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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Pacca dall'auto sul sedere di una ragazza. "Si trattò di percosse e non di abuso sessuale"

BRINDISI - Mollò una pacca sul sedere ad una passante e fu rinviato a giudizio per violenza sessuale, ma per il giudice che oggi lo ha condannato a quattro mesi di reclusione con pena sospesa si è trattato di percosse e non di palpeggiamenti a sfondo sessuale. L’antefatto che vede per protagonista un 26enne brindisino, da tempo residente a Ferrara, e una 29enne, sorella di un noto penalista del Foro messapico, risale a maggio del 2006.

pacca sul sedereBRINDISI - Mollò una pacca sul sedere ad una passante e fu rinviato a giudizio per violenza sessuale, ma per il giudice che oggi lo ha condannato a quattro mesi di reclusione con pena sospesa si è trattato di percosse e non di palpeggiamenti a sfondo sessuale. L’antefatto che vede per protagonista un 26enne brindisino, da tempo residente a Ferrara, e una 29enne, sorella di un noto penalista del Foro messapico, risale a maggio del 2006.

Tutto avvenne a maggio di quattro anni fa, in pieno centro. La giovane e bella ragazza, sorella di un noto penalista del Foro messapico, nonché portatrice sana di un lato bi mozzafiato, passeggiava al fianco di un’amica per le vie del centro storico. All’altezza di palazzo Nervegna, senza capire perché e per come, si sente mollare uno schiaffone sul sedere da un conducente in corsa con l’auto. Si gira esterrefatta per capire chi sia l’autore dell’incredibile abuso, lo avvista e fa appena in tempo ad annotare la targa dell’auto. E’ a questo punto che la donna si mette a strillare con quanto fiato ha in gola. Le forze dell’ordine, primi i vigili urbani a presidio dell’ex corte d’assise, accorrono, ma il tale nel frattempo si è dileguato per le vie del centro facendo perdere completamente le tracce di sé.

La giovane vittima si lascia soccorrere, in preda allo shock si affida alle cure degli agenti di polizia municipale, chiama il fratello avvocato in lacrime e chiede lumi sul da farsi. Il legale non ha dubbi: bisogna denunciare, risoluzione che trova la sorella perfettamente d’accordo. Entrambi si recano il giorno stesso in questura. Agli agenti la ragazza ripete l’accaduto con dovizia di dettagli e gli agenti risalgono facilmente dalla targa al proprietario dell’auto, dal nome alla foto per mezzo dell’anagrafe, e ancora da qui alla identificazione di quello che la vittima addita senza mezzi termini come il suo “aggressore”.

Lei non ha dubbi: “Il molestatore è lui”. L’uomo, su richiesta del pm Valeria Farina, viene rinviato a giudizio. Durante tutto il corso del dibattimento, l’imputato difeso dall’avvocato Luca Leoci, ha sempre respinto ogni accusa. Il sostituto procuratore, avallando l’ipotesi del reato sessuale, aveva chiesto la condanna a un anno e quattro mesi. Il giudice monocratico Francesco Aliffi ha deciso altrimenti, derubricando il reato da violenza sessuale a percosse: si trattò di uno schiaffo e non di un palpeggiamento.

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