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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Ostuni

Profughi: rivolta per il condizionatore

OSTUNI - L’aria condizionata in tilt solo nelle stanze dei profughi dalla pelle nera: questo l’ultimo pretesto. Ci mancava l’accusa di razzismo a carico di Stefano Valente, il titolare dell’Hotel La Fazenda: struttura alberghiera dove dal maggio scorso hanno trovato ricovero una settantina di profughi, di diverse etnie.

OSTUNI - L’aria condizionata in tilt solo nelle stanze dei profughi dalla pelle nera: questo l’ultimo pretesto. Ci mancava l’accusa di razzismo a carico di Stefano Valente, il titolare dell’Hotel La Fazenda: struttura alberghiera dove dal maggio scorso hanno trovato ricovero  una settantina di profughi, di diverse etnie.

Questa volta gli ospiti originari delle aree sub-sahariane hanno inscenato una protesta contestando al gestore dell’albergo il mancato funzionamento nelle loro stanze dell’aria condizionata. “Nelle stanze dei maghrebini l’aria fredda c’è”. Questa l’accusa, che voleva sottintendere una sorta di discriminazione legata al colore della pelle.

E così è scoppiato il caos, con il titolare dell’albergo costretto ad allontanarsi in fretta dalla struttura, per evitare di finire nelle grinfie di  alcuni esagitati. Suonata la campanelle dell’ennesima emergenza, sul posto sono dovuti accorre polizia, carabinieri, militari delle Fiamme gialle, vigili urbani e Guardia giurate, per sedare gli animi.

A provocare gli animi sarebbero stati una decina di emigranti, che nelle ultime settimane avrebbero provocato non poche baruffe tra i tavoli della sala ristorante e lungo i corridoi dell’albergo, arrecando anche seri danni alla struttura: un impianto ricettivo che di fatto per ragioni di sicurezza da oltre un mese è stato chiuso al pubblico, per consentire un comodo ricovero agli immigrati.

Un’emergenza silenziosa, sottovalutata dalle istituzioni, pressoché ignorata dalla Protezione civile. E così, nell’indifferenza generale, l’Hotel è diventata una polveriera, pronta a esplodere, al primo pretesto. Presso l’albergo di Ostuni, che la Protezione civile utilizza come centro di accoglienza per gli immigrati, gli incidenti sono continui.

Una situazione ormai ingestibile, sotto il profilo dell’ordine pubblico, tanto da spingere il titolare del complesso alberghiero, Stefano Valente, a lanciare un nuovo allarme: “Qui è un caos inaccettabile, in attesa dei permessi definitivi di soggiorno. Ho messo la struttura a piena disposizione della Protezione civile, ma sono stato lasciato solo a gestire questa emergenza, accusando peraltro danni evidenti. A queste condizioni non è possibile andare avanti. La struttura è al collasso”.

Ad oggi l’albergo ospita un’ottantina di profughi. Molti di loro provengono dalle terre tunisine situate ai confini con la Libia, altri sono scappati dalla Palestina, dalla Siria, dall’Afghanistan, dal Ghana, dalla Nigeria, dal Pakistan, dal Bangladesh. Tutti si sono lasciati alle spalle guerre e povertà. Sognano un permesso definitivo e un futuro migliore. Ma tra di loro c’è anche chi, nell’attesa, si batte per l’aria condizionata.

Il paradosso? Mentre l’Hotel Fazenda è al collasso, il Governo centrale, sollevando dubbi e perplessità anche tra in sindacati delle forze di polizia, ha ipotizzato di individuare il litorale brindisino tra le località di vacanza dove inviare, con compiti di pattugliamento, i 350 militari che finora erano stati utilizzati per la vigilanza a Milano. Bene, se mai dovessero approdare forze dell’esercito sul territorio brindisino e se mai la tendopoli di Manduria dovesse essere smontata per essere reimpiantata presso l’ex base Usaf di San Vito dei Normanni, i fronti caldi a necessitare di vigilanza straordinaria più che il litorale brindisino sarebbero altri: Hotel Fazenda compreso.

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