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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Pippo Civati a Torre Guaceto: “Modello di sviluppo ecosostenibile da esportare”

E su Renzi dice: “Gli converrebbe tornare a votare, il Pd non esiste, basta con la fiction politica a Roma così come a Ostuni”. Emiliano? “Mostri coerenza”. L’onorevole presenta i quesiti referendari: “No alle trivelle, al preside manager, all’italicum e al jobs act”

BRINDISI -   “Torre Guaceto è un bel modello di sviluppo nel pieno rispetto dell’ambiente, esempio da esportare a testimonianza che l’Italia può farcela quando c’è impegno: bisogna dirlo a Matteo Renzi cosa sono stati capaci di realizzare qui, lui che adesso farebbe bene ad andare al voto, piuttosto che continuare con il centrodestra e i centristi, con Alfano ritenuto ormai uno del gruppo. Perché a Roma, come del resto ad Ostuni, non c’è più la politica, non c’è il Pd, se non una fiction tra sinistra e destra”.

La fotografia dell’Oasi naturale di Torre Guaceto, sullo sfondo della costa, inserita nel quadro nazionale, è stata scattata dall’onorevole Giuseppe Civati, stamattina in visita nel sito brindisino, nell’ambito del mini-tour legato all’indagine sulle politiche per il Sud di cui si è fatto promotore come presidente dell’associazione politica “Possibile”, tenuta a battesimo dopo il divorzio con il Partito democratico e l’addio a Matteo Renzi, con cui sembrava aver trovato la giusta sintonia ai tempi della Leopolda. Acqua passata e trapassata. Un’epoca fa. 

La storia “contemporanea” politica e personale, dallo scorso mese di maggio, data della “separazione” con conseguente passaggio nel gruppo Misto alla Camera dei deputati, racconta altro e apre a un futuro tutto da scrivere, partendo dalla raccolta firme su otto quesiti referendari per abrogare alcuni provvedimenti di legge dei governi Renzi e Monti su quattro temi fondamentali: scuola, lavoro, democrazia ed ambiente. No alle trivelle nel mar Adriatico, alla figura del preside manager, all’italicum e al jobs act. Sono necessarie 500mila firme, da raccogliere entro il 30 settembre 2015. Ieri la presentazione a Taranto, in mattinata a Torre Guaceto e nel pomeriggio a Melpignano, zone che Civati conosce bene perché qui trascorre parte delle vacanze e qui ha diversi amici. Anche politici, come il collega parlamentare Toni Matarrelli di Mesagne, anche lui nel gruppo Misto, dopo aver salutato Sinistra ecologia e libertà.

Quali sono i punti di forza di Torre Guaceto?
“La pazienza di chi ci lavora ogni giorno, il sacrificio costante della gente, dei pescatori e degli agricoltori, così come di chi amministra il consorzio: è un bel modello di sviluppo eco-compatibile da esportare dopo le fatiche che racconta concretamente la possibilità di farcela, un esempio sul quale dovrebbero lavorare le istituzioni al di là delle colorazioni politiche. L’Italia può ripartire da qui, da esempi come questo, che coniugano attività tradizionali come appunto pesca e agricoltura al turismo, nel pieno rispetto dell’ambiente che spesso viene ritenuto come qualcosa di nicchia che vnon regge dal punto di vista economico. Invece Torre Guaceto è la prova che così non è. Bisogna dirlo a Renzi che qui le cose funzionano e che ci vuole tempo, che si passa anche da conflitti e tensioni prima di raggiungere i risultati”.

Stoccata immediata a Renzi: sono trascorsi cinque anni dai tempi della Leopolda, eppure sembra un secolo vista la distanza che vi separa oggi, misurata dai no che i civatiani ripetono di fronte alle riforme di chi si presentava come rottamatore.
“E’ passato l’equilibrio che teneva assieme progetti, idee e persone, c’era anche quel gruppo di sinistra con cui Renzi è in eterno conflitto. Il Pd, in altri termini, non esiste più. Penso che gli converrebbe andare a votare: il confronto con gli elettori è fondamentale in una democrazia, piuttosto che continuare così con un governo tra sinistra e destra”.

Alleanza trasversale, per qualcuno un inciucio, per altri una politica delirante: a Ostuni di recente il Pd ha deciso di sostenere la coalizione di governo di centrodestra, rimasta a corto di numeri, per effetto del voto disgiunto.
“Sì me l’hanno detto. Ma guardi anche a Roma si governa allo stesso modo: ormai Alfano è considerato uno del gruppo, Berlusconi presta Verdini che però finge di averlo abbandonato. E’ una fiction, altro che politica. La politica vera, quella autentica, non c’è più: manca la dialettica, vale a dire il confronto che passa anche dalle urne, affinché vinca il migliore”.

