Pesca illecita di oloturie anche a Brindisi: caccia ai sub
Continua il mercato in nero dei cosiddetti cetrioli di mare: sino a tre euro al chilo
BRINDISI – Caccia ai sub specializzati nella pesca illecita di oloturie nel mare di Brindisi, dove la ricerca incontrollata dei cosiddetti cetrioli di mare va avanti da mesi alimentata dal mercato in nero: sino a tre euro al chilo, stando alle ultime quotazioni.
Da quanto si apprende anche alle nostre latitudini esisterebbero squadre organizzate che per eludere ogni controllo delle forze dell’ordine aspettano il calar del sole per mollare gli ormeggi dai pontili del porto interno con natanti veloci. A bordo ci sono bombole, mute e torce. I sub raggiungono le zone della costa Nord e Sud di Brindisi per rastrellare i fondali e fare incetta di oloturie, particolarmente richieste sul mercato asiatico dove il prezzo, per alcune specie, può arrivare sino a 600 dollari al chilogrammo. All’alba il pescato viene ritirato. Il massimo consentito è cinque chili, ma anche a Brindisi il quantitativo non viene rispettato.
Questa pratica continua a impoverire i fondali marini, rendendo i cetrioli di mare specie in via di estinzione come i ricci. L’eccessivo prelievo di oloturie ne sta mettendo a rischio la sopravvivenza, esistono 377 specie conosciute di questi animali, sedici sono considerate a rischio di estinzione. Il consumo indiscriminato mette a rischio anche la nostra sicurezza alimentare perché i cetrioli di mare sono organismi filtratori, come le cozze, e possono assorbire virus, batteri, biotossine algali e metalli pesanti.
Le oloturie, quindi, assolvono importanti funzioni ecosistemiche, hanno un ruolo fondamentale nel riciclo di sostanze nutritive che possono, a loro volta, alimentare alghe e coralli. Per questo sono considerati veri e propri “spazzini del mare” che contribuiscono a preservare i delicati equilibri degli ecosistemi marini e la biodiversità marina.