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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Ostuni, Faggiano e le false fatture

NAPOLI – Rifiuti: un affare sporco. Tra le righe dell’ordinanza, spuntano anche false fatture emesse da Enerambiente al Comune di Ostuni (parte lesa), per beneficiare di crediti. Il ricorso abusivo al credito è una delle ipotesi accusatorie che la Procura di Napoli è tornata a contestare alla presunta cricca della fallita “Enerambiente”: società veneta che ha gestito a lungo l’appalto della raccolta rifiuti nel capoluogo campano, in accordo con Asia, la società napoletana municipalizzata che cura l’igiene urbana. L’ennesimo puzzo anomalo dei rifiuti, che nella mattinata di martedì scorso ha prodotto, quale effetto, l’esecuzione di 16 misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Napoli. Finito nuovamente in cella, insieme ai vertici della defunta Enerambiente, l’avvocato Giovanni Faggiano per i pm non è vittima, come si definisce, ma autorevole e consapevole compartecipe del contestato sistema di malaffare.

NAPOLI – Rifiuti: un affare sporco. Tra le righe dell’ordinanza, spuntano anche false fatture emesse da Enerambiente al Comune di Ostuni (parte lesa), per beneficiare di crediti. Il ricorso abusivo al credito è una delle ipotesi accusatorie che la Procura di Napoli è tornata a contestare alla presunta cricca della fallita “Enerambiente”: società veneta che ha gestito a lungo l’appalto della raccolta rifiuti nel capoluogo campano, in accordo con  Asia, la società napoletana municipalizzata che cura l’igiene urbana. L’ennesimo puzzo anomalo dei rifiuti, che nella mattinata di martedì scorso ha prodotto, quale effetto, l’esecuzione di  16 misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Napoli. Finito nuovamente in cella, insieme ai vertici della defunta Enerambiente,  l’avvocato Giovanni Faggiano per i pm non è vittima, come si definisce, ma autorevole e consapevole compartecipe del contestato sistema di malaffare.

E stavolta con lui, in disgrazia, ci sono anche Stefania Vio (socia in affari di Faggiano, anche lei da martedì scorso in cella) e la moglie, Monica Dentamaro (che ha beneficiato dei domiciliari). Le ipotesi di reato vanno dall’associazione a delinquere alla bancarotta, alla truffa, all’estorsione e alla corruzione. Il meccanismo scoperchiato dagli investigatori ruotava attorno alla presentazione per lo sconto di fatture relative ad operazione inesistenti emesse per almeno 5 milioni di euro, nei confronti di alcuni enti pubblici. E tra questi, insieme ad Asia Spa Napoli, e al Commissariato per l’emergenza rifiuti in Calabria, spicca dunque anche il Comune di Ostuni.  Obiettivo dei vertici di Enerambiente Spa, secondo l’accusa: ottenere anticipazioni bancarie su fatture, nonostante la società fosse già in uno stato di decozione, mascherato con documenti falsi.

Con l’obiettivo di ingannare il pubblico e al fine di conseguire un ingiusto profitto, i vertici di Enerambienti finiti in carcere martedì scorso avrebbero esposto nei Bilanci 2007, 2008, 2009 e 2010 fatti materiali non rispondenti al vero, ancorché oggetto di valutazioni e omettevano informazioni sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società, in modo idoneo ad indurre in errore i destinatari e determinando una variazione del patrimonio netto superiore all’1 per cento, facendo apparire, tra l’altro, sin dal 2007, perdite di esercizio non corrispondenti alla perdita reale.

In particolare, a fronte dell’emissione di fatture per operazioni inesistenti nei confronti di Asia, del Comune di Ostuni e del Commissariato Emergenza Rsu in Calabria, emesse da Enerambiente, a partire dal 2007 e fino al 2009, allo scopo di ottenere anticipazioni bancarie sulla base di fatture indicative di falsi crediti, venivano poste in essere operazioni di falsificazione contabile (cosiddetti storno) finalizzate a radiare dai conti i crediti associati alle fatture per operazioni inesistenti.

L’accusa contesta in maniera specifica la cessione alla Banca del Veneziano, operata in data 3 settembre 2010, dei crediti esigibili vantati dalla società fallita nei confronti di Asia, nonché dei Comuni di Ottaviano, Marano di Napoli, Frattamaggiore, Sannicando Garganico ed Ostuni, ma anche i pagamenti, con danno per altri creditori, che riducevano il debito verso la banca da 15 milioni di euro a 11 milioni di euro, credito in parte ceduto  alla società “Serfin doo Srl” per ottenere il voto favorevole della banca in sede di richiesta di concordato preventivo innanzi al Tribunale di Venezia.

A seguito di tali operazioni, accertata l’esistenza di una gravissima perdita nell’attivo costituita dall’evidenza di crediti che in realtà non erano mai esistiti, i vertici della società provvedevano a cancellarli in più soluzioni, al fine di nascondere - già nel bilancio relativo all’esercizio chiuso nel dicembre del 2007 e poi al 31 dicembre 2008 e al 31 dicembre 2009 - l’esistenza di un patrimonio netto negativo

In relazione ai rapporti economici intrattenuti dalla società Enerambiente Spa con il Comune di Ostuni, gli stessi inquirenti spiegano che Compagnia della Guardia di finanza della Città bianca in sede di indagine ha trasmesso copia dei decreti sindacali con i quali il Comune ha conferito gli incarichi ai vari responsabili di settore, nonché copia delle schede contabili relative alla annotazione/pagamento delle fatture passive ricevute dall’Ente comunale ed infine copia di una informativa redatta nell’ambito del procedimento penale pendente presso la Procura della Repubblica di Brindisi. Dall’esame delle citate schede, sottolinea la magistratura inquirente, non sono risultati contabilizzati i documenti emessi da Enerambiente nei confronti del Comune di Ostuni.

Faggiano, che nel corso dell’attività di indagine è stato interrogato a lungo dal Pm, si sarebbe presentato come vittima piuttosto che come partecipe, escludendo peraltro ogni responsabilità di Stefania Vio. Per gli inquirenti, invece, la realtà emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali. Dalle stesse per l’accusa si evince come Faggiano fosse pienamente partecipate di tutte le attività illecite insieme con la Vio e come le avesse condivise.

Capitolo a parte, le assunzioni fittizie nelle coop dei subappalti: una decina quelle che per l’accusa sarebbero dovute servite anche “a dare una somma di denaro” all’avvocato Faggiano. Poi, in realtà, il sistema seguito per versare tali somme sarebbe stato diverso. In base ad un accordo verbale con i responsabili della coop “San Marco” si sarebbe partito da una somma di 10 mila euro per arrivare poi a 20 mila euro. Oltre a queste somme sarebbero stati consegnati un assegno da 1000 euro a nome di Stefania Vio e ed un assegno di 3000 euro per Monica Dentamaro, moglie dell’avvocato brindisino, peraltro indagata anche per il reato di riciclaggio: per l’accusa, senza concorrere nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale aggravata, avrebbe comunque ricevuto somme di denaro non giustificate provenienti da Enerambiente, mascherate dal pagamento di stipendi a seguito di falsa assunzione all’interno della “Oplonti srl”.

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