzo, Aimone Santo, Aimone Giovanni, Bevilacqua  Vincenzo, Aurigemma Rosario, De Bari Giuseppe, Suglia Nicola, Tornese Giovanni, Troncone Stefano, Caragnulo Simone, Gravili Daniela, Caragnulo Antonio, Mazzotta Salvatore (da non confondere con il titolare di una azienda di vini di San Donaci), D'Auria Renato, Campanella Cosimo, Bardi Dano, Pezzuto Oronzo, De Pirro Antonio Ilario, il gip Michele Toriello ipotizza il reato di associazione per delinquere (articolo 416, commi 1, 2, 3, 5).

Ciò, si legge nell’ordinanza e nel decreto di sequestro preventivo “per essersi associati tra loro, nelle rispettive qualità sopra indicate, al fine di porre in essere reiteratamente nel tempo più delitti di adulterazione o contraffazione di sostanze alimentari , di frode nell'esercizio del commercio, di vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine, di vendita di prodotti con segni mendaci appartenenti a marchi di qualità di cui agli art 515,516, 517, 517 bis, 517 quater codice penale e di cui agli artt. 5 e 6 legge 1133/62, nonché più delitti di falso in atti pubblici e registri informatizzati, di cui agli artt. 484 e 491 bis codice penale e delitti di attività di gestione di rifiuti non autorizzata, art. 256, 2 comma, decreto legislativo  152/06, producendo e commercializzando (soprattutto all'ingrosso a clienti società del Nord che si occupano di imbottigliamento) elevatissimi quantitativi di prodotti vinosi sofisticati”.

"Così sofisticavano il vino, anche col solfato di rame e urea"

“In particolare la condotta di tutti quanti consisteva – scrive il gip nell’ordinanza - nel promuovere, costituire ed organizzare Calò Antonello, con la collaborazione di Caragnulo Giuseppe e Laera Vincenzo, un'associazione a delinquere dedita alla produzione principalmente presso lo stabilimento vinicolo della Agrisalento Srl (sito in Copertino via Saba 2), ma anche presso gli stabilimenti della Megale Hellas Srl (siti in San Pietro Vernotico, contrada Calieri e contrada  Pucciarruto,  e  Guagnano)  di  prodotto  vinoso  ottenuto  mediante  attività  illecite di sofisticazione - utilizzo di saccarosio di barbabietola e di canna disciolto in acqua (ciò per ottenere il processo chimico della inversione del saccarosio e fare risultare la falsa  ed artificiosa presenza di  zuccheri   dell'uva)  e  fatto   fermentare   dopo   essere  stato   aggiunto  ad  una  base vini (feccia, vinaccia, vino)",

Il tutto "completato con vari  composti  e sostanze utili  e necessarie per la creazione e/o  ricostituzione   artificiale   della  ‘matrice  vinosa’  e  delle  sue  componenti  naturali, coadiuvanti o attivatori della fermentazione alcolica e della stabilizzazione dello stesso prodotto e/o coadiuvanti il processo di inversione indicato, nonché di sostanze coloranti ed additivi sostanze anche per uso agricolo e non alimentare e pericolose per la salute (solfato di rame uso agricolo, urea ) – e/o comunque mediante pratiche enologiche illegali ‘per rielaborare e commercializzabile vino scadente e non vendibile rendendolo idoneo, bevibile e non facilmente identificabile quale vino sofisticato pe rmezzo di nuova fermentazione ed aggiunta di sostanze varie o per “tagliare" prodotto di provenienza estera (in particolare spagnola) e/o di provenienza comunque ignota e/o comunque per aumentare la gradazione alcolica o cambiare il colore per soddisfare le richieste di clienti, ottenendo in questo modo quantitativi quasi raddoppiati”.

Il comunicato degli avvocati di Megale Hellas

I difensori della società Megale Hellas, Massimo Manfreda del Foro di Brindisi e Francesco Vergine del Foro di Lecce, in serata hanno diffuso la seguente nota: «Megale Hellas Srl è notoriamente un’azienda molto solida, competitiva e tra le più importanti del settore in Italia, i cui soci sono enologi di fama nazionale e di indiscussa integrità etica e morale, come dimostra l’attività di responsabilità sociale d’impresa rivolta soprattutto nel territorio in cui opera. Megale Hellas s.r.l. si è sempre ispirata a principi valoriali e comportamentali che ne determinano il proprio codice etico, nel pieno rispetto della legalità e con l’obiettivo di rendere la Puglia una regione migliore attraverso la professionalità di enologi di altissimo profilo. Certi di poter chiarire al più presto quanto dovuto nelle sedi competenti, procederemo con gli interrogatori confidando di fornire esaustivi elementi finalizzati anche e soprattutto a restituire operatività all’azienda, nonché ad onorare gli impegni contrattuali assunti e a restituire la giusta professionalità a chi con sacrificio, passione e abnegazione ha costruito nel corso di questi anni un’azienda punto di riferimento del settore vitivinicolo».

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