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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Premialità gonfiate al porto: la difesa attacca sulle responsabilità

L'allegato 16 prodotto dagli investigatori della Guardia di Finanza parla chiaro. In Autorità Portuale quelle premialità le prendevano tutti. Il tabulato contiene 56 nomi, tre di presidenti protempore

BRINDISI – L’allegato 16 prodotto dagli investigatori della Guardia di Finanza parla chiaro. In Autorità Portuale quelle premialità le prendevano tutti. Il tabulato contiene 56 nomi, tre di presidenti protempore (Luigi Giannini, Giuseppe Giurgola e Iraklis Haralambidis), quattro di segretari generali, sei di dirigenti, il resto di dipendenti.  Dal 2005 al 2013, in emolumenti accessori ed incentivi la spesa totale è stata di poco inferiore ai sei milioni di euro, tra i malumori, le tensioni e le accuse andante in scena nelle sedute di comitato portuale sui bilanci, negli ultimi anni.

Ma sotto processo, per concorso in peculato continuato aggravato e in truffa continuata aggravata, nel 2015 ci sono finiti solo in due: il segretario generale Nicola Del Nobile, e la dirigente dei servizi amministrativi, Vittoria Ligorio. L’udienza odierna del processo si è concentrata su un solo teste del pm, uno degli investigatori delle fiamme gialle che lavorarono al caso, il luogotenente Mastria. La pubblica accusa ha rinunciato al secondo degli investigatori in lista testi, il maresciallo Martino.

La questione che una delle difese ha inteso sollevare ha stretta attinenza con le risultanze delle indagini, e si connette proprio all’allegato 16 di cui il pubblico ministero non aveva chiesto la produzione perchè è un atto formato dalla polizia giudiziaria. Infatti poi il pm ha dato l'assenso alla richiesta di acquisizione da parte della difesa. Come mai, è l’interrogativo di partenza, la Guardia di Finanza segnalò nove nomi al pm Milto De Nozza e solo per due di essi, la Ligorio e Del Nobile, fu chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio, se tutte le persone nel tabulato avevano percepito negli anni le premialità?

Il tribunale di BrindisiC’era una differenza tra quelle somme incassate dal segretario generale Nicola Del Nobile e dalla dirigente Vittoria Ligorio, e quelle incassate dagli altri in elenco, quanto meno dalle figure con ruoli ed incarichi apicali, ha chiesto l’avvocato Gianvito Lillo al luogotenente Mastria. Ma la questione è legata ai tempi di prescrizione dei reati da parte di alcuni degli indagati, che impedisce l'azione penale.

E a chi spettava portare la proposta di delibera sulla contrattazione interna in Comitato portuale? L’ultima risposta la conosciamo tutti: è compito del presidente. Anzi, alcuni membri del Comitato portuale avevano anche protestato – con segnalazione al Ministero dei Trasporti – perché ciò talvolta non era avvenuto prima dell’inserimento in bilancio degli oneri. Per quanto riguardata le premialità, le prendevano tutti, ha risposto il luogotenente Mastria. Insomma, il compito che si prefigge la difesa è dimostrare che Vittoria Ligorio e Nicola Del Nobile non hanno percepito nulla attraverso meccanismi che non fossero quelli di cui anche gli altri avevano usufruito.

L’opinione della pubblica accusa è che l’organizzazione dei meccanismi premiali sospetti fosse invece frutto di una concertazione tra i due imputati. La difesa conta sul fatto che l’erogazione e la strutturazione delle premialità risale – come dal tabulato dell’allegato 16 – a periodi antecedenti il mandato di Del Nobile e quando la Ligorio era una dipendente anche se con incarichi praticamente dirigenziali. E anche se uno degli ultimi presidenti, Giuseppe Giurgola, sembra abbia dichiarato che tutto sarebbe avvenuto alle sue spalle.

Il processo riprenderà solo in autunno, il 3 ottobre prossimo, con l’esame di altri testi. E’ uno di quei casi scottanti che però finiscono su binari secondari: i due imputati sono da tempo a piede libero, e molto probabilmente il 3 ottobre 2016 non esisterà più neppure l’Autorità Portuale di Brindisi, dove ai bei tempi si pagava persino una indennità di presenza giornaliera. Proprio come in fabbrica o a scuola, direbbe qualcuno in vena di ironia.

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