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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Racket dei furti di auto e in abitazione. 13 arresti. Anche estorsioni

I carabinieri di Brindisi stanno dando esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di estorsioni, furti aggravati, furti in abitazione, riciclaggio e ricettazione

I carabinieri di Oria, Francavilla Fontana e Brindisi hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 13 indagati (11 uomini e due donne), ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio, estorsioni, furti aggravati, furti in abitazione, riciclaggio e ricettazione. Undici risiedono a Oria, una a Francavilla e una a Latiano. 

IL VIDEO

L’indagine, condotta dai carabinieri della compagnia di Francavilla Fontana, da maggio a settembre 2016, anche tramite l’ausilio di intercettazioni, ha consentito di colpire un’associazione per delinquere, operativa nelle province di Brindisi, Lecce e Taranto, dedita a furti prevalentemente di autovetture, nonché ai cosidetti “cavalli di ritorno”, al riciclaggio e alla ricettazione dei veivoli. "I furti mai avvenivano per il soddisfacimento di proprie immediate esigenze bensì per ricavare proventi dalla reimisione in commercio degli autoveicoli rubati". Si legge in una nota diramata dalla Procura. 

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Le persone indagate sono in tutto 27, incluse le 13 colpite dall'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip su richiesta del pubblico ministero di Brindisi Milto De Nozza. Sono invece 38 gli episodi di furti di autovetture, 14 le circostanze di ricettazione, 3 quelle di riciclaggio, 9 i furti in abitazione accertati e 4 le estorsioni. Nel corso delle indagini sono state recuperati 27 veicoli rubati, già  restituiti ai legittimi proprietari.

LE INTERCETTAZIONI

Gli arrestati sono: Maurizio De Michele 55 anni, Daniele Durante 27 anni, Antonio Cera 27 anni, Antonio D'Amuri 21enne, Fabio Iurlaro 29 anni, Rocchetto Leo 31enne, Eugenio Errico 27 anni, Antonio Lodeserto (zio di Maurizio De Michele) 62 anni, Andrea Pichierri 25 anni, Attilio De Michele (figlio di Maurizio) 22 anni, Mario Iurlaro 64enne, Cosima Bernardi 25 anni, Angela De Michele (moglie di Maurizio De Michele e madre di Attilio) 40 anni. 

I ruoli. Secondo le indagini svolte dai militari della stazione di Oria, al comando del luogotenente Roberto Borrello e dai colleghi del Norm della compagnia di Francavilla Fontana diretti dal capitano Nicola Maggio e dal tenente Roberto Rampino, Maurizio De Michele è il capo dell’associazione mentre Fabio Iurlaro ne è stato promotore e organizzatore “avendo compiti decisionali, di pianificazione, di individuazione delle azioni delittuose e delle strategie di furto, estorsione e auto-riciclaggio”.

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Daniele Durante, Antonio Cera, Antonio D’Amuri (detto Tony), Attilio De Michele, Antonio Lodeserto (detto Gargamella) hanno svolto attività di ricettatori di autovetture utilizzate per la commissione degli altri reati. Oltre che esecutori materiali di furti, estorsioni, “pulizia” dei beni provento di reato ai fini di immissione nel circuito economico.

Eugenio Errico e Mario Iurlaro, invece, sono ritenuti mandanti dei furti e sono preposti anche alle operazioni di smontaggio, rivendita e riutilizzo delle vetture rubate. Angela De Michele è ritenuta intermediaria perché il “capo” (Maurizio De Michele) “per evidenti ragioni di prudenza non entrava in rapporto diretto con i sodali e con i soggetti terzi interessati alla ricezione di comunicazione illecite”. Cosima Bernardi, invece, aveva il ruolo di contabile dell’attività illecita compiuta da Antonio Cera, “con il compito ulteriore di tenere rapporti tra tutti i sodali”. 

Gli episodi contestati sono 39. Il sodalizio criminale ha iniziato ad agire a giugno dello scorso anno. In particolare abbiamo: un furto a Ceglie di un Ape Piaggio 700 per la quale hanno chiesto un riscatto di 550 euro per la restituzione, un furto a Cisternino di una Citroen C3 smontata e rimessa in commercio al prezzo di 800 euro, un furto di televisore, motosega a scoppio, subwoofer da un’abitazione di Ceglie, un furto a San Michele di una Fiat 127, modificata e rivenduta a 800 euro, un furto di una Punto prelevata dall’interno del recinto di un’abitazione rurale in contrada Lucrezia a Ceglie, e un altro veicolo simile a Guagnano.

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Poi ancora un furto di una Panda da Porto Cesareo, marina del Leccese, in questo caso il veicolo è stato subito venduto a un ricettatore di Oria, un furto di un Fiat Doblò da San Pietro in Bevagna (Ta), un Ape Piaggio da Cisternino che hanno tentato di vendere a Oria ma in questo caso senza successo per l’intervento dei carabinieri. Infine un’Alfa Romeo Giulietta poi venduta a un ricettatore di Manduria (Ta), trovata poi dai carabinieri. 

“L’ampiezza e la continuità dei rapporti tra i vari componenti, documentati dalle attività tecniche, la terminologia utilizzata frequentemente, la ripetitività delle condotte, il comune Modus operandi, la ripartizione dei ruoli, sono indici di una consapevole adesione ad un comune programma criminoso volto alla consumazione di una serie indeterminata di delitti cui ciascuno fornisce il proprio contributo”, scrive il gip  sulla base degli elemento emersi dall’attività investigativa dei carabinieri di Oria. I veicoli rubati venivano nascosti in “gubbie”, “bosco”, “foresta”.

Le indagini sono state avviate dopo che in soli tre mesi i carabinieri, durante varie attività perlustrative, hanno trovato 12 veicoli rubati ed è stato accertato che i furti erano stati perpetrati tutti con le stesse modalità. 

Durante l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare sono state sequestrate altre cinque centraline “scodificate in modo tale da non rispondere al solo impulso delle chiavi dei proprietari di ciascun veicolo preso di mira bensì agli impulsi da chiavi possedute dai ladri”, strumenti da scasso tipicamente utilizzati per forzare le auto.

Inoltre è stato arrestato in flagranza di reato per detenzione di marijuana e cocaina il figlio convivente di Antonio Lodeserto. Aveva in casa droga e denaro contante nonostante è disoccupato.

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