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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Oria

Pizzo, la vittima non cede: tre arresti

ORIA – Una vittima che non si piega, una stazione carabinieri che malgrado la penuria di uomini e mezzi riesce a portare a termine una indagine delicata su una vicenda dove il peso delle minacce sulla vittima è costante: il risultato finale, tre persone arrestate.

ORIA – Una vittima che non si piega, una stazione carabinieri che malgrado la penuria di uomini e mezzi riesce a portare a termine una indagine delicata su una vicenda dove il peso delle minacce sulla vittima è costante: il risultato finale, tre persone arrestate, una in flagranza di reato tre mesi fa, due stamani su ordinanza di custodia cautelare. L’elogio alla persona sottoposta alla pressione estorsiva , e quello ai militari della stazione dell’Arma di Oria, arrivano direttamente dal procuratore della Repubblica, Marco Dinapoli. Fatto significativo, oggi i carabinieri hanno diramato la notizia alla stampa trasmettendo una nota del capo della procura. Un segnale a tutti coloro che subiscono, soprattutto nelle campagne, furti seguiti da “cavallo di ritorno”, una vecchia piaga mai debellata del tutto malgrado gli arresti, l’anello storico tra la tradizione della vecchia criminalità rurale e quella di questi anni.

Nasce proprio da un cavallo di ritorno, la vicenda di Oria, quando  il 13 gennaio scorso alla vittima vengono rubati un trattore ed una macchina cernitrice di olive. Passano le settimane, l’agricoltore comincia a pensare che tutto sia svanito in uno dei canali di riciclaggio di macchine da lavoro rubate che porta in altre regioni o spesso anche nei Balcani. Invece poco meno di un mese dopo, il 9 febbraio, arriva l’offerta di restituzione dei mezzi, dietro il pagamento di 1800 euro. La proposta la fanno all’imprenditore agricolo due persone che non conosce, a bordo di un Ford Focus verde. Uno si presenta come possibile intermediario di questa transazione.  La vittima sta a pensarci su pochissimo, e infatti va subito dal maresciallo Roberto Borrello, comandante della stazione carabinieri di Oria, a sporgere denuncia.

I militari preparano la trappola. Lo stesso giorno, subito dopo la consegna della prima tranche del denaro richiesto dagli estorsori, i carabinieri ammanettano una vecchia conoscenza, Francesco Palmisano di 34 anni, un sorvegliato speciale. Ma proprio da questo momento in poi, per il derubato la strada imbocca una salita. L’agricoltore ed i suoi familiari vengono fermati non molto lontano dalla caserma dei carabinieri da una terza persona, che con modi minacciosi intima alla vittima di ritrattare il racconto della richiesta di “cavallo di ritorno”, e in cambio promette la restituzione dei mezzi. Ancora una volta, però, il taglieggiato non si ferma e riferisce tutto agli investigatori dell’Arma locale.

Il soggetto che insisteva per ottenere un alleggerimento della posizione di Palmisano, si rifà vivo e sottopone alla vittima un atto predisposto da un noto avvocato locale con cui l’agricoltore, firmandolo, avrebbe certificato di aver ricevuto dallo stesso Palmisano una congrua somma a titolo risarcitorio. Un modo per rendere meno grave la posizione dell’indagato. Ricevuta anche questa notizia, i carabinieri ed il pm riescono ad identificare il soggetto: si trattava di  Angelo De Michele, 62enne titolare di un autolavaggio in via Torre Santa Susanna. Successivamente si accerterà anche che il mandante del “cavallo di ritorno” affidato ai due sulla Focus Verde (uno dei quali era Palmisano) era proprio De Michele.

Non restava, a quel punto, che identificare il terzo personaggio della storia, l’altra persona a bordo della Focus, l’accompagnatore di Francesco Palmisano. Esaminata l’identità e la posizione di tutti i proprietari di Focus di colore verde di Oria, i carabinieri sono giunti per esclusione, e per intuito, a Cosimo Damiano De Stradis di 27 anni: era lui alla guida dell’auto il 9 febbraio. E stamani, su ordinanze del giudice delle indagini preliminari, sono finiti in carcere anche De Stradis e De Michele.

“Con riferimento al complesso dell'indagine, tengo a sottolineare, anzitutto, il senso civico che ha contraddistinto la vittima che non si è lasciata piegare dalle intimidazioni e ha scelto, invece, con coraggio, la giusta strada della collaborazione con la giustizia, ma anche la perfetta sintonia investigativa tra Procura e Arma dei Carabinieri, che ha consentito di raggiungere un risultato investigativo importantissimo per la legalità nella provincia di Brindisi”, dice il procuratore Marco Dinapoli ai margini del fatto.

“Tengo anche a evidenziare che l'importante risultato operativo deve essere esaminato alla luce dei compiti d'istituto di una stazione carabinieri, non deputata a indagini articolate come quelle condotte nella circostanza, e delle risorse operative (umane e materiali) di cui essa è dotata, attagliate al controllo locale del territorio e alla repressione di reati non complessi: la sproporzione tra risorse limitate e importanza dell'obiettivo conseguito è di chiara evidenza e aumenta il merito dei carabinieri di Oria”.

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