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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

L’ex veggente: “Minacciata da un amico, conosce gente che uccide per 100 euro”

Paola Catanzaro: “Ho il terrore di essere aggredita”. Due indagati: anche l’amico dell’imprenditore teste chiave nel processo in cui è imputata per associazione per delinquere finalizzata alla truffa con visioni e progetto delle croci

BRINDISI – “Ho il terrore di essere aggredita in casa e per strada: un mio ex amico mi ha ripetuto più volte con tono minaccioso di conoscere gente in Albania che per appena cento euro è disponibile a venire in Italia per ammazzare chiunque. Basta pagargli il viaggio e le spese”.

La denuncia

Paola Catanzaro, l’ex veggente di contrada Uggiò, finita sotto processo a Brindisi, ha scritto di “temere seriamente per la propria incolumità” nella denuncia presentata in Procura l’8 maggio di due anni fa nei confronti dell’imprenditore di Bari, diventato il teste chiave nel dibattimento iniziato nei giorni scorsi dinanzi al Tribunale, e di un (ex) amico in comune. Sono entrambi indagati, anche se non risulta essere stato notificato alcun avviso di garanzia.

Copia della denuncia è stata depositata dal pubblico ministero Luca Miceli in occasione dell’udienza che si è tenuta il 22 maggio scorso, prima dell’inizio dell’esame del professionista barese, ritenuto il principale accusatore di Catanzaro con riferimento al cosiddetto progetto delle croci: l’imputata è accusata di aver ideato, promosso e diretto un’associazione per delinquere finalizzata a una serie di truffe, per almeno quattro milioni di euro.

Stando a quanto ha sostenuto l’imprenditore, metà della somma sarebbe stata oggetto della truffa consumata nei suoi confronti, attraverso diverse richieste di denaro per il finanziamento di croci destinate a salvare l’umanità e per l’acquisto di gioielli in occasione del concepimento e del parto di due gemelli, in realtà mai nati. Bambini che sarebbero stati concepiti da Catanzaro, quando era uomo: "Diceva di essere l'incarnazione dello spirito santo", ha detto in aula il teste rispondendo alle domande del pubblico ministero.

La relazione sentimentale

avvocati fabio di bello e cosimo pagliara-2L’imputata, diventata donna e riconosciuta tale dal Tribunale di Brindisi con pronuncia del 15 dicembre 2015, nella denuncia consegnata dal suo avvocato Cosimo Pagliara, ha ammesso di aver avuto una “relazione sentimentale” con il professionista di Bari, titolare di una ditta con sede staccata anche a Brindisi. “Da giugno 2016 abbiamo costruito una coppia stabile molto affiata, abbiamo avuto momenti obiettivamente felici e abbiamo programmato addirittura di sposarci”. Ma secondo Catanzaro, quel legale al contempo sarebbe stato di sottomissione.

La donna che nel processo è difesa anche dall’avvocato Fabio Di Bello, in aggiunta a Pagliara, ha riferito di essere stata sottoposta a una costante violenza psicologica, pur non essendo mai stata picchiata, e di essere stata umiliata anche in pubblico: “Diceva sempre che ero solo sua e che non potevo rifiutare prestazione sessuali”, è scritto nella denuncia, acquisita al fascicolo del dibattimento.

“Quando la nostra relazione terminò, cominciò a chiedermi soldi. Mi assillava e continuava a ripetere: ‘Io ti ho creata e solo io posso fare di te ciò che voglio’”. Catanzaro ha anche scritto che l’imprenditore l’avrebbe “minacciata di raccontare tutto della sua vita privata e di cose da lui inventate alla trasmissione televisiva Le Iene”.

Il denaro e le minacce

Sveva-Cardinaleeeeeee-2“Il 28 dicembre 2016 gli versai 21.2017 euro con bonifico bancario e svincolai dalla mia banca 95mila euro sperando di tacitare definitivamente le richieste sempre più insistenti”. Ma la situazione non cambiò, secondo Catanzaro: “Un nostro amico in comune iniziò a contattarmi per chiedermi un incontro e in diverse occasioni si vantò di avere frequentazioni malavitose e socialmente pericolose”. In una di queste circostanze, quell’uomo l’avrebbe minacciata: “Conosco delle persone in Albania che per appena cento euro sono disponibili a venire in Italia per ammazzare chiunque”. Questa è la frase riportata nella denuncia sporta da Paola Catanzaro, con riferimento all’ex amico, conoscenza comune con l’imprenditore, precisando di non aver mai capito in passato se quella persona stesse scherzando o se dicesse sul serio. “Ma quella volta mi spaventò”.

Nel racconto, si dice che quell’amico sarebbe stato incaricato dall’imprenditore per “recuperare il denaro”, sostenendo che più volte Catanzaro sarebbe stata aiutata dal professionista barese. “Per rendere più concreta la minaccia, mi comunicò che sarebbe passato a prendermi da casa, anche di notte”. A questo punto, la donna avrebbe versato altro denaro: prima quattromila euro, poi duemila a titolo di restituzione di 170mila avuti in prestito somma che sarebbe stata chiesta anche tramite un avvocato. “La perdita della normale serenità non mi consente di essere puntuale in occasione degli impegni lavorativi assunti, sia come stilista di moda, sia come attrice e scrittrice”.

Catanzaro, nella stessa denuncia, chiese alla Procura di valutare l’opportunità di “adottare misure cautelari tendenti a impedire l’aggravarsi di effetti dannosi di azioni subite per evitare che le reiterate minacce” potessero concretizzarsi in “atti lesivi dell’incolumità” anche delle persone che le erano vicine. Ad oggi, la Procura non ha adottato alcun provvedimento cautelare nei confronti dell’imprenditore e dell’amico.

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