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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Parroco-giornalisti, diverbio per l'oratorio

BRINDISI – I campi sportivi chiusi dell’oratorio della parrocchia San Vito situato nel parco “Di Giulio” hanno fatto litigare don Antonio Randino e alcuni giornalisti della Gazzetta. È accaduto nei giorni scorsi, quando il giovane vice-parroco si è recato in redazione per chiedere chiarimenti su un articolo.

BRINDISI – I campi sportivi chiusi dell’oratorio della parrocchia San Vito situato nel parco “Di Giulio” hanno fatto litigare don Antonio Randino e alcuni giornalisti della Gazzetta del Mezzogiorno. È accaduto nei giorni scorsi, quando il giovane vice-parroco si è recato in redazione per chiedere chiarimenti su un articolo di denuncia pubblicato il giorno prima, che segnalava «l’impossibilità di utilizzare i campi, quasi sempre chiusi». Ci sono stati minuti di tensione e animi abbastanza alterati, e alla fine non c’è stato nemmeno l’auspicato chiarimento.

Il collega Arnaldo Travaglini conferma quanto accaduto: «Don Antonio si è presentato in redazione e con toni diciamo “inadatti” ha iniziato a contestare quanto avevamo scritto, arrivando a dire che voleva insegnarci come si fa il giornalista. È come se io andassi da un prete per spiegargli come deve fare l’omelia».

La “Gazzetta” aveva denunciato il fatto che i campi di basket e di calcetto fossero sempre chiusi, e l’impossibilità di utilizzarli da parte di tutti i ragazzi che non facciano parte della parrocchia San Vito e che non hanno pagato una tessera annuale. «Ci sembra quanto meno strano che una parte di quel parco, realizzato dal Comune, sia stato affidato alla parrocchia e sia impraticabile dai bambini che vanno a farci una passeggiata», aggiunge Travaglini.

Il problema, più volte sollevato anche da BrindisiReport.it, nasce dal fatto che inizialmente quei campi erano aperti a tutti, e non tutti sanno che l’area sportiva è nei fatti, un oratorio distaccato della parrocchia di don Peppino Apruzzi.

Don Antonio Randino, comunque, spiega così “l’irruzione” in redazione: «Non credo di aver esagerato o di aver usato toni inappropriati. Ho detto: “Vorrei capire quali sono i criteri per fare giornalismo”. La discussione è stata accesa ma tranquilla».

A prescindere dalle parole, usate o non usate, è bene fare chiarezza sul funzionamento dell’oratorio: vi si può accedere solo dopo aver sottoscritto una tessera Acli, che può costare dai 5 ai 24 euro l’anno, e assicura contro i rischi da infortunio. Senza tessera, niente basket e calcetto. Ma se non si fa parte della parrocchia San Vito, non si può sottoscrivere la tessera.

«I cittadini», continua don Antonio, «devono sapere che se qualcuno si fa male, la responsabilità è nostra, ecco perché la necessità dell’assicurazione. E si sappia anche che il Comune non paga nulla: tutte le spese per il mantenimento dell’oratorio sono a nostro carico, dalle pulizie ai consumi di luce e acqua».

Quanto all’esclusività di utilizzo per i parrocchiani, Randino la spiega così: «Non possiamo accogliere le migliaia di persone che frequentano il parco. Ma è ovvio che se qualche bambino chiede di giocare un po’ a basket e calcio non gli chiudiamo la porta in faccia».

L’oratorio comunque non è costituito solo dia campi sportivi: ci sono anche i corsi gratuiti di inglese, danza moderna, hip-hop, canto, tedesco, teatro, pizzica, ginnastica, francese e spagnolo. «Molte mamme ci ringraziamo per tutte queste attività. A soli cinque euro l’anno le famiglie possono permettersi cose che i loro figli non avrebbero mai potuto fare», conclude don Antonio.

Forse, una comunicazione migliore e tempestiva avrebbe evitato incomprensioni e malumori.

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