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Cronaca

Brindisi e la Grande guerra: presentato il progetto di convegni

Nel 2014 ricorre il centenario della “Grande Guerra”, che ebbe origine dalle rivalità economiche e politiche innescatesi tra le grandi potenze europee che puntavano all’espansione coloniale e alla conquista di nuovi mercati. Fu in seguito all’assassinio dell’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 ad opera del nazionalista bosniaco Gavrilo Princip, vi fu lo scoppio del primo conflitto mondiale (28 luglio 1914) che terminò nel 1918 con una perdita enorme di vite umane

BRINDISI - Nel 2014 ricorre il centenario della “Grande Guerra”, che ebbe origine dalle rivalità economiche e politiche innescatesi tra le grandi potenze europee che puntavano all’espansione coloniale e alla conquista di nuovi mercati. Fu in seguito all’assassinio dell’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando e di sua moglie, avvenuto a Sarajevo il 28 giugno 1914 ad opera del nazionalista bosniaco Gavrilo Princip, vi fu lo scoppio del primo conflitto mondiale (28 luglio 1914) che terminò nel 1918 con una perdita enorme di vite umane.

Recuperare la memoria del grande conflitto bellico in vista del suo centenario è quindi un dovere soprattutto nei confronti dei milioni di uomini caduti in guerra. Brindisi lo farà, dal prossimo aprile, con un ciclo di incontri intitolato “Brindisi e la Grande Guerra” promosso dagli storici della sezione di Brindisi della Società di Storia Patria per la Puglia, i quali mercoledì hanno voluto dare con una conferenza svoltasi a Palazzo Nervegna un anticipo della programmazione prevista. All’incontro introduttivo hanno preso parte i professori Antonio Mario Caputo e Giacomo Carito della sezione di Brindisi, il contrammiraglio Pasquale Guerra, comandante della Brigata Marina San Marco, e l’ingegner Nino Prete, che nel corso dell’incontro ha presentato il suo libro intitolato “La Linea Cadorna e il Forte Lusardi in Colico”.

Bombardamenti di Brindisi attorno al comando MarinaL’incontro è stato coordinato dal consigliere regionale della Società di Storia Patria per la Puglia, il professor Domenico Urgesi, che in apertura del suo intervento ha ricordato le cifre del conflitto mondiale (dieci milioni di soldati morti più le vittime di fame, carestie, privazioni., un numero questo non quantificabile), l’entrata in guerra del nostro Paese con gli scontri tra interventisti e neutralisti, la partecipazione dei tantissimi contadini al conflitto e l’unificazione di tanti dialetti diversi che si unirono per la guerra. Il consigliere regionale della società ha, infine, ricordato alcuni libri che raccontano le vicende della prima guerra mondiale (il libro di Lorenzo Del Boca “Grande guerra, piccoli generali” e quello di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”) e l’aspetto del conflitto di cui si occuperà la sezione di Brindisi: cioè come la Puglia, Brindisi e il Salento, hanno affrontato la tragedia (Foto: effetti di un bombardamento austriaco a Brindisi).

Soldati serbi all'arrivo a Brindisi-2La parola è quindi passata al contrammiraglio Pasquale Guerra che ha proposto un’interessante introduzione al tema offrendo al pubblico presente in sala un parallelismo tra immagini d’epoca e attuali del Castello svevo. Guerra ha  ricordato gli anni prima del Novecento, quando Brindisi non era ancora sede di una base navale, la decisione del consiglio comunale cittadino che il 26 maggio 1905 accettò di trasformare il porto di Brindisi in base militare, per poi ricordare gli anni in cui la Marina prese “possesso” del Seno di Ponente. Tra gli altri punti toccati dal contrammiraglio: il primo colpo di fucile sparato durante il conflitto mondiale e per causa del quale perse la vita il primo caduto ufficiale, il soldato Riccardo Di Giusto (Battaglione Cividale, sedicesima compagnia), e il bombardamento della città di Manfredonia ad opera delle navi austriache. Manfredonia fu sede della battaglia navale nella quale il cacciatorpediniere Turbine fronteggiò da solo ben quattro navi della formazione nemica, finendo poi affondato (Foto: arrivo di soldati serbi a Brindisi).  

