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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Sparatoria dopo la lite in Tribunale: padre e figlio imputati per tentato omicidio

Chiesto il processo per Antonio e Giovanni Matrolia, per aver ferito alle gambe Giovanni Del Monte, loro parente. Colpi di pistola in via Carducci, rione Paradiso. I due si professano innocenti

BRINDISI – Volevano uccidere, per il pm. Volevano vendicarsi una volta per tutte Antonio Mastrolia, 56 anni, detto Fischellovo, dipendente della Multiservizi, e suo figlio Giovanni, 31, e per questo organizzarono l’agguato a Giovanni Del Monte, nipote del primo: padre e figlio ora sono imputati con l’accusa di tentato omicidio per la sparatoria avvenuta il 12 gennaio 2016 in via Carducci, rione Paradiso di Brindisi, dopo la lite in Tribunale.

MASTROLIA Giovanni-2-2-2MASTROLIA Antonio-2-2-2La Procura ha chiesto il processo per entrambi, confermando l’impostazione iniziale alla base dell’arresto avvenuta otto giorni dopo l’episodio. Antonio e Giovanni Mastrolia, difesi dall’avvocato Gianvito Lillo, hanno sempre respinto gli addebiti, fornendo un alibi per quel giorno e quell’ora, sostenendo di trovarsi a casa. Hanno ottenuto la remissione in libertà su ricorso del penalista dinanzi al Tribunale del Riesame di Lecce.

Gli imputati rispondono anche di porto e detenzione abusiva di arma, in relazione a quanto avvenuto nel pomeriggio il 12 gennaio dello scorso anno: attorno alle 17,30, in via Carducci, due uomini esplosero colpi di pistola ferendo alle gambe Giovanni Del Monte, 36, anni, nipote di Mastrolia senior, residente poco distante dal luogo in cui avvenne la sparatoria. La pistola non è mai stata trovata.

A impugnare l’arma, secondo l’accusa, sarebbe stato Giovanni Mastrolia, dopo essersi appostato sotto casa di Del Monte, accompagnato dal padre: il colpo lo raggiunse alla coscia sinistra, lui cercò riparo sotto i portici della vicina via Egnazia, mentre sarebbe partito un altro colpo che, stando alla ricostruzione degli investigatori, si sarebbe inceppato. 

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La spiegazione alla sparatoria, ritenuta dal pubblico ministero Giuseppe De Nozza, movente alla base del tentato omicidio arrivò a stretto giro, perché furono disposte in via d’urgenza le intercettazioni ambientali per ascoltare le conversazioni tra Del Monte e i parenti. L’ascolto permise di realizzare il collegamento tra la gambizzazione avvenuta nel pomeriggio con la lite in Tribunale, la mattina, fra alcuni componenti delle due famiglie.

C’era stata l’udienza preliminare in cui un congiunto di Giovanni Del Monte era imputato con l’accusa di molestie sessuali nei confronti di una parente di Antonio Mastrolia e di suo figlio. Mentre era in corso l’esame, all’esterno dell’aula si incontrarono alcuni componenti dei due nuclei che iniziarono a parlare a voce alta. La litigata degenerò al punto che una persona tirò per capelli una donna della famiglia considerata rivale.

Intervennero i carabinieri e i vigilantes presenti a Palazzo di giustizia per identificare i presenti e allontanarli. Nel pomeriggio, sempre secondo l’accusa, nei pressi della Corazzata del Paradiso, Mastrolia, padre e figlio, avrebbero invitato quello che consideravano come un nemico a battersi fisicamente, a regolare i conti con le mani. Nel giro di poco, la sparatoria. In serata, in ospedale, commentando l’accaduto, alcuni parenti di Del Monte fecero riferimento a “zio Antonio” e a “Fischellovo”, soprannome di Antonio Mastrolia. Per l’accusa entrambi volevano uccidere.


 

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