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Cronaca

Processo a don Caramia, teste ex parroco condannato per abusi

Don Giampiero Peschiulli, riconosciuto colpevole di atti sessuali su chierichetto, è stato citato dall'avvocato della parte civile nel dibattimento in cui è imputato l'ex sacerdote della chiesa di Bozzano

BRINDISI – Nel processo in cui è imputato l’ex parroco del quartiere Bozzano di Brindisi, don Francesco Caramia, accusato di atti sessuali su un chierichetto, sarà ascoltato un sacerdote condannato con la stessa accusa: nella lista di testi, figura don Giampiero Peschiulli, per anni guida spirituale della chiesa di Santa  Lucia, al quale anche in Appello sono stati inflitti tre anni e otto mesi.

Il parroco don Francesco CaramiaDon Gianpiero PeschiulliPeschiulli, arrestato il 20 maggio 2015 e nel frattempo ai domiciliari in una comunità religiosa, è stato citato in qualità di teste dall’avvocato della parte civile nel processo incardinato divanzi al Tribunale di Brindisi, presieduto da Gienantonio Chiarelli. Il suo ascolto è stato ritenuto necessario dall’avvocato Carmela Roma che in giudizio rappresenta La mamma del chierichetto.

All’epoca dei fatti oggetto del capo di imputazione, il bambino aveva nove anni. E’ stato ascoltato in sede di incidente probatorio alla presenza della criminologa Roberta Bruzzone, nominata come consulente dai difensori dell’imputato, gli avvocati Rosanna Saracino e Giancarlo Camassa.

Sono stati già sentiti in qualità di testi dell’accusa, sostenuta dal pm Milto Stefano De Nozza, la mamma del ragazzino, la perpetua di don Francesco Caramia, al servizio della parrocchia San Giustino de’ Jacobis e il pediatra che per primo raccolse i dubbi del genitore e spose denuncia. La donna, a sua volta, apprese tutto parlando con un’amica del figlio.

Per quale motivo la parte civile intende ascoltare don Giampiero Peschiulli? La finalità della testimonianza sarà evidente in udienza, ma pare che siano considerate pertinenti alcune delle intercettazioni telefoniche confluite nell’ordinanza di arresto a carico dell’ex parroco di Santa Lucia: in alcuni stralci, il prete sosteneva che nel caso in cui avesse parlato lui, sarebbero state scoperte situazioni particolari interne alla chiesa brindisina, con riferimento ad alcuni casi di cui sosteneva di essere a conoscenza.

Peschiulli, difeso dall’avvocato Roberto Cavalera, è stato giudicato con rito abbreviato e condannato a tre anni e otto mesi, pena confermata nel secondo grado di giudizio. Il parroco ha sempre respinto le accuse, anche davanti alle immagini registrate dalle telecamere de Le Iene, la trasmissione di Mediaset che diede avvio all’inchiesta. Il servizio venne firmato dall’inviato Giulio Golia che a Brindisi arrivò con alcuni attori per incontrare il sacerdote dopo aver ricevuto una mail tra aprile e maggio 2014, nella quale una “persona residente in città riferiva di essere stata vittima di avance sessuali di Peschiulli”. Le Iene lo chiamarono il prete “pomicione”. Quando tornarono per chiedere spiegazioni lui si chiuse in sacrestia e chiamò il 112, mentre su Facebook si registrò una valanga di commenti.

Don Francesco Caramia è finito sotto processo con accusa identica, dopo essere stato arrestato il 15 giugno 2016: ha scelto il processo ordinario, nel frattempo ha ottenuto anche lui i domiciliari in una comunità religiosa, e da quando è iniziato il dibattimento è sempre stato presente in udienza. Ai suoi difensori ha confermato la volontà di sottoporsi all’esame per difendersi: rivendica la propria innocenza così come ha fatto in sede di interrogatorio di garanzia. I penalisti Saracino e Camassa hanno chiesto l’ascolto dell’attuale vescovo, monsignor Domenico Caliandro, e dei precedenti, Talucci e Todisco.

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