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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Incastrato dopo sette anni dal test del Dna: a processo per l'omicidio 'Capellone'

La prova regina regge, del resto è uno dei casi rari in cui un delitto in cerca d’autore è stato parzialmente risolto grazie a una intuizione prima e a un test che ha dato responso certo, quasi inconfutabile, in tutte le circostanze in cui è stato ripetuto. Inizierà il 3 marzo prossimo dinanzi alla Corte d’Assise di Brindisi

BRINDISI - La prova regina regge, del resto è uno dei casi rari in cui un delitto in cerca d’autore è stato parzialmente risolto grazie a una intuizione prima e a un test che ha dato responso certo, quasi inconfutabile, in tutte le circostanze in cui è stato ripetuto. Inizierà il 3 marzo prossimo dinanzi alla Corte d’Assise di Brindisi il processo a carico di Nicola Chirico, 45 anni, di San Michele Salentino imputato per un omicidio commesso nel 2007 a Ostuni.

Nicola ChiricoA incastrarlo, sette anni dopo, è stato l’esame del Dna eseguito su una traccia di sangue trovata sul corpo della vittima, Cosimo Semeraro, di Ostuni, e raffrontato con gli esiti di un altro test, eseguito dai Ris di Roma, su un’altra traccia lasciata su un airbag nel corso di una violenta rapina nel 2012 per la quale fu arrestato insieme al cugino omonimo. Oggi si è celebrata l’udienza preliminare dinanzi al gup Paola Liaci che ha accolto la richiesta del pm Marco D’Agostino, di rinviare a giudizio l’uomo. Gli esiti del raffronto sul codice genetico sono stati oggetto di una maxi perizia eseguita nel corso di un incidente probatorio.

Cosimo Semeraro, Mimmo CapelloneLe indagini sul conto di Chirico furono avviate proprio dopo il primo arresto, per la rapina ai coniugi Scialpi: in quell'occasione furono trovate tracce ematiche su un airbag di un Suv Volvo XC60 utilizzato per compiere la rapina. Il profilo genetico emerso combaciava perfettamente con quello di Nicola Chirico, lo stesso, in seguito è stato comparato con quelli presenti in una banca dati a disposizione delle forze di polizia.

Mimmo Capellone, il 9 novembre del 2007, stava tornando a casa per vedere in prima serata la fiction il Capo dei capi. Sulla strada trovò i sicari che lo uccisero con una scarica di pallettoni in aperta campagna, tra Ceglie Messapica e Cisternino. Il cadavere di Cosimo Semeraro, 36 anni di Ostuni, fu trovato alcune ore dopo. L'auto, una Golf, data alle fiamme.

il pm Marco D'Agostino-2Qualche ora dopo la scoperta del corpo in contrada Foggia Nuova, nelle campagne tra Ostuni e Cisternino, sulla base del sospetto che la vittima fosse al centro di grossi affari di droga, i carabinieri del Reparto operativo provinciale e della compagnia di Fasano effettuarono una perquisizione a Carovigno, che portò al rinvenimento di due chili di cocaina ancora da tagliare. Gli investigatori si introdussero in un garage in una traversa di corso Umberto, di proprietà di un cugino di "Mimmo Capellone", ma in uso allo stesso Semeraro. I militari forzarono l'ingresso del locale perché sembra che nessuno ne avesse le chiavi. Se il movente fosse davvero la droga, non è mai stato accertato. Si sa che di Capellone si è poi sentito parlare in seguito e che il suo nome è apparso in ordinanze di custodia da esponenti della malavita ostunese che dicevano di “non voler fare la sua fine”.

E’ certo che Chirico, il presunto assassino, non agì da solo. Ma non ha mai proferito verbo sui quei fatti. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia si avvalse della facoltà di non rispondere, ora a processo potrà decidere se continuare a tacere o raccontare la propria versione dei fatti. 

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