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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Carovigno

Quattro anni di botte: lesioni gravi e deturpanti

CAROVIGNO - E’ un referto medico, il referto medico che appartiene a una donna di 25 anni che ha subito vessazioni per quattro lunghi anni. Una donna che abita quaggiù e che nessuno prima del 7 marzo scorso era riuscita a tirare fuori dall’inferno. E’ interamente riportato nell’ordinanza di custodia cautelare disposta a carico del marito violento

CAROVIGNO - Tumefazioni arti superiori con limitazione funzionale gomito destro; frattura radio sinistro mai consolidata in accorciamento e deviazione angolare che determinava grave deformità avambraccio sinistro; fratture costali multiple destre e sinistre con calli ossei di pregresse fratture; esiti di frattura processo spinoso quarta vertebra dorsale con dismorfismo dei processi trasversi vertebre lombari; tumefazione tessuti molli regione dorsale sinistra; calcificazioni periostali estese a entrambi i femori come da pregressi ematomi; esiti cicatriziali deturpanti labbro superiore; esiti cicatriziali deturpanti su entrambi i padiglioni auricolari con pregresse gravi lesioni; cicatrici ipocromiche circolari presumibilmente da morso, diffuse sul dorso; cicatrici cutanee diffuse in diverse regioni del corpo.

E’ un referto medico, il referto medico che appartiene a una donna di 25 anni che ha subito vessazioni per quattro lunghi anni. Una donna che abita quaggiù e che nessuno prima del 7 marzo scorso era riuscita a tirare fuori dall’inferno. E’ interamente riportato nell’ordinanza di custodia cautelare disposta a carico del marito violento. E' la trasposizione su carta intestata di un dramma unico per le sue peculiarità, ma uguale a molti forse ben celati tra quattro mura domestiche.

E' una di quelle circostanze che impongono urlare con tutto il fiato che si ha in corpo che ci si trova dinanzi a situazioni patologiche, circoli viziosi che rischiano di non avere fine . Vortici nei quali si può finire inghiottiti senza accorgersene e senza poi riuscire trovare la forza di liberarsi. Sono i fatti, lo è anche un referto medico, a fornire la misura di quanto ancora ci sia da faticare per porre un argine alla violenza di genere. La lista di menomazioni, di lesioni gravissime per dirla in termini di diritto, è il risultato di un pestaggio continuo praticato come fosse un hobby, un’attività sportiva, da un marito trentenne che è finito in carcere su ordinanza di custodia cautelare.

Dal provvedimento eseguito dai carabinieri di Ostuni emergono particolari che descrivono il dramma che la giovane, madre di due bambini, ha subito senza trovare la forza di ribellarsi. Di giorno la donna era segregata in casa perché il marito, a quanto è stato accertato, non le consentiva di uscire neppure per andare a trovare i suoi famigliari. Buttava la spazzatura lanciandola dalla finestra. Un paio di volte era scappata per tornare a casa dei genitori ma era sempre ritornata dal suo aguzzino. Aveva detto che "desiderava morire", e una volta stava per lanciarsi dal balcone ma una vicina di casa è riuscita a farla desistere.

Solo l'ultima lite e le ulteriori violenze l'hanno costretta ad andare in ospedale. Ed è stato il primario del reparto di ortopedia ad avvertire i carabinieri. In qualche giorno di indagini il provvedimento di custodia cautelare è stato chiesto e disposto da due donne: il pm Savina Toscani che è uno dei due magistrati della Procura di Brindisi che compongono il pool 'fasce deboli', e il gip Paola Liaci.

I vicini hanno raccontato che spesso si sentiva una voce di donna implorare il marito: "Amò, basta". Poi lui che diceva: "Riprenditi, fallo per la bambina che sta piangendo" per poi continuare, "è stata colpa tua". L'incubo si ripeteva ogni lunedì, hanno raccontato i testimoni, il giorno di chiusura della pizzeria in cui entrambi lavoravano. Quando usciva di casa lei era spesso molto truccata e portava le maniche lunghe anche d'estate per coprire lividi e cicatrici. Quando qualcuno cercava di affrontare l'argomento, lei lo liquidava con un: "Zitti, se no adesso arriva lui". L'altro giorno, quando è arrivata in ospedale, i medici si sono trovati di fronte un corpo martoriato. Dovrà ora sottoporsi a numerosi interventi chirurgici, dicono i medici, per ritrovare la sua identità.

E’ stata dimessa dall’ospedale. E’ tornata a casa, ora. Ma non ha ancora mutato versione dei fatti. Continua a negare di aver subito così a lungo botte, bastonate, fino a svenire. Attende il ritorno a casa del suo uomo. Quell’uomo che, secondo una testimone “la picchiava in testa e lei urlava. I bambini disperati a piangere”. La conclusione della persona ascoltata dai carabinieri fu perentoria: “Se non prendete provvedimenti quello ammazza la moglie, e vi dovete pure sbrigare”.

 

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