La vecchia batteria costiera di Punta PenneSecondo il professor Antonio Mario Caputo la ricorrenza del centenario rappresenta l’occasione per “ripensare alle circostanze in tutti i suoi aspetti”. Per il segretario della sezione di Brindisi della società di Storia Patria per la Puglia, quegli anni non furono solo causa di sconvolgimenti geo-politici ma anche di stravolgimenti degli apparati produttivi e familiari. L’apporto delle donne negli anni del conflitto (si fecero carico del peso delle famiglie in quanto gli uomini erano al fronte) e l’uso di armamenti sempre più potenti (le armi automatiche) sono stati gli altri punti toccati dall’intervento del professor Caputo, che ha quindi concluso il suo intervento anticipando che nel corso delle diverse sessioni previste da aprile saranno “rinverditi” anche i personaggi, i militari, i morti e gli eroi, cioè “i protagonisti della Grande Guerra” (Foto: la batteria costiera di Punta Penne).

Da sinistra, Nino Prete, Antonio Caputo e Giacomo Carito-001-2Il professor Carito ha ricordato come Brindisi e le altre città pugliesi non siano rimaste estranee al conflitto, l’arrivo a fine luglio del 1914 di una squadra della Regia Marina e il dibattito che si sviluppò tra interventisti e neutralisti pugliesi. Alcune riflessioni sull’accaduto effettuate dall’ammiraglio Thaon De Revel, i bombardamenti che colpirono Brindisi durante il primo conflitto (una trentina), i tre decreti del 1911 che determinarono le zone di servitù militare in città, la battaglia del Mediterraneo e quella di Otranto sono stati gli argomenti presi in esame dal presidente della sezione di Brindisi (Foto: Prete, Caputo e Carito).

L'intervento del contrammiraglio Guerra-001-2Infine, l’ultimo intervento è stato quello dell’ingegner Nino Prete che ha offerto una relazione storico–tecnico-ingegnierista del sistema difensivo situato sulle Alpi lombarde chiamato Linea Cadorna, costruito nel 1912 per prevenire l’eventuale entrata in guerra della Svizzera. L’ingegnere ha quindi proposto un’analisi dettagliata degli elementi che compongono la Linea Cadorna: le trincee, i forti, le batterie e le gallerie di mina. Successivamente vi è stata la descrizione del Forte Lusardi (uno dei forti del sistema difensivo) situato sul colle Montecchio di Colico. Al termine del suo intervento Prete ha proposto una ricostruzione tridimensionale del forte (Foto: il contrammiraglio Pasquale Guerra).

Domenico Urgesi-001-2Ma sarà più interessante per Brindisi rivalutare nel centenario della Grande Guerra alcune opere di ingegneria militare ancora esistenti, come le batterie costiere, il ruolo centrale del porto nella vigilanza sul traffico marittimo nel canale d’Otranto, il giallo dell’esplosione della corazzata Brin, lo sviluppo dell’aeroporto, il salvataggio nel 1916 dell’esercito serbo trasferito a Brindisi con un'operazione condotta da 45 navi italiane, 21 francesi e 11 inglesi, che entro il 9 febbraio di quell’anno riuscirono a trasferire dall’altra parte dell’Adriatico i soldati serbi in ritirata incluso il re Pietro I Karageorgevich e il principe ereditario Alessandro, che aveva guidato la resistenza, e la famiglia reale del Montenegro, il re Nicola e la regina Milena: la flotta italiana perse sei piroscafi e due navi, affondati dai sommergibili austriaci (Foto: Domenico Urgesi).

Il pubblico dell'incontro-001-2La sera dell'8 giugno del 1916, l'intero 55° Reggimento della Brigata di fanteria Marche, imbarcato a Valona per raggiungere Brindisi dopo aver partecipato alle attività del corpo di spedizione in Albania, scomparve interamente nell'affondamento del piroscafo Principe Umberto centrato da un siluro austroungarico. Morirono 1700 uomini. Ricostruendo e ricordando questi eventi si potrà dare un contributo specifico al panorama molto fitto di celebrazioni e manifestazioni a livello nazionale per il centenario del primo conflitto mondiale, e a questo sta lavorando la sezione brindisina della Società di Storia Patria (Foto: il pubblico dell'incontro).

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