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Cronaca

Pane, sesso e fantasia: tutti gli affari

BRINDISI - È stato l'esposto presentato dai condomini di un fabbricato di Rende, nel Cosentino, a dare l'avvio all'indagine della squadra mobile culminata all’alba di oggi con l’arresto di otto persone accusate a vario titolo di avviamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Stando alle accuse gli indagati avrebbero messo su case di appuntamento a Cosenza, Lamezia Terme (Catanzaro) e Lecce. Fra gli otto indagati finiti in manette, figurano anche tre brindisini. Raggiunti da ordinanza cautelare, i coniugi A. Z. (45 anni) e A. M. C. (44 anni, originaria di Bari e residente a Brindisi), tratti in arresto dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi. Entrambi impegnati a Lecce nella conduzione di un panificio: “Pane e Fantasia”. Ma di fatto, più sesso che farina, che tra gli interessi della coppia.

BRINDISI - È stato l'esposto presentato dai condomini di un fabbricato di Rende, nel Cosentino, a dare l'avvio all'indagine della squadra mobile culminata all’alba di oggi con l’arresto di otto persone accusate a vario titolo di avviamento, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Stando alle accuse gli indagati avrebbero messo su case di appuntamento a Cosenza, Lamezia Terme (Catanzaro) e Lecce. Fra gli otto indagati finiti in manette, figurano anche tre brindisini. Raggiunti da ordinanza cautelare due coniugi, tratti in arresto dagli agenti della Squadra mobile di Brindisi. Entrambi impegnati a Lecce nella conduzione di un panificio: “Pane e Fantasia”. Ma di fatto, più sesso che farina, che tra gli interessi della coppia.

Marito e moglie sono stati bloccati in casa, in via Monte Sabotino, a Brindisi, a margine del blitz coordinato dal dottor Francesco Barnaba. Stessa sorte per una 65enne originaria di Bari ed anch’essa residente a Brindisi, nel quartiere Cappuccini). Stando agli elementi raccolti dalla Procura di Cosenza, attorno alla coppia ruotava il lucroso giro di squillo, messo su, tra Puglia e Calabria, con la compiacenza di alcuni agenti operanti nel settore immobiliare. Tra questi anche un leccese, punto di riferimento per quanto atteneva il procacciamento degli alloggi a luci rosse nel capoluogo salentino.

Insieme a lui sono finiti nei guai anche un paio di colleghi attivi nel calabrese: E. C. (51 anni, di Rende) e A. P. (41 anni) di Lametia Terme. A carico dei tre professionisti, il Gip della Tribunale di Cosenza, Lucia Angela Marletta, ha firmato l’autorizzazione agli arresti domiciliari. Raggiunti da analogo provvedimento altre due persone: N. P. (41 anni, di Rende) e D. P. (79 anni, di Cosenza), il più anziano del gruppo.

Le indagini avrebbero consentito di verificare l’esistenza di un’organizzazione stabile diretta dalla coppia brindisina. Zonno e la sua compagna, sostengono gli inquirenti, reperivano gli appartamenti presso i quali fare avvicendare le prostitute reclutate, e verificavano costantemente la permanenza delle squillo presso le abitazioni prese in locazione (con contratti ovviamente intestati alle stesse ragazze, per non comparire in prima persona). Uomo di fiducia dei due coniugi brindisini, pare fosse D. P., chiamato a fungere da collante fra le giovani prostitute e la coppia.

Tra i “bordelli” gestiti dal sodalizio, sarebbero risultati sino a ieri aperti al “pubblico” un appartamento nel cuore di Lecce e un’abitazione nel centro storico di Rende. Ma per gli investigatori gli indagati he stessero gettando le basi per incrementare gli affari, allargando gli investimenti anche in altre province, tra la Puglia e la Calabria. Prossime “aperture”, infatti, pare fossero state programmate nel tarantino. Gli investigatori avrebbero appurato altresì che diverse erano le donne costrette a prostituirsi presso gli alloggi reperiti di volta in volta a Cosenza, Rende, Nicastro e Lecce. Al vaglio degli inquirenti anche una serie di intercettazioni telefoniche che attesterebbero la valenza dell’illecito giro di affari attorno al sesso a pagamento ed il coinvolgimento a vario titolo degli indagati.

In materia di sfruttamento e avviamento alla prostituzione la coppia brindisina s’era già distinta in passato. Nell’ottobre del 2006, infatti,  i coniugi furono arrestati per la pòrima volta. A spezzare i loro piani, restituendo dignità e sorriso a una 38enne tunisina, ci pensarono in quella circostanza i poliziotti del Commissariato di Ostuni ed il personale della Squadra volanti della Questura di Brindisi, che al termine di una operazione congiunta condotta tra la Città bianca e Brindisi, riuscirono a smascherare l’affare sporco dei coniugi: In quel caso i due si erano spacciati per venditori di prodotti porta a porta.

Avevano “strappato” un contratto d’affitto per 11 mesi, raggirando in un colpo solo un’agenzia immobiliare ed il proprietario di un appartamento in via Carlo Alberto, in pieno centro ad Ostuni. “Vorremmo ospitare due ragazze siciliane, nostre collaboratrici”, la versione “fasulla” offerta dalla coppia.

Nell’appartamento i poliziotti rinvennero poca roba e ancor meno contante, ma raccolsero, questo sì, la testimonianza straziante della giovane prostituta, che spinta dalle circostanze della vita, aveva deciso di vendere il proprio corpo, accettando di sottostare persino alle condizioni che le erano state imposte, compresa la consegna nelle mani di un'indagata di 120 euro al giorno.

Le indagini consentirono di appurare fatti e prove schiaccianti. Le perquisizioni effettuate all’interno dell’auto di un indagato e presso la sua abitazione consentirono, quale risultato immediato,il ritrovamento di denaro contante (nascosto in distinte confezioni, tra caffè e liquori), di cinque telefonini cellulari, di altrettante schede telefoniche, nonché di sei libretti di deposito. Allora come oggi, somme ritenute presunto provento del vorticoso giro di tacchi a spillo messo sulle pelle di chi, tra le mutevoli mura galeotte, puntava a racimolare, senza veli, la sua piccola e unica fonte di reddito.

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