Appalti Asl, indagine "Virus 2": il pm chiede il rinvio a giudizio per tutti
Udienza preliminare per 51: imputati anche i consiglieri comunali Cosimo Elmo di Fi e Salvatore Brigante del Pd. Cinque ex dirigenti chiedono l'abbreviato. E l'Azienda sanitaria locale presenta il conto dei danni, anche di immagine: "Tre milioni di euro". Costituita anche la Regione Puglia
BRINDISI – Il teorema accusatorio non è stato scalfito di una virgola a conclusione delle indagini sugli appalti indetti dalla Asl, ritenuti truccati con l’apertura delle buste delle offerte, con il risultato che il pm ha chiesto il processo per 51 imputati, tra cui tre dirigenti dell’azienda, Rodolfo Rollo, Alfredo Rampino e Andrea Chiari, e due consiglieri comunali di Brindisi, Cosimo Elmo di Forza Italia e Salvatore Brigante capogruppo del Pd. Tutti rimasti a piede libero nell’inchiesta tenuta a battesimo come “Virus” che portò agli arresti 22 persone il 12 novembre 2013.
La richiesta di rinvio al giudizio della procura di Brindisi è stata ribadita questa mattina dal pm Giuseppe De Nozza, nel corso dell’udienza preliminare che si è tenuta davanti al gup Stefania De Angelis: secondo il magistrato gli elementi raccolti sono tanti e soprattutto tali da sostenere l’accusa legata all’esistenza di un’associazione per delinquere composta da 27 persone, tra funzionari della Asl e imprenditori, al dibattimento, così come da sorreggere i singoli capi di imputazione che si riferiscono a episodi di riciclaggio, peculato, turbativa d’asta, utilizzazione di segreti d’ufficio e falso. La decisione del gup è attesa per il 17 settembre.
Gli imputati. Il j’accuse della procura riguarda: Enzo Mauro Albanese, Alfredo Rampino, Rodolfo Rollo, entrambi ormai ex direttori generali della Asl, Andrea Chiari direttore dell’area di gestione Asl e Ignazio Buonsanto, tutti difesi dall’avvocato Massimo Manfreda, che ha già presentato richiesta per l’ammissione al rito abbreviato; Vincenzo Albonico, Renato Ammirabile (avvocato Leonardo Musa), Claudio Annese (avvocato Gianvito Lillo), Marcello Annese (avvocati Gabriele Contini e Vito Mormanno), Umberto Aprile (avvocato Cosimo De Leonardis), Massimiliano Bellinfante, Francesco Blasi, Roberto Borraccino, Raffaele Buongiorno, Angelo Campana, Cosimo Cannone, Fenicia Cicerelli.
A seguire, Silvana Cipriani, Grazia Cito (avvocati Milena Cellie e Armando Latella), Alberto Corso e Vincenzo Corso, figlio e padre (avvocato Rosario Almiento), il primo titolare della ditta Nt Italia Srl e il secondo dirigente dell’Area gestione tecnica della Asl nonché socio di maggioranza della Srl, Ciro Antonio Costantino, Massimo Cremonini, Monica Crescenzo (avvocato Rosario Almiento), Cosimo Antonio D’Elia segretario verbalizzante di una gara (avvocati Vito Epifani e Gianfranco D’Elia), Giovanni De Nuzzo (avvocato Rosario Almiento), Cosimo Elmo geometra funzionario della Asl (avvocati Giuseppe Guastella e Mimmo De Michele).
Quindi Ezio Gambirasio (avvocato Cosimo Lodeserto), Marisa Gianpaoli, Ivo Grifoni (avvocato Antonino Domenico Gullo), Riccardo Infante, Vincenzo Izzo, Claudio Levorato, Luigi Marasco, Armando Mautarelli componente dei seggi di gara (avvocato Oreste Nastari), Mario Merlo (avvocati Ernesto Lanni e Vito Epifani), Antonio Miglietta (avvocato Antonio Savoia), Paolo Minoia (avvocati Dario Budano ed Emilia Aversa), Giancarlo Nuzzaci, Roberto Paini, Valentino Palamidesse (avvocati Ernesto Lanni e Vito Epufani), Antonio Perrino (avvocato Antonio Savoia).
Infine, Brenno Peterlini amministratore del Consorzio nazionale servizi società cooperative, Antonio Piro, Gianluca Pisani componente di un seggio di gara (avvocato Roberto Cavalera), Sonia Portoghese, Giovanni Rana, Cosimo Saracino, Antonio Sirena, Tommaso Vigneri (avvocati Cristian Di Giusto e Michele La Forgia) e Salvatore Brigante (avvocato Giovanni Brigante).
Secondo l’accusa, avrebbero avuto un ruolo censurabile sul piano penale negli appalti indetti dalla Asl nel periodo compreso tra il 2006 e il 2011: 38 le gare finite nella contabilità del pm, per un valore complessivo di 34 milioni di euro, partendo da quella per l’efficientamento energetico dell’ospedale Perrino, del valore di dieci milioni di euro, considerata pilota ai fini dell’inchiesta, nella quale finì per prima la Manutencoop.
