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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Protezioni, 3 anni e mezzo al maresciallo

BRINDISI - Il maresciallo tentò di incassare denaro in forma di “tangente” da alcuni commercianti, in cambio di favori. Non solo. Rivelò segreti d’ufficio proprio per poi promettere un aiutino, attendendosi naturalmente delle spontanee ricompense. E si rese responsabile anche di peculato. E’ quanto è emerso a conclusione del processo di primo grado a carico di Giovanni Buccoliero, carabiniere di 52 anni, condannato dal Tribunale di Brindisi a 3 anni e 6 mesi e all’interdizione per un anno dai pubblici uffici per una serie di fatti per i quali fu denunciato dalla Squadra mobile di Brindisi a seguito di un’indagine accurata sui suoi atteggiamenti.

BRINDISI - Il maresciallo tentò di incassare denaro in forma di “tangente” da alcuni commercianti, in cambio di favori. Non solo. Rivelò segreti d’ufficio proprio per poi promettere un aiutino, attendendosi naturalmente delle spontanee ricompense. E si rese responsabile anche di peculato. E’ quanto è emerso a conclusione del processo di primo grado a carico di Giovanni Buccoliero, carabiniere di 52 anni, condannato dal Tribunale di Brindisi a 3 anni e 6 mesi e all’interdizione per un anno dai pubblici uffici per una serie di fatti per i quali fu denunciato dalla Squadra mobile di Brindisi a seguito di un’indagine accurata sui suoi atteggiamenti.

Buccoliero, difeso dagli avvocati Raffaele Missere e Franz Pesare, era in servizio al Nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Brindisi, all’epoca dei fatti. Nel 2009 fu destinatario di un’ordinanza interdittiva disposta dal gip Antonia Martalò che fu solo in parte annullata dai giudici del Tribunale del Riesame. E’ stato poi sospeso, provvedimento amministrativo che ha contestato al Tar e che non è stato però revocato.

Il dibattimento è iniziato nel 2010. Nella penultima udienza il pm, Raffaele Casto, ne aveva chiesto la condanna a 8 anni e 11 mesi di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’avvio dell’inchiesta seguì a una serie di esposti e querele presentati da titolari di esercizi commerciali, tra cui il proprietario del negozio “La cornice” di Brindisi. Secondo quanto costoro dichiararono il maresciallo forniva protezione in cambio di cifre che potevano arrivare fino a mille euro.

Secondo l’impostazione dell’accusa il maresciallo capo avrebbe perfino favorito il suo amico, il titolare di un noto night di San Pietro Vernotico, garantendogli una certa “indulgenza” in caso di controlli. Per l’accusa il maresciallo aveva fatto pesare la propria divisa al fine di ottenere favori vari, in forma di banconote. Dai caffè a 50 centesimi ai “prestiti” in denaro per più di qualche centinaio di euro, dati per ricompensare l’ interessamento in questioni autorizzative che concernevano i pubblici spettacoli. E aveva anche fatto pressione sui giornalisti, contattati al telefono perché facessero in modo di convincere alcuni colleghi a non mettere il naso in questioni che avrebbero fatto meglio a lasciare perdere.

Il conto gli è stato presentato: 2 anni per alcuni episodi di tentata concussione, 9 mesi moltiplicato per due per altri fatti ritenuti di minor conto ma comunque sanzionati. Per altre vicende, di minor conto, è stato invece assolto, ma la pena complessiva è tale che, nonostante il carabiniere sia incensurato, non ha potuto beneficiare della sospensione condizionale. La difesa ha comunque annunciato ricorso in appello.

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