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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Omicidi Scu: arriva la sentenza di appello per 15 imputati

La pronuncia della Corte d’Assise di Appello di Lecce per chi scelse l'abbreviato: 30 anni ad Argentieri, scende a 20 Cincinnato, 14 a Locorotondo esclusa l’aggravante mafiosa. Assoluzione ormai definitiva per Massimo Pasimeni e Carmelo Vasta. Sconti di pena per i collaboratori Gabibbo e Guarini

BRINDISI – C’è un verdetto di secondo grado per gli omicidi a marchio Scu in cui sono imputati, con rito abbreviato, 15 brindisini: la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Lecce conferma le pene inflitte dal gup per alcuni e rivede per altri le conclusioni di primo grado.

Di seguito le conclusioni a cui sono arrivati i giudici: Francesco Argentieri conferma della pena di 30 anni; Tommaso Belfiore da otto anni e quattro mesi a undici anni, in continuazione con precedenza sentenza; Marcello Cincinnato da 30 anni, pena richiesta anche dal pg, a venti anni, con il riconoscimento delle attenuanti generiche ed esclusione della recidiva; Diego Dello Monaco conferma a sei anni.

Antonio Epicoco conferma alla pena di 30 anni di reclusione; Francesco Gravina, alias Pizzaleo, da 14 anni a 12 anni; Francesco Gravina, alias il Gabibbo, divenuto collaboratore di giustizia, da sette anni a sei anni e quattro mesi; Emanuele Guarini 30 anni; Cosimo Giovanni Guarini, pentito, da otto mesi a quattro mesi in continuazione con altra sentenza.

Giuseppe detto Peppo Leo, pentito, conferma a otto anni e otto mesi; Francesco Locorotondo da 14 anni condanna a undici anni, con esclusione dell’aggravante mafiosa; Salvatore Solito conferma a sei anni e Carmelo Vasta da nove anni a otto anni con esclusione dell’aggravante mafiosa. La pronuncia della Corte è arrivata nel primo pomeriggio di oggi, lunedì 11 aprile, per le motivazioni bisognerà aspettare novanta giorni ma i difensori hanno già anticipato il ricorso in Cassazione.

La sentenza si riferisce ad alcuni degli omicidi ricostruiti nell’inchiesta chiamata “Zero”, così tenuta a battesimo perché imbastita anche sulla base delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia che hanno ridotto a zero appunto i segreti dell’associazione di stampo mafioso.

I fatti di sangue confluiti nel giudizio con rito abbreviato, scelta che garantisce la riduzione di un terzo della pena, sono quelli di Antonio Molfetta, detto Toni Cammello, avvenuto nel ’98, e di Nicolai Lippolis, in Montenegro. Nel fascicolo, inoltre, ci sono i ferimenti di Claudio Facecchia, datato 1997, di Tobia Parisi (che non si è costituto parte civile) davanti alla discoteca Aranceto di Ostuni nel 2009, di Francesco Gravina e e il tentato omicidio di Francesco Palermo nel 2010.

Parte civile è il Comune di Mesagne, così come nel processo con rito ordinario che è arrivato a sentenza, a Brindisi, nei giorni scorsi: condanna all’ergastolo per Francesco Campana, Carlo Gagliardi, riconosciuti colpevoli dell’omicidio di Antonio D’Amico, fratello di Massimo, ex Uomo Tigre della Scu, il quale ha chiesto un euro di danno a titolo simbolico, e Carlo Cantanna. In questo troncone è stato sentito come teste Sandro Campana, fratello di Francesco, in veste di pentito.

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