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Cronaca

Protestò nel salone di Palazzo di città, assolto dall’accusa di invasione di edificio

Imputato un brindisino disoccupato, la Corte d’Appello di Lecce: “Il fatto non costituisce reato”

BRINDISI – Un disoccupato di Brindisi è stato assolto a distanza di sette anni dall’accusa di “invasione di edifici pubblici”, mossa all’epoca per aver protestato contro il Comune di Brindisi, trascorrendo anche la notte nel salone di rappresentanza del Palazzo, in seguito alla decisione della società titolare del servizio di nettezza urbana, di assumere giovani leccesi e non brindisini. Il fatto non costituisce reato, secondo la Corte d’Appello di Lecce, che ha riformato la sentenza di primo grado.

La protesta

mauro durante-3Il giovane, Stefano S, era stato condannato a un mese più 200 euro di multa dal Tribunale di Brindisi, in composizione monocratica, il 3 giugno 2014, a conclusione dell’inchiesta degli agenti della Digos. La Corte salentina ha accolto l’istanza del difensore dell’imputato, Mauro Durante, penalista del foro di Brindisi.

Al centro del processo, la manifestazione di un gruppo composto da 36 brindisini, la maggior parte dei quali disoccupati e vicini alla sigla sindacale Cobas: i giovani decisero di occupare in segno di protesta Palazzo di città, dandosi appuntamento del salone di rappresentanza intitolato a Mario Marino Guadalupi, la mattina del 9 marzo 2011.

L’accusa

Per l’accusa, imbastita dal pubblico ministero, quella protesta assumeva profili penalmente rilevanti, perché di trattava di “una invasione” del Comune di Brindisi. Invasione di edificio pubblico perché alcuni disoccupati, stando a quando si legge nel capo di imputazione, riuscirono a superare il cordone di protezione degli agenti della polizia locale e raggiunsero il salone. Alcuni trascorsero anche la notte nello stesso salone di rappresentanza. Tutto questo dopo che, nei giorni precedenti, la protesta era stata limitata alla presenza del gruppo all’esterno di Palazzo di città, davanti al cancello e nel cortile di piazza Matteotti.

Il Tribunale

Per il Tribunale di Brindisi, così come per il pm, la conclusione è stata la seguente: “Non può dubitarsi che vada qualificata come arbitraria l’invasione di un edificio pubblico, anche se la stessa sia avvenuta per uno scopo strumentale e dimostrativo”. Secondo il giudice, l’imputato aveva agito con l’intenzione di ricevere una “utilità” consistente “nella volontà di dare maggiore risonanza a una manifestazione di protesta e convincere i rappresentanti delle istituzioni,  dare ascolto alle esigenze alla base della protesta”. Per questo l’imputato è stato condannato dal giudice monocratico.

La difesa

Il difensore ha appellato la pronuncia chiedendo l’assoluzione: “L’ingresso nel salone non avrebbe consentito ai lavoratori di realizzare alcuna utilità, patrimoniale o non”, ha detto l’avvocato Durante. Ne deriva l’insussistenza dell’elemento psicologico, di conseguenza ha chiesto di escludere la responsabilità in capo all’imputato. Ieri, la sentenza di secondo grado: “Assoluzione perché il fatto non costituisce reato”. Le motivazioni saranno depositate nel termine di 90 giorni.

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