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Cronaca

Il commercialista Pepe Milizia passa ai domiciliari, Galiano resta in carcere

Inchiesta della Procura di Potenza su una presunta associazione per delinquere in ambito giudiziario. Coinvolti anche professionisti

BRINDISI - Lascia il carcere e passa ai domiciliari il commercialista Oreste Pepe Milizia, coinvolto in un'inchiesta su una presunta associazione per delinquere condotta dalla Procura di Potenza. Resta in carcere, invece, il giudice Gianmarco Galiano, che sarebbe il dominus del sodalizio. Il 28 gennaio scorso Pepe Milizia e Galiano sono stati arrestati, insieme ad altri professionisti. In questi giorni, il gip del Tribunale di Potenza ha disposto i domiciliari - e non più il carcere - per Oreste Pepe Milizia, difeso dagli avvocati Fabio Di Maria e Massimiliano Cuosta. Galiano è difeso, invece, dall'avvocato Raul Pellegrini. Il 1 febbraio scorso Pepe Milizia aveva rilasciato una dichiarazione davanti al gip di Potenza.

L'inchiesta, condotta dal nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Brindisi, ha portato all'emissione di un'ordinanza di custodia cautelare a firma del gip del tribunale lucano, su richiesta della Procura di Potenza. Oltre alle misure cautelari, il gip ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di denaro e beni per un valore complessivo pari a circa 1,2 milioni di euro. A vario titolo vengono contestate le accuse di estorsione, corruzione passiva in atti giudiziari, corruzione attiva, associazione per delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.

Galiano sarebbe il capo e promotore dell'associazione per delinquere, mentre Pepe Milizia rivestirebbe il ruolo di organizzatore. Il gip nella sua ordinanza ricostruisce la genesi di questo procedimento, che trae origine da un'indagine del 2015 della Procura di Brindisi. Ma c'è un magistrato di mezzo – lo stesso Galiano – il procedimento va per competenza territoriale a Potenza. Gli inquirenti del capoluogo lucano proseguono le indagini. E' il 4 luglio 2017: la polizia giudiziaria si sposta a Francavilla Fontana e fa visita allo studio del commercialista Oreste Pepe Milizia. Quest'ultimo è molto amico del giudice Galiano. Gli investigatori sequestrano diversi documenti.

E si sorprendono: scoprono che il commercialista, tra il gennaio e il luglio 2017, si era prestato e si prestava a predisporre, per conto del giudice finito in manette, le motivazioni di una serie di sentenze pronunciate in esito a processi tributari in seno ai quali il magistrato, componente della sezione XIII – Commissione tributaria regionale Puglia di Bari, ricopriva l'incarico di giudice relatore, ovvero di chi materialmente scrive le sentenze. E' quanto ricostruisce il gip di Potenza, Lucio Setola. Per il giudice del capoluogo lucano, in questo caso, pure se la condotta del collega brindisino è “esecrabile eticamente” e rilevante dal punto di vista disciplinare, non si configura il reato di falso. Il pm di Potenza ricostruisce, inoltre, il rapporto tra Galiano e Pepe Milizia, dal punto di vista professionale. Per l'accusa, il primo ha assegnato al secondo diversi incarichi professionali relativi a processi seguiti dal giudice Gianmarco Galiano.

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