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Cronaca Francavilla Fontana

Parisi ucciso, Canovari dimesso dall'ospedale il giorno prima: chi muore e chi resuscita

FRANCAVILLA FONTANA – Che strane coincidenze riserva a volte la vita. Questa mattina, mentre Fabio Parisi, 28 anni compiuti il 5 ottobre, contadino, padre di un bimbo di poco più di un anno, giaceva sul marciapiede di via Regina Elena, crivellato di pallettoni, nella piazza principale del paese rimetteva piede Nicola Canovari, 39 anni, rottamaio francavillese, ferito gravemente l’11 novembre scorso nell’agguato tesogli poco dopo essersi immesso sulla statale 7 con il suo camion a bordo del quale c’era anche il diciottenne Francesco Ligorio, rimasto ucciso. Il rottamaio è stato dimesso nella mattinata di ieri dall’ospedale di Brindisi dopo essere stato diverse settimane più di là che di qua. Il morto e il resuscitato. Che coincidenza incredibile. Soprattutto considerando che i carabinieri ritengono sia l’agguato a Canovari, sia la morte di Fabio Parisi da inserire nello stesso contesto: la guerra che si è scatenata nel territorio francavillese per assicurarsi, chi ne uscirà vincente, la fetta più consistente delle attività illecite. Fabio Parisi era un pesce piccolo, molto piccolo, tanto da non essere tenuto sotto controllo dagli investigatori che stanno svolgendo indagini sugli ultimi tre omicidi e il tentativo di omicidio (Canovari) commessi tra novembre e oggi. Sono certi, stando alle indiscrezioni che si riescono a mettere assieme, che il giovane avesse contatti con uno dei due gruppi in guerra ma non si riteneva potesse essere colpito proprio perché era ben poca cosa nella palude malavitosa francavillese. Molto probabilmente sarà stata proprio questa sua marginalità a portarlo alla morte. Colpire lui è stato facile perché non si sentiva in pericolo e quindi non prendeva precauzioni. Ma colpire lui è stato un messaggio forte, come può essere un omicidio, di un gruppo nei confronti dell’altro. Quale? I carabinieri, come abbiamo già detto, non lasciano trapelare niente. Si suppone che in merito abbiano le idee chiare. Avranno pure accertato chi frequentava questo Fabio Parisi. E di conseguenza sapranno a chi faceva capo. Noi possiamo solo avanzare delle ipotesi. E cioè quest’omicidio è stato compiuto con un’arma molto simile a quella che lo scorso ottobre uccise il commerciante francavillese Vincenzo Della Corte. Un fucile calibro dodici caricato a pallettoni 8,6. L’unica cosa che gli investigatori ancora non conoscerebbero è invece il calibro dei pallettoni utilizzati questa mattina. Lo sapranno non appena il medico legale Antonio Carusi li avrà estratti dal cadavere. E sia allora, sia questa mattina il commando ha operato con precisione, senza sbavature. Ha evitato le telecamere poste dinanzi ad alcuni negozi di via Regina Elena, l’ultima ad una cinquantina di metri da dove hanno freddato il giovane contadino, quasi certamente scegliendo di immettersi su quella strada da via Libertà, una traversa che sbuca dopo l’ultima telecamera. Vale a dire da quelle telecamere non è stato ricavato nulla che possa aiutare le indagini.

FRANCAVILLA FONTANA – Che strane coincidenze riserva a volte la vita. Questa mattina, mentre Fabio Parisi, 28 anni compiuti il 5 ottobre, contadino, padre di un bimbo di poco più di un anno, giaceva sul marciapiede di via Regina Elena, crivellato di pallettoni, nella piazza principale del paese rimetteva piede Nicola Canovari, 39 anni, rottamaio francavillese, ferito gravemente l’11 novembre scorso nell’agguato tesogli poco dopo essersi immesso sulla statale 7 con il suo camion a bordo del quale c’era anche il diciottenne Francesco Ligorio, rimasto ucciso. Il rottamaio è stato dimesso nella mattinata di ieri dall’ospedale di Brindisi dopo essere stato diverse settimane più di là che di qua.

Il morto e il resuscitato. Che coincidenza incredibile. Soprattutto considerando che i carabinieri ritengono sia l’agguato a Canovari, sia la morte di Fabio Parisi da inserire nello stesso contesto: la guerra che si è scatenata nel territorio francavillese per assicurarsi, chi ne uscirà vincente, la fetta più consistente delle attività illecite. Fabio Parisi era un pesce piccolo, molto piccolo, tanto da non essere tenuto sotto controllo dagli investigatori che stanno svolgendo indagini sugli ultimi tre omicidi e il tentativo di omicidio (Canovari) commessi tra novembre e oggi. Sono certi, stando alle indiscrezioni che si riescono a mettere assieme, che il giovane avesse contatti con uno dei due gruppi in guerra ma non si riteneva potesse essere colpito proprio perché era ben poca cosa nella palude malavitosa francavillese. Molto probabilmente sarà stata proprio questa sua marginalità a portarlo alla morte. Colpire lui è stato facile perché non si sentiva in pericolo e quindi non prendeva precauzioni.

Ma colpire lui è stato un messaggio forte, come può essere un omicidio, di un gruppo nei confronti dell’altro. Quale? I carabinieri, come abbiamo già detto, non lasciano trapelare niente. Si suppone che in merito abbiano le idee chiare. Avranno pure accertato chi frequentava questo Fabio Parisi. E di conseguenza sapranno a chi faceva capo. Noi possiamo solo avanzare delle ipotesi. E cioè quest’omicidio è stato compiuto con un’arma molto simile a quella che lo scorso ottobre uccise il commerciante francavillese Vincenzo Della Corte. Un fucile calibro dodici caricato a pallettoni 8,6. L’unica cosa che gli investigatori ancora non conoscerebbero è invece il calibro dei pallettoni utilizzati questa mattina. Lo sapranno non appena il medico legale Antonio Carusi li avrà estratti dal cadavere. E sia allora, sia questa mattina il commando ha operato con precisione, senza sbavature. Ha evitato le telecamere poste dinanzi ad alcuni negozi di via Regina Elena, l’ultima ad una cinquantina di metri da dove hanno freddato il giovane contadino, quasi certamente scegliendo di immettersi su quella strada da via Libertà, una traversa che sbuca dopo l’ultima telecamera. Vale a dire da quelle telecamere non è stato ricavato nulla che possa aiutare le indagini.

Non si sa nemmeno se erano a bordo di una motocicletta o di una vettura. L’ipotesi motocicletta appare verosimile  perché è il  mezzo più agevole per la fuga e permette di girare con il volto nascosto sotto il casco senza che nessuno si insospettisca. Mentre in auto bisogna andare a volto scoperto per non attirare l’attenzione. Di certo c’è che Parisi era seduto al volante della sua Golf e i due colpi di fucile gli sono stati sparati dal lato destro, attraverso il finestrino.  Se i killer erano in auto, colui che ha sparato, e cioè il passeggero, necessariamente è dovuto scendere per fare fuoco altrimenti avrebbe impallinato il suo complice che era al volante. A meno che fosse seduto sul sedile posteriore. Comunque è tutto da chiarire. Alle 6,20, in quella strada, ci sono stati due colpi di fucile, delle grida, il ruggito di un motore che partita a razzo. Qualcuno avrà sentito, si sarà affacciato, avrà notato qualcosa. Ma come in occasione dei precedenti omicidi (Della Corte e Ligorio) nessuno dirà niente per la paura di ritorsioni.

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