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Cronaca

Prima di andare in carcere il vivaista ha voluto abbracciare i tre figli

FASANO – Leonardo Mileto, 51 anni, il lavoro nei campi iniziato a 6, la mattina del 24 febbraio scorso ha sparato per gelosia ma forse non solo per quello. Stamani il procuratore capo di Brindisi, Marco Di Napoli, non ha raccontato ai cronisti tutto ciò che gli investigatori sanno, hanno appreso, sul conto di Angelo De Angelis, l’edicolante fulminato con due cartucce per la caccia al cinghiale davanti alla porta di casa e a quella della sua rivendita: “Possiamo solo dire – ha ripetuto – che non conduceva quella vita specchiata che si riteneva all’inizio delle indagini”. Relazioni con altre donne, pare, perciò quella con Anna Ferrara, 44 anni, moglie di Mileti, era l’ultima della serie.

FASANO – Leonardo Mileti, 51 anni, il lavoro nei campi iniziato a 6, la mattina del 24 febbraio scorso ha sparato per gelosia ma forse non solo per quello. Stamani il procuratore capo di Brindisi, Marco Di Napoli, non ha raccontato ai cronisti tutto ciò che gli investigatori sanno, hanno appreso, sul conto di Angelo De Angelis, l’edicolante fulminato con due cartucce per la caccia al cinghiale davanti alla porta di casa e a quella della sua rivendita: “Possiamo solo dire – ha ripetuto – che non conduceva quella vita specchiata che si riteneva all’inizio delle indagini”. Relazioni con altre donne, pare, perciò quella con Anna Ferrara, 44 anni, moglie di Mileti, era l’ultima della serie.

La dinamica dei fatti sfociati nell’agguato avvenuto alle 6 del mattino in via Mignozzi, sotto la pioggia battente, non si può spiegare solo con un raptus che spesso le passioni violente determinano, ma con un processo di elaborazione della vicenda che può essere in parte spiegato con la cultura semplice ma ispirata a grande dignità di Leonardo Mileti. Perché i primi passi che Mileti ha compiuto, quando è venuto a sapere dell’adulterio della moglie, sono stati quelli della ricerca della verità, per capire sino a che punto la propria vita e quella della sua famiglia sarebbe stata segnata dalla relazione tra la consorte e un personaggio di cui lui aveva avuto modo di conoscere il vero volto.

Il vivaista ha capito che qualcosa si era rotto nella sua relazione coniugale notando come la moglie vestisse in maniera più ricercata, persino nella scelta della biancheria intima. E allora ha indagato, e quando si è convinto che c’era un altro uomo, Angelo De Angelis, ha interrogato anche Anna Ferrara. E lei, sembra, non ha negato. C’è stato un primo incontro di chiarimento tra Mileti e De Angelis nell’edicola, dove l’agricoltore è andato ad affrontare l’edicolante per chiedergli conto della situazione, ma – ha spiegato il procuratore Di Napoli – l’edicolante ha negato tutto. Poi un secondo incontro nel garage di casa dei Mileti, un confronto a tre in cui ancora De Angelis avrebbe negato.

Le due famiglie abitano a duecento metri di distanza, alla periferia di Fasano verso la zona industriale. Per imporsi la calma, Leo Mileti (lo ha detto agli investigatori al momento della confessione) in quei giorni cruciali aveva cominciato ad assumere tranquillanti. Le intere fondamenta della sua vita erano crollate. Ma c’erano e ci sono anche tre figli. Non è bastata la preoccupazione per il loro futuro, per la loro vita a fermare la mano del vivaista, provetto cacciatore e possessore di quattro fucili, sequestrati dai carabinieri nella sua abitazione assieme a varie scatole di cartucce, inclusa una del tipo utilizzato per l’omicidio.

Leo Mileti è andato a farsi giustizia a bordo del suo motocarro, quello che usa da sempre per il lavoro. E proprio un Ape era stato segnalato dai pochi testi in grado di raccontare qualcosa che potesse essere messa in relazione con l’omicidio del 24 febbraio. Tuttavia i carabinieri della compagnia di Fasano comandata dal capitano Gianluca Sirsi, e del Reparto operativo provinciale (ten. colonnello Gennaro Ventriglia) sono giunti alla soluzione del caso esaminando i tabulati dell’utenza telefonica mobile di De Angelis. C’era infatti un numero che in due mesi aveva registrato circa 800 contatti, ha raccontato il procuratore Marco Di Napoli. Il magistrato inquirente, Milto De Nozza, ha autorizzato indagini anche questa utenza sospetta, che però risultava intestata ad un uomo.

Pm e carabinieri sono andati rapidamente oltre, ed hanno scoperto quasi subito che in realtà quella scheda Sim era in uso ad Anna Ferrara. Una moglie o un marito sospettosi si sarebbero fermati di fronte alla prima evidenza, era un sistema semplice per sviare l’attenzione. Ed Anna Ferrara portava a Leonardo Mileti: è bastato fare un controllo sulla banca data a disposizione degli inquirenti per accertare che l’uomo non solo era il marito della Ferrara, ma era anche titolare di una licenza di caccia. Troppe coincidenze, includendo quella dell’Ape. Ad aggravare i sospetti ci ha pensato la stessa Anna Ferrara, la quale convocata in caserma dal sostituto procuratore Milto De Nozza si è presentata in compagnia del marito.

Messa di fronte ai fatti, Anna Ferrara ha ammesso la relazione, ma nel contempo ha cercato di sminuirne il valore e l’intensità, giungendo anche a dire che il marito non era una persona che dava peso a queste cose, presentandolo quasi come consenziente. Alla fine, alle strette, la Ferrara avrebbe fatto anche parziali ammissioni in ordine all’omicidio. Subito dopo è stato ascoltato Leonardo Mileti. Anche lui è stato messo di fronte ai fatti, tra i quali una perizia balistica che avrebbe immancabilmente dimostrato il suo coinvolgimento. E Mileti non ha più potuto negare.

Al pm Milto De Nozza e ai carabinieri, a interrogatorio concluso nella serata di sabato, il vivaista Leo Mileti cresciuto nella fatica dei campi, nel giorno del suo 51 compleanno, forse l’ultimo da uomo libero, ha chiesto solo una cosa: di passare da casa per abbracciare i figli. Il magistrato non gli ha potuto concedere ciò, ma è stato invece fatto in modo che i tre ragazzi fossero portati in caserma, dove hanno salutato il genitore prima del trasferimento in carcere. Il bilancio della storia è questo: un morto, e due famiglie su cui per sempre peseranno i fatti di quella mattina gelida e piovosa in via Mignozzi.

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