La Asl. L’Azienda sanitaria locale di Brindisi è stata riconosciuta parte lesa e questa mattina si è costituita con l’avvocato Donato Mellone chiedendo il ristoro dei danni patiti, presentando istanza per tre milioni di euro. La richiesta è stata ammessa e si riferisce a una valutazione approssimativa e di base delle conseguenze sopportate sia sul piano patrimoniale, sia su quello morale con particolare riferimento alla lesione dell’immagine e della credibilità dell’Asl. Richiesta di costituzione di parte civile anche dalla Regione Puglia con l’avvocato Francesco Marzullo, il quale si è riservato la quantificazione del danno. I difensori hanno eccepito una serie di difetti sostenendo la nullità del capo di imputazione, a partire dalla generalità delle accuse mosse e dall’arco temporale considerato non essendo stata indicata la data di inizio della contestazione, ma solo la fine, “sino alla data odierna”. Tutto respinto dal gup che ha fissato un calendario per le repliche dei penalisti.
Le accuse. Nel teorema accusatorio, le condotte di rilievo legate all’associazione riguardano: Vincenzo Corso in qualità di dirigente dell’Area gestione tecnica della Asl di Brindisi, e Antonio Ferrari, consigliere comunale di Brindisi per il Centro democratico, geometra della Asl nonché amministratore di fatto della Ferrari Srl poi denominata Co.ge.pu Spa, entrambi arrestati ad aprile e finiti sotto processo ordinario (il troncone principale scaturito dall’inchiesta), Gianluca Pisani, Armando Mauratelli, Giovanni De Nuzzo, Cosimo Antonio D’Elia, Cosimo Elmo, tutti funzionari della Asl “preposti alle procedure di aggiudicazione degli appalti e Giovanni Borromeo “quale faccendiere” che si “adoperava per la manomissione delle buste contenenti le offerte presentate dalle imprese”. Quest’ultimo è stato condannato anche in appello alla pena di tre anni e dieci mesi, in abbreviato, e avrebbe agito – secondo l’accusa – “su disposizione di Vincenzo Corso”.
Corso è stato l’ultimo a tornare in libertà e nel filone oggi approdato davanti al gup è accusato di peculato in concorso con Salvatore Brigante, attuale capogruppo del Pd in Consiglio comunale, e con Giovanni De Nuzzo: l’episodio si riferisce all’uso di un’auto aziendale, della Asl, da parte di Brigante per raggiungere un convegno politico, organizzato dal Partito democratico (all’epoca Ds) a Roma. Fatto avvenuto il 27 luglio 2007.
Nella ricostruzione prospettata nella richiesta di rinvio a giudizio “Corso e De Nuzzo in qualità di determinatori o comunque di istigatori alla commissione del reato, illecitamente si appropriavano dell’auto consentendo a Brigante, in quel momento dirigente di partito, di recarsi assieme ad altre sei persone” nella Capitale. In tal modo “il mezzo veniva sottratto agli scopi istituzionali” per essere destinato a “finalità meramente privata”. Vincenzo Corso, inoltre, è accusato di corruzione, mentre il figlio Alberto è imputato per riciclaggio in relazione alla somma pari 120.303 euro ritenuta di “delittuosa provenienza siccome derivante dal reato” contestato al padre.
Per quanto riguarda il processo già incardinato davanti al tribunale, l’associazione per delinquere contestata a 13 imputati è caduta e gli atti relativi a questo capo di imputazione sono tornati nelle mani del pubblico ministero su richiesta dell’avvocato Ladislao Massari che ha eccepito la nullità del decreto di giudizio immediato perché c’era stato un ampliamento dell’arco temporale, dal 2010 sino alla data odierna, con conseguente lesione del diritto di difesa. Per i reati cui sarebbe finalizzata, ossia turbativa d’asta, utilizzazione di segreti d’ufficio, falso e peculato si continua.
La decisione riguarda: Francesco Perrino, legale responsabile della società Cogit Spa, difeso da Ladislao Massari, autore dell’eccezione accolta dal collegio giudicante; Vincenzo Corso, ex direttore dell’area gestione tecnica dell’Azienda sanitaria di Brindisi e presidente dei seggi di gara, nonché responsabile della custodia delle buste contenenti le offerte economiche che, nel teorema accusatorio, venivano aperte; Cosimo Bagnato, amministratore unico della Bagnato Costruzioni Srl; Vittorio Marra e Adolfo Rizzo amministratori di fatto della Srl Re.Vi; Giuseppe Rossetti titolare dell’omonima ditta individuale; Cesarino Perrone amministratore unico della Eco Service Srl; Antonio Camassa legale rappresentante della Camassa Impianti Srl; Emilio Piliego e Roberto Braga responsabili della Edil Tecno Costruzioni Snc; Mauro De Feudis manager della Manutencoop Faciliy Managemente Spa.