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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Prudentino: “Ho vissuto di contrabbando e ho pagato, ma l’accusa di omicidio è stata un’infamia”

OSTUNI - Assolto dalle accuse più gravi: omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sigarette, droga e armi. Ciccio La Busta si toglie un peso ed un minuto dopo si sfoga, concedendosi per la prima volta alla stampa. “Accuse infamanti, che mi sono costate cinque anni di carcere duro. Io quel delitto non l’ho commesso. Avrei potuto costruirmi un alibi e non l'ho mai fatto. Sapevo di essere innocente, non ero il mandante di un omicidio. I giudici mi hanno dato ragione e grazie all’avvocato Lolita Buonfiglio Tanzarella sono state smontate le accuse di quel signore: un personaggio inaffidabile, che non meriterebbe di essere definito collaboratore di giustizia”. Francesco Prudentino (ostunese, 62 anni) punta il dito contro Benedetto Stano, detto Adriano. E lo fa a muso duro.

OSTUNI - Assolto dalle accuse più gravi: omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata al traffico di sigarette, droga e armi. Ciccio La Busta si toglie un peso ed un minuto dopo si sfoga, concedendosi  per la prima volta alla stampa. “Accuse infamanti, che mi sono costate cinque anni di carcere duro. Io quel delitto non l’ho commesso. Avrei potuto costruirmi un alibi e non l'ho mai fatto. Sapevo di essere innocente, non ero il mandante di un omicidio. I giudici mi hanno dato ragione e grazie all’avvocato Lolita Buonfiglio Tanzarella sono state smontate le accuse di quel signore: un personaggio inaffidabile, che non meriterebbe di essere definito collaboratore di giustizia”. Francesco Prudentino (ostunese, 62 anni) punta il dito contro Benedetto Stano, detto Adriano. E lo fa a muso duro.

“E’ un calunniatore, che ha agito per invidia e per ritorsione nei miei confronti. Non ho mai voluto fare affari con lui. Mi ha sempre osteggiato, per una ragione molto semplice: all’epoca voleva entrare in società con me, al 50 per cento.  Ma io con lui e con le sue attività non volevo avere nulla a che fare. Stano e i suoi amici non erano interessati alle sigarette. Ed io ho pagato un prezzo altissimo per proteggere il mio lavoro dalla loro sporcizia”.

Non nega di aver esercitato il contrabbando ma non accetta etichette eclatanti, lui che oggi, dopo aver subito sequestri e confische, dice di vivere con la pensione della moglie, scomparsa di recente per un male incurabile: “Ho pagato per le mie colpe, quelle vere. Mi hanno tolto tutto. Sono stato definito la Primula rossa, il re del contrabbando. Certo, non nego di essere stato un contrabbandiere di primo piano, come tanti in quegli anni. Si è pensato e detto che agissi quasi in una sorta di regime di monopolio, che avessi protezioni governative in Montenegro. Io al presidente montenegrino Milo Djukanovic non ho mai stretto neppure la mano. Certo, nelle sigarette ho investito i miei guadagni: quelle che acquistavo in Svizzera e le rivendevo. Altri andavano a rubare, trafficavano in armi e droga, lucravano sui viaggi dei clandestini. Io con questa robaccia non ha mai avuto nulla a che spartire. E oggi lo hanno compreso anche i giudici”.

Assolto dalla Corte d'Assise di Bari dalle accuse più gravi e infamanti, Prudentino si scaglia soprattutto contro chi in questi lunghi anni lo ha accusato dell’omicidio di Vladimir Jelenic: “Stano l’ho tenuto sempre alla larga. Ha iniziato a diffamarmi già in Montenegro. E pur di star lontano da lui mi trasferii a Zelenica. Da malavitoso l’unica arma che poteva giocarsi era la cospirazione e la diffamazione. Da quasi pentito a confidente della Questura aveva programmato di sopprimermi, di squagliarmi, facendosi aiutare a costruire prove false sul mio conto. Tanto, da confidente, si sentiva le spalle coperte. Il disegno non gli è riuscito”.

Poi la mente torna agli anni della Marlboro city, al periodo della latitanza, alla cattura, avvenuta a Solonicco nel 2000. All’indomani qualcuno disse che il suo arresto fosse stato concordato: “Barzellette. E da chi poi? Perché mai avrei dovuto concordarlo? Ero accusato ingiustamente di un omicidio. Sapevo di avere i poliziotti alle costole per una semplice ragione: ero sfuggito alla cattura soltanto qualche giorno prima”.

Quella tra Stato e contrabbandieri è stata una vera e propria guerra: “Lo è diventata negli anni, certo, quando lo Stato ha deciso di combatterla. Ma sulle sue ceneri è nato di peggio”. Era latitante, Prudentino, quando il ministro delle Finanze Rino Formica proponeva ai contrabbandieri di consegnare gli scafi in cambio di un posto di lavoro. “Come accolsi quell’appello? Con un sorriso. Una proposta priva di garanzie, per chi dal traffico di sigarette ci guadagnava e pure bene. Forse non aveva idea il ministro di cosa avrebbe comportato a quei tempi sistemare tutta la manodopera del contrabbando. Significava trovare un’occupazione a migliaia di manovali. E lo Stato non sarebbe stato nelle condizioni di farlo”.

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