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Cronaca Ostuni

Operazione "Gold Cars", due indagati tornano liberi dopo il Riesame

Si tratta di Gennaro Cantore, che era detenuto in carcere, e di Martino Ancona, che era ristretto agli arresti domiciliari

OSTUNI - Dopo il Riesame, due indagati coinvolti nell'operazione "Gold Cars" tornano liberi. Si tratta di Gennaro Cantore (difeso dall'avvocato Mario Guagliani) e di Martino Ancona (difeso dai legali Giuseppe Guastella e Michele D'Agostino). Oggi (mercoledì 24 marzo) la decisione del Tribunale del Riesame. Nella notte tra il 4 e il 5 marzo, invece, gli agenti della squadra mobile di Brindisi e del commissariato di Ostuni hanno arrestato 9 persone, quattro recluse in carcere e cinque ai domiciliari, per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di più delitti di appropriazione indebita di autovetture di grossa cilindrata e di notevole valore economico ai danni di ignare società del settore e autoriciclaggio dei proventi dei delitti. Ora due indagati sono stati scarcerati.

Il 50enne Gennaro Cantore si sarebbe occupato della gestione dei mezzi noleggiati, custodendoli, e della loro vendita all'estero e delle risorse economiche del gruppo, fornendo, altresì, assistenza negli spostamenti quotidiani del capo della presunta organizzazione. L'ordinanza nei confronti di Cantore è stata annullata per mancanza di elementi nei confronti del 50enne, così il Riesame. Il 58enne Martino Ancona, residente nel Milanese, si sarebbe invece occupato delle trattative di acquisto dei veicoli poi rivenduti all'estero. Il Riesame si è espresso anche sul 49enne Gaetano Sasso (difeso da Mario Guagliani), che avrebbe curato perlopiù le formalità fiscali delle società all'uopo costitute e di quelle burocratiche. Presunto capo della consorteria criminale sarebbe il 55enne Giacomo Errico (difeso dall'avvocato Ladislao Massari). Sasso ed Errico rimarranno in carcere.

Per gli investigatori, coordinati dal pm della Procura di Brindisi Pierpaolo Montinaro, gli indagati, tutti ostunesi, avrebbero messo in piedi una rete per appropriarsi indebitamente di auto di grossa cilindrata, da rivendere poi nel Nord Italia e anche all'estero. Jaguar, Audi, Bmw: per l'accusa il gruppo, con ruoli prestabiliti, noleggiava le vetture in leasing, utilizzando società fittizie precostituite per l'occasione, non saldando poi i conti con le ignare società di leasing. Facevano perdere le tracce delle auto e poi le rivendevano, realizzando cospicui guadagni. Le indagini hanno avuto origine da alcune denunce querele per appropriazione indebita di autovetture presentate da società di noleggio, sfociate nell’emissione di alcuni decreti di sequestro preventivo delle autovetture interessate.

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