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Cronaca Fasano

Opere abusive, 5 mesi a Donadoni

FASANO - Le opere abusive dovranno essere demolite e ripristinato lo stato dei luoghi, così come previsto originariamente dai permessi per costruire. La bella e pregiata masseria Monsignore, in agro di Fasano, è tornata nel frattempo in possesso di Roberto Donadoni, ex ct della Nazionale di calcio e attuale allenatore del Parma, e della moglie Cristina Radice, l’uno condannato a cinque mesi di reclusione per abusi edilizi (e non per lottizzazione abusiva) e l’altra assolta da tutti gli addebiti.

FASANO - Le opere abusive dovranno essere demolite e ripristinato lo stato dei luoghi, così come previsto originariamente dai permessi per costruire. La bella e pregiata masseria Monsignore, in agro di Fasano, è tornata nel frattempo in possesso di Roberto Donadoni, ex ct della Nazionale di calcio e attuale allenatore del Parma, e della moglie Cristina Radice, l’uno condannato a cinque mesi di reclusione per abusi edilizi (e non per lottizzazione abusiva) e l’altra assolta da tutti gli addebiti.

La tenuta finì sotto sequestro nel 2009 nell’ambito di indagini condotte dalla procura di Brindisi. A Donadoni comunque è stato concesso il beneficio della sospensione condizionale della pena. Il tecnico dovrà anche pagare una ammenda di 45mila euro, qualora la sentenza dovesse essere confermata. Per il giudice della sezione distaccata di Fasano del Tribunale di Brindisi, non vi fu alcuna lottizzazione abusiva, capo di imputazione in merito al quale per tutti è stata decisa l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Cinque mesi di arresto e 45mila euro di multa anche per il geometra Giovanni Gallo, per l’imprenditore Oronzo Velo, per il dirigente dell’ufficio Urbanistica del Comune, Antonello Carrieri. E’ stata subito dissequestrata la masseria Monsignore di cui il pm Antonio Costantini aveva chiesto la confisca. L’antica costruzione è stata restituita a Donadoni e consorte, difesi nel processo dagli avvocati Gianvito Lillo e Daniele Ripamonti.

“Il reato più grave, la lottizzazione abusiva – ha dichiarato Lillo – è stato ritenuto non sussistente. Attendiamo la motivazione per valutare se e come ricorrere in appello”. Secondo l’accusa non erano conformi alle autorizzazioni alcune opere, tra cui la piscina. Inoltre la destinazione urbanistica dell’area non prevedeva alcun tipo di frazionamento che fu invece effettuato.

In particolare furono avanzati dubbi sull’edificazione di un torrino, sui lavori negli ipogei della masseria e nella piscina.  Si trattava, sosteneva il magistrato inquirente, di abusi edilizi a tutti gli effetti. Era stato poi ipotizzato anche il reato di lottizzazione abusiva perché, stando al piano regolatore, non era quella una zona in cui potevano essere seguiti dei frazionamenti.

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