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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Pizzini in latino e studi in sociologia. Ma era il nuovo capo del racket a Brindisi

ORIA – L’unico rimasto fedele ai vecchi capi, tra i luogotenenti della Scu di Mesagne, comunicava con loro utilizzando brani di Seneca e di Orazio Flacco. Francesco Campana voleva farsi strada anche usando il cervello e non solo la pistola o la lupara. In carcere si era iscritto ai corsi universitari di Sociologia. Ora potrà laurearsi anche due o tre volte, se vuole, perché lo aspetta una condanna in giudicato a nove anni, e un’altra di 14 anni e 8 mesi (in Appello) attende la decisione della Cassazione. Poi arriveranno altre contestazioni dalle indagini ancora in corso, come quella sul tentato omicidio di Vincenzo Greco l’1 luglio a Mesagne. Ma lui stamani sorrideva agli obiettivi, perché un capo deve mandare questo genere di segnali e non messaggi di sconfitta.

ORIA – L’unico rimasto fedele ai vecchi capi, tra i luogotenenti della Scu di Mesagne, comunicava con loro utilizzando brani di Seneca e di Orazio Flacco. Francesco Campana voleva farsi strada anche usando il cervello e non solo la pistola o la lupara. In carcere si era iscritto ai corsi universitari di Sociologia. Ora potrà laurearsi anche due o tre volte, se vuole, perché lo aspetta una condanna in giudicato a nove anni, e un’altra di 14 anni e 8 mesi (in Appello) attende la decisione della Cassazione. Poi arriveranno altre contestazioni dalle indagini ancora in corso, come quella sul tentato omicidio di Vincenzo Greco l’1 luglio a Mesagne. Ma lui stamani sorrideva agli obiettivi, perché un capo deve mandare questo genere di segnali e non messaggi di sconfitta.

E lui aveva in mano quasi tutta la criminalità della città di Brindisi: perché Mesagne era ed è dell’altro clan, quello decimato il 28 settembre dal Ros e il 29 dicembre dalla squadra mobile di Brindisi e dal commissariato locale, e perché la fedeltà a Giuseppe Rogoli e a Salvatore Buccarella, i capi storici prima accantonati da alcuni ex fedelissimi e poi riportati in primo piano grazie anche al lavoro di Francesco Campana, andava premiata con una maggiore fiducia e con l’incarico di ricostruire una rete di attività che potesse pompare denaro nelle casse esauste del gruppo dei “grandi vecchi”. Per questo era rimasto in zona, Campana, anche dopo la cattura del fratello Sandro avvenuta a Porto Cesareo il 27 settembre 2010. Ma il Salento deve essere stato fatale anche a lui.

Infatti nell’operazione condotta questa mattina dalla sezione criminalità organizzata della Mobile di Brindisi c’era anche quella della Mobile leccese. Su Campana le due questure stavano lavorando insieme molto probabilmente proprio dalla fine dell’estate scorsa, riuscendo a trovare nuovamente il filo per giungere all’ultimo dei ricercati – almeno per ora - della Scu brindisina. Il filo che portava ad una casa del centro storico di Oria, tra via Verdi e via Menotti. Un appartamento al piano rialzato occupato da Angelo Mingolla. A Campana era stato assegnata una minuscola dependance prefabbricata, nel giardino interno dell’abitazione. E’ stato necessario studiare un piano a prova di fuga, perché c’erano due entrate e due uscite sui vicoli vicini, ma anche la via dei tetti non andava affatto trascurata.

Cercando di non farsi notare, i poliziotti hanno circondato l’area, salendo sui terrazzi circostanti con le scale portate per questo scopo, e bloccando tutte le strade intorno. Il blitz alle 5,30. “Sono proprio io”, ha detto Campana, perché tirarla per le lunghe sarebbe stato assurdo. Gli hanno dato il tempo di vestirsi e si mettersi addosso un pullover celeste per vincere il freddo del primo mattino. Nel piccolo monolocale, poco più di un deposito, non c’erano libri in latino ma la tv sì, e ieri sera aveva seguito la puntata di ”Squadra antimafia 3”. Lui del resto, sfodera un look da “Commissario Manara”. C’era anche Lucia Monteforte, la sua compagna brindisina di 45 anni, che è stata denunciata a piede libero per favoreggiamento assieme ad Angelo Mingolla (non sono stati arrestati, come si pensava nelle ore immediatamente successive alla cattura di Campana).

“Era un emergente legato al passato”, ha detto il procuratore antimafia Cataldo Motta. “Una persona di una considerevole intelligenza che non ha mai smesso di pensare anche se tutti i periodi di detenzione cui è stata sottoposta sono stati caratterizzati dal regime del 416 bis. Nel settembre del 2007 è stata intercettata una sua lettera a Giuseppe Rogoli con allegato un brano in latino e con la traduzione italiana, tratto dal De Beneficiis di Seneca: si trattava di un passaggio, usato da Campana in chiave allusiva e simbolica, in cui si parlava di beni di cui si è solo amministratori e che devono passare ad altri padroni”. Un’allegoria, secondo il procuratore Motta, dell’atteggiamento dei capizona della Scu nei confronti dei proventi finanziari della attività criminose, di cui devono disporre solo i capi, in questo caso quelli detenuti. Ma c’è il ricorso alla letteratura latina anche in una missiva diretta al fratello Antonio (novembre 2007), di cui il magistrato di sorveglianza dispose il sequestro, in cui si attingeva al Carpe Diem di Orazio Flacco.

Francesco Campana aveva lasciato il carcere nel 2009, per essere poi sottoposto alla sorveglianza speciale con obbligo di dimora, e lui aveva scelto Brindisi e non Mesagne, “dove forse la sua presenza era diventata ingombrante”, ha spiegato ancora il capo della Dda di Lecce. A Mesagne infatti c’era il gruppo guidato dall’attuale pentito Ercole Penna e da Daniele Vicientino (latitanza conclusa di recente, il 14 marzo, in una villetta nelle campagne di Erchie scovata dai carabinieri), legati a Massimo Pasimeni e Antonio Vitale, due che avevano cercato di sganciare la Scu dalla vecchia cupola. O sorse perché Francesco campana era da tempo legato al clan dei fratelli Brandi, che controllava il capoluogo sino all’Operazione Berat Dia (processo in corso) e alla loro cattura.

E di bombe e incendi, a Brindisi, non ne sono mancato in questi ultimi mesi. Se ci sia un collegamento con la gestione Campana è ancora da dimostrare. Ma i lavori sono ancora in corso, ha sottolineato indirettamente il questore Vincenzo Carella considerando chiuso, “per ora”, un cerchio attorno alla Scu che va dall’operazione del 29 dicembre scattata sulla base delle rivelazioni del nuovo pentito Ercole Penna, all’arresto di Francesco Campana. Infatti il teorema Penna è solo nella sua prima fase di elaborazione. Ma il resto verrà, prima o poi.

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