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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Peritas, il giallo del certificato

BRINDISI - Potrebbero essere giorni decisivi per l’inchiesta che il procuratore Antonio Costantini ha avviato sulla Peritas, l’azienda situata alla zona industriale di Brindisi, che ha come legale rappresentante l’imprenditore Ferrero Cafaro. Oggi nello stabilimento si sono presentati dei funzionari della Asl, mentre il mese scorso della questione Peritas erano stati investiti gli uffici comunali, ai quali era stato chiesto se la ditta avesse mai ottenuto il certificato di agibilità. La riposta, datata 18 maggio a firma del dirigente Francesco Di Leverano, era stata laconica: “Non sono stati emessi certificati di agibilità per nessuna delle opere realizzate (con riferimento al progetto relativo al trattamento delle acque di prima pioggia)”.

BRINDISI - Potrebbero essere giorni decisivi per l’inchiesta che il procuratore Antonio Costantini ha avviato sulla Peritas, l’azienda situata alla zona industriale di Brindisi, che ha come legale rappresentante l’imprenditore Ferrero Cafaro. Oggi nello stabilimento si sono presentati dei funzionari della Asl, mentre il mese scorso della questione Peritas erano stati investiti gli uffici comunali, ai quali era stato chiesto se la ditta avesse mai ottenuto il certificato di agibilità. La riposta, datata 18 maggio a firma del dirigente Francesco Di Leverano, era stata laconica: “Non sono stati emessi certificati di agibilità per nessuna delle opere realizzate (con riferimento al progetto relativo al trattamento delle acque di prima pioggia)”.

La Peritas dà lavoro a 18 brindisini e produce una miscela di acqua e ammoniaca che fornisce all’Enel e ad altre aziende per i denitrificatori. L’impianto è stato inaugurato nel marzo 2007 e diverse volte qualcuno si è chiesto se la posizione fosse compatibile con le esigenze di sicurezza della città. Ora starebbe emergendo un caso incredibile, comunque vada a concludersi l’inchiesta: se la Peritas non avesse mai ottenuto il certificato di agibilità dal Comune, non avrebbe mai potuto iniziare la produzione. Ma è possibile che un’azienda che deve sottostare ai controlli di Asl, Vigili del Fuoco, Comune, Provincia e Regione possa operare senza certificato di agibilità? Non è che magari il certificato è stato richiesto ma nessuno ha mai dato una risposta?

Per sciogliere i dubbi bisognerà attendere la fine dell’inchiesta. Anche perché il professor Ferrero Cafaro, per rispetto delle indagini in corso, non ha voluto aggiungere molto a quanto dicono le carte in nostro possesso: «Preferiamo non rilasciare nessuna dichiarazione. Posso solo dire che siamo a completa disposizione dei soggetti che effettuano le verifiche». Ecco allora quel che dicono i documenti.

Arrivano le Volanti - La polizia, accompagnata da funzionari dell’ufficio urbanistico del Comune e dai vigili urbani, ha eseguito un sopralluogo in azienda il 23 marzo scorso. Dal verbale si legge che la Peritas “il 13 dicembre 2010 aveva chiesto il rilascio del certificato di agibilità”. Un mese dopo, il 17 gennaio2011, gli uffici comunali del settore Urbanistica chiedono la documentazione necessaria per poter rilasciare il certificato. Passa un altro mese e l’azienda di Cafaro consegna i documenti. È il 17 febbraio 2012. Il giorno prima, però, la Peritas chiedeva al Comune la sospensione dell’iter procedurale “per sopravvenute richieste di ulteriori varianti” ai lavori in corso nello stabilimento.

Tutto in regola - Il verbale di accertamento redatto dai funzionari dell’ufficio urbanistico (accompagnati da vigili e poliziotti) stilato dopo il sopralluogo di marzo, si conclude senza grossi problemi per la ditta: «Si accerta che la cabina elettrica è stata realizzata in un posto diverso da quello previsto dal progetto». Nulla di grave, insomma. Così come nulla di anormale era emerso il 9 febbraio 2010, quando i funzionari dell’ufficio urbanistico, quella volta accompagnati dai carabinieri, rilevarono “la conformità delle opere realizzate”.

Insomma, i dipendenti comunali verificano il procedere dei lavori di ampliamento dell’impianto, ma non si chiedono se l’impianto abbia o no il certificato di agibilità. Se lo chiede, invece, il vicequestore aggiunto Alberto D’Alessandro, che il 4 aprile 2012 ha scritto all’Ufficio tecnico di Palazzo di Città chiedendo di fornire (in copia conforme autenticata) il famoso certificato e tutta una serie di altri documenti.

Il 18 maggio scorso è giunta la risposta del dirigente Di Leverano, che metteva a disposizione la comunicazione di attività edilizia, il permesso di costruire relativo ad una sanatoria per la realizzazione di uno scavo, la planimetria dello stabilimento. La nota del dirigente si chiudeva così: «Si comunica, infine, che non sono stati emessi certificati di agibilità per nessuna delle opere realizzate» di cui si chiedevano spiegazioni. Lo stesso De Leverano, il 18 marzo 2010, dopo il sopralluogo dei carabinieri, aveva scritto che «tutte le opere riscontrate sono risultate identiche a quelle approvate e previste nei progetti approvati dal Comune».

Responsabilità - Chi dunque non ha effettuato i controlli? Il Comune? I Vigili del fuoco? La Asl? La Regione? La Provincia? Questa dell’azienda che produce ammoniaca e mette in piedi un impianto che in tanti hanno definito pericoloso, iniziando a produrre senza il certificato di agibilità (lo stesso certificato che se non rilasciato impedisce di abitare una casa) sembra la tipica storia tutta brindisina. L’azienda avrebbe potuto rispondere alle insinuazioni che circolano da giorni, e agli articoli di stampa pubblicati da un quotidiano locale, esibendo il certificato, o quanto meno la richiesta avanzata al Comune di Brindisi. Ma non lo ha fatto.

Chiudiamo questo reportage raccontando che in realtà qualcuno – prima ancora che lo facesse il vicequestore aggiunto - aveva espressamente richiesto il certificato di agibilità. Chi? La dottoressa Alessandra Pannaria, che nel 2011 ebbe tra le mani la pratica che doveva autorizzare la Peritas all’immissione dei fumi in atmosfera. Il 16 giugno (determina n. 796) la dirigente del settore Politiche del Lavoro della Provincia chiese di acquisire “a completamento delle opere,  certificato di agibilità dell’impianto, rilasciato dal Comune, prima dell’entrata in esercizio, in adempimento di quanto prescritto dallo stesso Comune con nota del 9 febbraio 2011”. Poi la pratica finì alla Regione, e della richiesta della Pannaria e delle sue prescrizioni, si sono perse le tracce.

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