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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Operazione "Calypso", davanti al giudice c'è chi tace e chi nega coinvolgimenti

BRINDISI - Qualcuno tace, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Qualcun altro nega di aver mai fatto parte, o che sia mai esistita alcuna associazione a delinquere, tanto meno di stampo mafioso. Sono queste le risposte riservate al gip Ercole Aprile e al pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Alberto Santacatterina, dagli indagati finiti nella rete dei carabinieri, a seguito della operazione Calipso, che ha decimato una presunta frangia mafiosa, sotto le insegne della Scu, operante sui territori di Oria, Ceglie Messapica, Ostuni, ma soprattutto Mesagne. Il mesagnese Ercole Penna, 36 anni, detto “Lino u biondu”, difeso dall’avvocato Marcello Falcone, ha fatto notare che in ben quattro anni di indagini, solo una sarebbe l’intercettazione a suo carico.

BRINDISI - Qualcuno tace, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Qualcun altro nega di aver mai fatto parte, o che sia mai esistita alcuna associazione a delinquere, tanto meno di stampo mafioso. Sono queste le risposte riservate al gip Ercole Aprile e al pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Alberto Santacatterina, dagli indagati finiti nella rete dei carabinieri, a seguito della operazione Calipso, che ha decimato una presunta frangia mafiosa, sotto le insegne della Scu, operante sui territori di Oria, Ceglie Messapica, Ostuni, ma soprattutto Mesagne. Il mesagnese Ercole Penna, 36 anni, detto “Lino u biondu”, difeso dall’avvocato Marcello Falcone, ha fatto notare che in ben quattro anni di indagini, solo una sarebbe l’intercettazione a suo carico.

Tutt’altro che sufficiente dunque, almeno secondo l’indagato, a sostenere l’impianto accusatorio che lo riguarda più direttamente. Lo stesso dicasi per le dichiarazioni dei pentiti, che lo vorrebbero erede diretto insieme a Vicientino, nientemeno che di Antonio Vitale, detto “il marocchino”. Scena muta per tre su quattro degli uomini assistiti dall’avvocato Raffaele Missere, si tratta dei mesagnesi Angelo Cavallo, 38enne, Tiziano Maggio, 33 anni e di Giovanni Vicientino, 48 anni, cugino del presunto boss, il 37enne Daniele Vicientino, ancora latitante. L’unico che ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari è stato Maurizio Vicientino, 34 anni, indagato con la sola (si fa per dire) accusa di aver fatto parte della associazione mafiosa, addebito che Vicientino ha negato risolutamente, dichiarando non solo di non fare parte di alcun sodalizio, ma di essere anche perfettamente all’oscuro dell’esistenza di qualsiasi associazione. Idem per l’oritano Bruno Bembi, 48 anni, difeso dal legale Pasquale Annichiarico, che ha rigettato energicamente l’accusa d’essere il referente della Scu in terra federiciana, “Conosco il resto degli indagati – ha detto Bembi – ma solo perché sono stato in carcere con loro”.

L’ultimo ad essere interrogato è stato il cegliese Nicola Nigro, 36 anni, di Ceglie Messapica, difeso dall’avvocato Ladislao Massari. Nigro ha negato d’avere preso parte ad associazioni di sorta, per due ragioni. La prima starebbe in un passato di tossicodipendenza, e di paziente del Cim della città messapica: “Difficilmente – ha detto Nigro – le associazioni mafiose si avvalgono di persone con queste caratteristiche”. L’altra starebbe nella vicenda della Scommettendo srl, dove chiaramente si dice che non può essere Nigro a prelevare il pizzo dai gestori del centro scommesse. Se fosse stato affiliato, è l’assunto, ne avrebbe avuto invece pieno titolo.

Saranno invece chiamati a rispondere alle domande del gip nelle prossime ore, il 59enne ostunese Albino Prudentino, che attende di essere estradato da Valona, dove si accingeva a inaugurare un casinò, e il cegliese 54enne Gennaro Solito. Il presunto capozona di Ceglie Messapica è stato l’ultimo finire in manette, arrestato a Malpensa di rientro da un viaggio di piacere in Thailandia. Sarà interrogato questa mattina nel carcere di Busto Arsizio, al fianco degli avvocati Danilo Cito e Aldo Gianfreda. Mancano all’appello del gip, i due latitanti: oltre al capo, Daniele Vicientino, l’ostunese Tobia Parisi, 29 anni.

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