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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Pompieri e biker, l'addio a Maurizio

BRINDISI – Se questa storia è vera, non bisogna meravigliarsi perché è nel carattere e nello spirito di Maurizio Spinosa, il vigile del fuoco brindisino portato via a 49 anni da un cancro come tanti altri in questa città, troppi, sopra la media nazionale. L’estate scorsa, sapendo di dover morire era andato al cimitero a prenotare un loculo. Per chi è, gli avevano chiesto. “Per me”, aveva risposto con un sorriso. Oggi pomeriggio, in una giornata fredda che a lui non avrebbe certo fatto paura, perché le sfidava con la sua Honda gialla quando era libero dal servizio, i suoi colleghi a decine hanno accompagnato la sua bara in chiesa. E all’ultimo viaggio di Maurizio, un vigile coraggioso sempre, c’erano veramente tutti i biker brindisini con il gas al minimo, una volta tanto, per fare strada all’amico sino alla chiesa Ave Maris Stella.

BRINDISI – Se questa storia è vera, non bisogna meravigliarsi perché è nel carattere e nello spirito di Maurizio Spinosa, il vigile del fuoco brindisino portato via a 49 anni da un cancro come tanti altri in questa città, troppi, sopra la media nazionale. L’estate scorsa, sapendo di dover morire era andato al cimitero a prenotare un loculo. Per chi è, gli avevano chiesto. “Per me”, aveva risposto con un sorriso. Oggi pomeriggio, in una giornata fredda che a lui non avrebbe certo fatto paura, perché le sfidava con la sua Honda gialla quando era libero dal servizio, i suoi colleghi a decine hanno accompagnato la sua bara in chiesa. E all’ultimo viaggio di Maurizio, un vigile coraggioso sempre, c’erano veramente tutti i biker brindisini con il gas al minimo, una volta tanto, per fare strada all’amico sino alla chiesa Ave Maris Stella.

Il maestrale freddo fa lacrimare gli occhi, ed è stato una buona scusa per chi non è proprio riuscito a tenerli asciutti. In caserma, dalla camera ardente dove era stato vegliato il feretro di Maurizio Spinosa, e dove sono rimaste solo le squadre per le emergenze, il corteo si è snodato per tutto il quartiere Casale, preceduto dai motociclisti. La bara issata su un’autoscala, come si conviene per uno che ha passato parte della propria vita a soccorrere gli altri, e quando è arrivato il suo momento nessuno ha potuto far nulla.

In chiesa il dolore della famiglia, della moglie, del padre, e la lettera a lui, lo zio, letta da una nipote che ha voluto dirgli quanto mancherà a tutti. E alla fine le note del ‘Silenzio’ e chi ancora non aveva pianto lo ha fatto, stringendo le labbra. Fuori, sul sagrato, il suo nome gridato da tante voci, come facevano i compagni quando veniva sepolto o bruciato sulla pira un oplita greco. Quella contro gli incendi, gli incidenti, le calamità è una guerra, e i “buoni” hanno il casco dei vigili del fuoco. La foto e il casco di Maurizio lo hanno portato i colleghi della sua squadra, il suo posto sull’autopompa sarà preso da un altro. La vita continua, Maurizio Spinosa ha fatto molto per tutelare la vita altrui. La sua, non ci è riuscito.

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