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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Parenti serpenti: rifila un bel bidone da 10mila euro proprio al genero

OSTUNI - Truffa da 10mila euro ai danni del genero: suocero ostunese rifila al marito della figlia un’auto rubata e per giunta taroccata. Con quest’accusa è stato condannato a quattro anni di reclusione con pena sospesa il 61enne ostunese Angelo Lovecchio, difeso dall’avvocato Domenico Tanzarella. Pena mite, rispetto alla richiesta del pubblico ministero Raffaele Casto che per il suocero in questione aveva chiesto la condanna a sei anni, il collegio giudicante presieduto da Francesco Aliffi ha deciso altrimenti, riducendo il carico di due anni.

OSTUNI - Truffa da 10mila euro ai danni del genero: suocero ostunese rifila al marito della figlia un’auto rubata e per giunta taroccata. Con quest’accusa è stato condannato a quattro anni di reclusione con pena sospesa il 61enne ostunese Angelo Lovecchio, difeso dall’avvocato Domenico Tanzarella. Pena mite, rispetto alla richiesta del pubblico ministero Raffaele Casto che per il suocero in questione aveva chiesto la condanna a sei anni, il collegio giudicante presieduto da Francesco Aliffi ha deciso altrimenti, riducendo il carico di due anni.

La sentenza emessa questa mattina dal tribunale brindisino ha chiuso così una storia vecchia di undici anni, che sarebbe passata nel silenzio più totale se i vigili di Napoli, del tutto per caso, non avessero fermato l’acquirente dell’auto taroccata nel lontano novembre del 2000. Domenico Lorusso, più adulto del suocero di sei anni, si trova ne capoluogo campano alla guida della Volkswagen Golf acquistata di fresco. L’uomo crede di aver concluso l’affare della vita, e invece i vigili pignoli – del tutto a proposito – sentono puzza di bruciato. E’ sulla scorta del sospetto che trasmetto in dati della vettura all’ufficio auto-taroccate della questura napoletana che scopre una serie di dettagli assai interessanti, di fronte ai quali il genero ignaro sarà il primo a trasecolare.

La vettura risulta essere rubata il 25 giugno del 1999 a Milano, è questa la data della denuncia da parte del legittimo proprietario, Mario Brentario, classe 1940, nato a Castel D’Ario, comune lombardo. Non è tutto. La stessa auto ad un ulteriore controllo risulta essere stata taroccata ad arte, ma non troppo, dato che il numero di telaio non è quello originale. Il codice alfanumerico era stato “scippato” ad un’altra auto, di proprietà di un terzo uomo – anche lui del tutto ignaro -, il milanese Aldo Re, 81enne. La storia non finisce qui. E’ il 17 gennaio 2007 quando Angelo Lovecchio si presenta dal notaio Giovanna Morea, di Fasano, stringendo fra le mani una procura speciale recante il nome, il cognome e la firma di Aldo Re, con il quale quest’ultimo lo autorizza a disporre della Golf in questione come meglio crede.

Che l’anziano milanese non avesse mai firmato alcunché, il notaio naturalmente non sapeva né poteva sapere, e fidandosi del cliente sottoscrive l’atto dandogli crisma di ufficialità. E’ proprio grazie alle garanzie dell’atto notarile che da lì a poco il genero acquista la Golf quasi nuova, pensando di aver fatto l’affare della vita: auto nuova a prezzo d’usato. La lunga lista di persone inciampate nella truffa (presunta fino a quando i gradi di giudizio successivi non stabiliranno in via definitiva quale sia la verità vera), è venuta fuori nel tempo, nel lungo corso delle indagini prima, del dibattimento poi. Chi abbia accusato il colpo più degli altri, si capisce, il povero genero gabbato da quello che avrebbe dovuto essere il secondo padre. Che ne abbia pensato la figlia-moglie, non è dato sapere, le truffe si sa, sono come i panni sporchi, meglio lavarli in casa.   ß  ü

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