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Cronaca

“Picchiato con crudeltà in corso Umberto”: brindisino chiede di patteggiare

Silvio Guadalupi accusato di lesioni personali e minacce aggravate: istanza per chiudere il conto con la giustizia a due anni. Processo ordinario per l’altro imputato, Arben Budani. Ancora oscuro il movente

BRINDISI – Un imputato ha optato per il patteggiamento della pena, l’altro invece ha rinunciato a riti alternativi dopo il decreto di giudizio immediato per l’aggressione in corso  Umberto I, a Brindisi, ai danni di un giovane che stava rientrando a casa: Silvio Guadalupi, 24 anni, potrebbe chiudere il conto con la giustizia a due anni di reclusione, mentre Arben Budani, 21, affronterà il dibattimento.

Entrambi sono accusati di lesioni personali e minacce aggravate dalla crudeltà e da futili motivi, ai danni di un giovane brindisino che non conoscevano e che aggredirono prima con le parole, poi con calci e pugni, la sera del 16 ottobre 2016. Cosa scatenò l’aggressione che i carabinieri definirono da arancia meccanica nella nota stampa per comunicare gli arresti, non è stato chiarito: il movente resta un mistero visto che i tre non si conoscevano e per risalire agli imputati sono risultate determinanti le immagini registrate dalle telecamere poste nella zona di Corso Umberto, in prossimità di una palazzina.

Per il sostituto procuratore Manuela Pellerino, titolare del fascicolo, non possono esserci dubbi sulla responsabilità di entrambi. C’è l’evidenza della prova, come si legge nella richiesta di giudizio immediato, dopo gli interrogatori resi dai due, nel frattempo ristretti ai domiciliari.

La prima udienza del processo ordinario si è svolta nei giorni scorsi davanti al Tribunale di Brindisi, in composizione monocratica. Il giudice ha ammesso la costituzione di parte civile presentata dall’avvocato Francesco Monopoli, per conto del giovane aggredito che riportò feriti giudicate guaribili in 44 giorni, stando al certificato medico acquisito agli atti di indagine.

Guadalupi e Budani, quest’ultimo noto perché in passato è stato pugile e ha conquistato titoli italiani, sono accusati perché “in concorso tra loro, dapprima a bordo di un’auto, minacciavano il ragazzo dicendogli in dialetto ‘ora ti spaccamu la facci, poi scesi dalla vettura gli cagionavano lesioni personali gravi” giudicate guaribili in 44 giorni. Il giovane riportò, stando al certificato medico, un trauma cranio-facciale, un ematoma allo zigomo sinistro con frattura della parete anteriore del seno mascellare sinistro, frattura delle ossa del naso, un trauma toracico e un trauma contusivo del rachide dorso-lombare”.

Nel capo di imputazione vengono contestati agli imputati, difesi dagli avvocati Emanuela De Francesco e Giampiero Iaia, i “motivi futili, la crudeltà” e il fatto di “aver approfittato di circostanze di tempo e luogo, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa perché agivano in orario notturno nei confronti di una persona che si muoveva da sola, disarmata e a piedi”.

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