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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Porticciolo, esposto sugli affitti non autorizzati

BRINDISI – Non basterà all’Autorità Portuale, forse, il ritiro delle delibere per nuove valutazioni ed approfondimenti per evitare che si complichi seriamente la faccenda delle sub concessioni al Marina di Brindisi affidate dalla società Bocca di Puglia ad operatori terzi, senza la preventiva autorizzazione della stessa authority.

BRINDISI – Non basterà all’Autorità Portuale, forse, il ritiro delle delibere per nuove valutazioni ed approfondimenti per evitare che si complichi seriamente la faccenda delle sub concessioni al Marina di Brindisi affidate dalla società Bocca di Puglia ad operatori terzi, senza la preventiva autorizzazione della stessa authority, così come prevede espressamente il Codice della Navigazione. Non basterà, forse, perché quelle sub concessioni non autorizzate (da quanto risulta al Comitato portuale che deve ratificarle dopo averne valutato le richieste) hanno avuto effetto ugualmente senza che alcuno intervenisse o si opponesse.

Non basterà, forse, perché uno dei membri del Comitato portuale, organismo che nell’ultima seduta si è rifiutato di votare – sindaco Consales in testa - improbabili sanatorie proposte dal presidente Haralambidis per i casi più recenti, ha presentato un esposto dettagliato indirizzandolo oltre che allo stesso presidente in carica dell’ente, anche al sindaco di Brindisi, al governatore Vendola, al commissario straordinario della Provincia, al presidente della Camera di Commercio, al direttore generale del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ai revisori dei conti della Bocca di Puglia Spa, al comandante della Capitaneria di Porto e non certo da ultimo, alla procura della Repubblica di Brindisi.

Il membro del Comitato portuale che ha deciso di portare allo scoperto il problema è un rappresentante dei lavoratori delle imprese portuali, Michelangelo Greco, il quale in conclusione dell’esposto, e come conseguenza dell’eventuale accertamento delle citate violazioni di articoli del Codice della Navigazione (non è roba da poco perché su uno scoglio di questo tipo è affondata al processo la corazzata British Gas), chiede l’eventuale avvio delle procedure – previste sempre dallo stesso testo di norme – di decadenza della Bocca di Puglia Spa dalla concessione per il porticciolo turistico.

Greco elenca fatti e circostanze documentate da atti. Intanto quelli dell’affidamento in gestione di parti della concessione del porto turistico, ai sensi dell’articolo 45 bis del Cod. Nav., alle società El Dorado, Capriati Vito, L’Araba Fenice, Sapori e Tradizioni, ai sensi dei relativi comma degli articoli 8 e 9 della legge 84/94. Qui, racconta Greco, nella seduta del Comitato portuale dell’8 ottobre scorso, era stato il sindaco Mimmo Consales a rilevare come non fosse possibile concedere sanatorie per subentri abusivi nella concessione, che l’Autorità Portuale non aveva comunque autorizzato a suo tempo, per ragioni da accertare ma comunque non giustificative delle violazioni.

Secondo Greco, che dichiara di aver approfondito la situazione dei subentri nella concessione detenuta dalla Bocca di Puglia Spa, la stessa società (a maggioranza delle quote privata, ma con partecipazione rilevante anche del Comune con circa il 20 per cento delle quote e di altri enti e associazioni) sarebbe recidiva. La prova di ciò sarebbero l’atto notarile con cui nel giugno del 2004 Bocca di Puglia Spa affittò un ramo d’azienda, il ristorante, alla Blue Marin Srl, ed il successivo procedimento per sfratto contro la stessa Blue Marin nel 2010, con ritorno dell’intestazione della licenza alla Bocca di Puglia.

Ma non solo. A proposito degli ultimi subentri, Greco rileva che l’Autorità non ha neppure adempiuto ad obblighi di vigilanza sulla concessione: L’Araba Fenice ad esempio ha operato dal 7 giugno al 7 ottobre 2013 (cessando quindi un giorno prima della presentazione della delibera al Comitato portuale), per quattro mesi e non per sei come dichiarato dall’ente; la ditta Capriati Vito non avrebbe mai iniziato alcuna attività; la ditta Colaianni Vito ha comunicato al Comune di aver avviato l’attività il 16 febbraio 2013 e non l’1 marzo come dichiarato dall’Authority; per la società Chiatante risulta una dichiarazione dell’Autorità portuale di periodi di attività presso il Marina di Brindisi della durata di sei mesi senza indicazione della data di avvio, mentre al Comune risulta che l’attività sia iniziata il 3 luglio 2012, quindi molto prima del tentativo di regolarizzazione dell’8 ottobre respinto dal Comitato portuale.

Quindi Greco denuncia come l’Autorità portuale di Brindisi non abbia attivato di fronte a ciò le azioni previste dagli articoli 46 e 47 del Codice della Navigazione, clausole inserite nell’atto di concessione numero 2 del 2000, rilasciato il 20 dicembre di quell’anno alla Bocca di Puglia Spa. Da qui anche la sollecitazione a verificare se non sussistano gli estremi per la revoca della concessione alla Bocca di Puglia Spa, come previsto ai comma E ed F dell’articolo 47 del Codice della Navigazione, circa le circostanze di decadenza.

Greco nell’esposto spiega anche perché ha votato contro, nella seduta dell’8 ottobre, alla sanatoria per gli otto cancelli apposti all’ingresso dei pontili del marina, sequestrati per abusivismo dalla Capitaneria di Porto, il cui esito non è stato mai comunicato dall’Autorità portuale al comitato, e alla delibera di sanatoria relativa all’installazione di un impianto di videosorveglianza avvenuto nel luglio del 2012 con pareri favorevoli di capitaneria e Dogana, ma senza informarne il Comitato portuale, che è stato chiamato ad approvare la delibera relativa dopo ben 15 mesi. Ora tutto e alla valutazione degli enti informati con l’esposto, e della stessa magistratura inquirente qualora dovesse ritenere o meno tali fatti penalmente rilevanti.

 

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