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Polveri Enel: "A Cerano roghi come altrove". E le griglie delle torri "sempre aperte"

"Incendi di sterpaglie? A Cerano come in tutto il resto della provincia, nessun picco nei terreni vicino alla centrale". Lo ha detto il vice comandante dei vigili del fuoco di Brindisi, l'ingegnere Lorenzo Elia, chiamato a testimoniare dai legali dell'Enel

BRINDISI - “Incendi di sterpaglie? A Cerano come in tutto il resto della provincia, nessun picco nei terreni vicino alla centrale”. Lo ha detto il vice comandante dei vigili del fuoco di Brindisi, l’ingegnere Lorenzo Elia, chiamato a testimoniare dai legali dell’Enel proprio sulla circostanza secondo cui sarebbero stati gli incendi di stoppie ad aver diffuso una coltre nera in zona, in particolare sulle colture su cui invece gli agricoltori hanno segnalato enormi quantitativi di polvere di carbone.

Stando a quanto è emerso nell’udienza di oggi del processo per danneggiamento e getto pericoloso di cose a carico di 15 persone, fra cui 13 manager Enel, non vi sarebbe alcuna “emergenza”, desumibile dai dati che il comando possiede, riguardo alla zona di Cerano. Gli incendi di sterpaglia sono una piaga che specie in estate determina un superlavoro dei pompieri che sono costretti a percorrere in lungo e in largo tutta la provincia, ma di certo non fanno tappa fissa attorno alla centrale Federico II.

Tra l’altro, hanno fatto rilevare dribblando gli “stop” dei legali Enel, gli avvocati Alberta Fusco e Leonilda Gagliani, che insieme all’avvocato Gianvito Lillo assistono buona parte dei contadini costituitisi parte civile, la gran parte dei terreni in questione su cui sono stati denunciate le dispersioni di polveri che si sono depositate sui frutti della terra, sono coltivati. Non sono terreni abbandonati, ma su cui germoglia la vite e poi ancora crescono ortaggi, meloni e carciofi. Terreni in cui il fuoco, sostengono i presunti ‘danneggiati’ attraverso i propri legali, non c’è mai stato se non in casi fortuiti quanto eccezionali.

Rapida quanto determinante è stata la deposizione dell’ingegnere Elia, che si è incasellata in una carrellata di racconti quasi tutti di parte Enel di tecnici e di dipendenti dell’azienda. Hanno quasi tutti negato che vi sia mai stata dispersione di polveri, entrando ognuno in dettagli tecnici di propria competenza i testimoni che sono in qualche modo collegati, per un rapporto di lavoro fisso o di consulenza con l’Enel, ma sono comunque emerse alcune contraddizioni che non sono sfuggite agli avvocati di parte civile, tra cui l’avvocato Stefano Latini per Legambiente, che si sono quindi inseriti nel ragionamento ponendo i propri quesiti, sempre articlolati per cristallizzare circostanze che ambiscono a divenire prove.

In testa alla fila c’è la questione delle aperture delle torri da cui, a quanto emerso dalle indagini condotte dalla Digos di Brindisi su delega del pm Giuseppe De Nozza, si diffonde polvere nera. Sì, ci sono finestre con le ante a ribalta, che però sono “sempre chiuse” dicono i tecnici, se non quando ci sono le operazioni di lavaggio, ma ci sono anche griglie laterali che non possono mai essere sigillate e che sono necessarie a far sì che fuoriesca l’aria che si forma all’interno quando passa il carbone sull’asse attrezzato. Nelle foto che si trovano nel fascicolo del pubblico ministero, collezionate dagli uomini della Digos di Brindisi, le torri sono esternamente grigie, ben più scure di quelle che invece, linde e pulite, sono state posizionate sui plastici che anche oggi (4 febbraio) sono stati sistemati nell’aula Metrangolo, proprio dinanzi al giudice monocratico Francesco Cacucci.

Torri enel con griglie-2Un dipendente Enel, anch'egli in veste di testimone, ha garantito che da qualche tempo, nei pressi delle griglie ci sono “tendoni utili a evitare dispersioni”. Ha comunque negato che vi siano state segnalazioni di dispersioni di carbone dal carbonile scoperto che si appresta ad essere sostituito da un parco carbone ricoperto da due cupole, i cosiddetti dome.

Focus quindi sulle procedure di progressiva ambientalizzazione che per l’Enel hanno l’unico scopo di ‘migliorare’ le procedure già “attente” messe in atto, mentre per la pubblica accusa e per le parti civili sono accorgimenti adottati per evitare fenomeni che si erano già ampiamente registrati e che difatti erano stati ‘regolati’, quanto alle lamentele degli agricoltori, con transazioni di vario genere e diversa tipologia.

Proprio sulle opere di ammodernamento dei sistemi di conduzione del carbone ha riferito il presidente di Confindustria Brindisi, Pino Marinò, in qualità di responsabile della Leucci Costruzioni, che ha avuto in appalto opere da eseguire all’interno delle torri. Infine una nota di colore che non è passata inosservata ad alcuni dei proprietari di terreni agricoli presenti: le reti nei pressi delle torri che nelle scorse udienze erano state definite necessarie a evitare l’ingresso di volatili, nell’udienza odierna sono state giustificate come utili a evitare passaggio di polveri. Ma a parlare al banco dei testimoni in entrambi i casi era personale non certamente addetto alla sistemazione delle reti e quindi non per forza a conoscenza della loro funzione.

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