Renzi non sembra avere intenzione di dimettersi, così come il primo cittadino di Ostuni non pare avere in animo di affidarsi alle urne.
“Per questo invito i cittadini a firmare i quesiti referendari: è una concreta possibilità per restituire la libertà di scelta a chi l’ha persa, perché nessuno ha mai proposto nulla. Niente di quello che è stato deciso dal governo nazionale è stato presentato ai cittadini. E allora uno si chiede: come mai? Non lo aveva fatto Bersani, né tanto meno Berlusconi, eppure le cose sono andare avanti: il motivo è che tutto è affidato a un ceto politico che trova gli equilibri con se stesso, ma non con i cittadini. Qui nel Brindisino, ora come ora, potrebbero arrivare le trivelle”.

Due degli otto quesiti sono dedicati al tema delle trivelle con lo scopo di evitare la possibilità di procedere con le trivellazione finalizzate Pippo Civati a Torre Guaceto 2-2-2alla ricerca e all’estrazione di idrocarburi e di cancellare il carattere strategico delle stesse, introdotto con lo Sblocca Italia e le procedure derogatorie.
“Non è purtroppo una battuta che qui potrebbero esserci le trivelle e non lo dico io che sono polemico. Il discorso è ampio e attiene al modello di sviluppo da scegliere: per me è valido quello di Torre Guaceto. Io preferisco questo a quello delle trivellazioni. Quando mi trovai a votare, da solo nel gruppo del Pd, contro lo Sblocca Italia, mi chiesi come facevano i parlamentari a votare tutto e poi a venire qui in Puglia, piuttosto che in Basilicata, Veneto o Umbria a proporre strade che entrano nelle case ma di cui non c’è alcun bisogno”.

Critico nei confronti di Renzi è anche il neo governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano: quanto siete vicini o lontani lei e l’ex pm, attuale numero uno del Pd in Puglia?
“In Puglia si sente la posizione critica e dialettica di Emiliano che su molte cose è d’accordo con me e non con Renzi, vedasi il decreto sulla cosiddetta Buona scuola che di buono non ha nulla, ecco perché il tema è affrontato nell’ultimo dei quesiti referendari con cui si chiede di eliminare il potere di chiamata dei presidi-manager. Quanto ad Emiliano, gli chiedo un po’ di coerenza”.

Cosa intende dire?
“Che se non si è d’accordo, è necessario trarne le conclusioni e le conseguenze. Io l’ho fatto in modo drammatico e non lo consiglio a nessuno, perché non è mai bello abbandonare un partito. Adesso stiamo provando a ricostruire le cose dal basso, questo invece è molto appassionante. In altri termini: non ci si può definire renziani il lunedì e il martedì sostenere di essere contrarissimi”.

Qual è il futuro possibile di Civati?
“Possibile è l’aggettivo giusto: stiamo lavorando con il movimento Possibile, appunto, prima di tutto sul fronte dei referendum, che possono essere sottoscritti da tutti, anche quelli del Pd più seri e disponibili, così come dai CinqueStelle e magari anche dalla destra. Ho sentito Rocco Palese che dice questi referendum vanno votati, con il suo intercalare. Facciamolo insieme e poi costruiamo una politica che risponda davvero all’esigenza di avere una sinistra di governo che in questo momento è rarefatta”.

Ci sono possibilità di confronto e dialogo con i Grillini?
“Sulle cose si può lavorare insieme, del resto molti di loro sono venuti ai banchetti per la raccolta delle firme. Ora anche i Cinque Stelle devono confrontarsi con la prospettiva di governare il Paese. E’ una sfida, una concorrenza certo, ma in senso positivo”.

Resta nel gruppo Misto?
“Sono nel gruppo Misto dove ho trovato esponenti di sinistra e destra: sembra essere rimasto nello stesso gruppo verrebbe da dire. In ogni caso sto lavorando per dare il giusto protagonismo ad alcune questioni, come la legalizzazione della cannabis, tema che diventerà caldo in autunno: sembra una questione di minore importanza, ma non è così perché significherebbe togliere miliardi di euro alle mafie. C’è poi la questione delle unioni civili: per quel motivo togliere quel poco che c’è? E ancora il reddito minimo sostenibile per aiutare chi è in condizioni di povertà o è in cerca di lavoro per cui vive una situazione di empasse, specie nel Mezzogiorno. C’è anche la questione dell’immigrazione: la politica deve dare risposte e cercare soluzioni, non le cretinate di Matteo Salvini. Sono buoni tutti a dire respingiamo che arrivano, ma non è neanche tanto giusto sul piano umanitario, per cui è necessario trovare la giusta formula dell’accoglienza con i Comuni e le altre istituzioni, in modo che sia rigorosa”.

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