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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

“Quel cliente sapeva di elettronica”

BRINDISI – E’ un giorno di testimonianze importanti, al processo per la strage del 19 maggio 2012 all’Istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. Oltre quelle delle sorelle Vanessa e Veronica Capodieci ci sono tre persone che devono raccontare degli acquisti di congegni elettronici da parte di Giovanni Vantaggiato, e del commercio di gasolio per usi agricoli e riscaldamento, in cui si anniderebbe il movente dell’attentato. Non mancano le titubanze da parte di alcuni dei testi, e le contestazioni soprattutto delle parti civili per talune dichiarazioni considerate difformi da quanto affermato davanti alla polizia giudiziaria.

BRINDISI – E’ un giorno di testimonianze importanti, al processo per la strage del 19 maggio 2012 all’Istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. Oltre quelle delle sorelle Vanessa e Veronica Capodieci ci sono tre persone che devono raccontare degli acquisti di congegni elettronici da parte di Giovanni  Vantaggiato, e del commercio di gasolio per usi agricoli e riscaldamento, in cui si anniderebbe il movente dell’attentato. Non mancano le titubanze da parte di alcuni dei testi, e le contestazioni soprattutto delle parti civili per talune dichiarazioni considerate difformi da quanto affermato davanti alla polizia giudiziaria.

Mancano solo due testimoni, dalla lista di giornata: i due passanti brindisini Francesca Pietrafitta, che peraltro abita a pochissima distanza dal tribunale, e Antonio Lioce. Quest’ultimo è agli arresti domiciliari per altre vicende, e bisognerà disporne l’accompagnamento per un’altra udienza, mentre la prima non ha giustificato in alcun modo la propria assenza. Su richiesta del pm Guglielmo Cataldi, a fine udienza il presidente della Corte d’Assise, Domenico Cucchiara, ne dispone l’accompagnamento coatto. Inoltre, condanna la teste al pagamento di una sanzione di 300 euro.

Tra le carte acquisite nel corso delle indagini, ci sono le fatture di congegni elettronici e lo schema del circuito di un telecomando. Gli acquisti risultano effettuati il 25 febbraio e il 15 marzo 2010. Chi procura questo materiale a Giovanni Vantaggiato è una ditta che ha il magazzino a Corigliano d’Otranto, a trenta chilometri da Copertino, la Digitec (già Dg Elettronica). Ma la Digitec non ha negozio, perché si tratta di una piccola impresa di installazione di impianti. Però consegna a Giovanni Vantaggiato ciò di cui ha bisogno: telecomandi, schede radio riceventi monocanale, e altri accessori, che a sua volta preleva presso un fornitore di Soleto, Punto Sicurezza.

Parla Demetrio Vizzi, uno dei due soci di Digitec. E’ lui che ordinò il materiale: “Me lo chiese il mio socio Giorgio Magagnino – risponde Vizzi al pm -, per un cliente che io non ho mai visto né conosciuto. La ragione della richiesta fatta dal cliente era quella di dotare di comando a distanza un impianto di irrigazione”. Tuttavia l’11 giugno 2012, interrogato dalla Squadra mobile di Brindisi dopo l’arresto di Vantaggiato, Vizzi aveva detto che, osservando in tv le immagini dell’attentatore, era la stessa persona che aveva ordinato i telecomandi. Allora come mai il teste afferma in aula di non aver mai conosciuto Giovanni Vantaggiato?

Vizzi è titubante, spiega che voleva dire che non aveva mai conosciuto personalmente l’imputato, ma solo dal punto di vista dei rapporti commerciali. Le parti civili incalzano. Perché Vizzi dice di non aver mai visto Vantaggiato, se in sede di dichiarazioni davanti alla polizia giudiziaria riconosce il commerciante di carburanti nella foto che gli viene mostrata, e ne forma il verbale? Non è un momento facile per il testimone. Gli chiedono anche se ha mai avuto come cliente Giuseppe Nestola, uno degli autisti di Vantaggiato, e lui dice no.

Demetrio Vizzi però ammette che quel tipo di dispositivi ordinati da Giovanni Vantaggiato non sono richiesti con frequenza dai clienti. Sono schede modificabili, certo, ma a lui sembrò anomala la spiegazione che sarebbero serviti per telecomandare l’attivazione e la disattivazione di un impianto irriguo. Più esplicito e preciso del socio si è dimostrato invece Giorgio Magagnino, altro titolare della Digitec. Spiega al pm che il primo contatto tra Vantaggiato e lui fu telefonico. In tutto, a Vantaggiato furono forniti in due riprese quattro telecomandi e alcuni ricevitori radio monocanale (Vantaggiato aveva chiesto anche un’antenna).

Le consegne avvennero una volta presso il magazzino, la seconda volta presso il distributore Fina a uno degli ingressi di Corigliano. Magagnino ricorda che Vantaggiato gli aveva chiesto anche se avesse potuto procurargli telecamere con funzionamento a batteria, e con il contenuto delle registrazioni scaricabile su un supporto Usb. Il testimone si attivò, ma poi l’attuale imputato gli fece sapere che aveva già risolto per proprio conto. Come si presentava Giovanni vantaggiato? “Aveva un aspetto trasandato, da contadino”, ha detto il tecnico.

Sempre Magagnino dice, su domanda precisa, che non ha conosciuto Nestola, Giovanni Chiriatti e la moglie di Vantaggiato, Giuseppina Marchello: “Non ricordo questi nomi”, risponde. Infine aggiunge un dettaglio interessante. Quando chiese a Vantaggiato se avesse avuto bisogno di assistenza per modificare i congegni per adattarli allo scopo dichiarato, Magagnino si sentì rispondere dal cliente che se la cavava abbastanza per poter fare ciò da solo. In effetti, Vantaggiato aveva lavorato in Germania in una azienda di congegni elettronici.

Su Giovanni Chiriatti il pressing delle parti civili è stato ancora più marcato, soprattutto quello dell’avvocato di Cosimo Parato, Raffaele Missere, il quale rappresenta l’uomo che Vantaggiato ha ammesso di aver tentato di uccidere con una bici-bomba il 24 febbraio del 2008 perché lo avrebbe truffato di una grossa somma. Chiriatti minimizza la confidenza che aveva con Vantaggiato, dice che ha lavorato come autista 12 anni per la Marchello Sas, e quando gli viene fatto notare che alla Squadra mobile di Brindisi aveva detto che era stato alle dipendenze di quella società per 20 anni, aggiunge che per un  periodo il rapporto era stato saltuario e perciò non lo aveva considerato.

Chiriatti conferma al pm di aver in piedi attualmente un contenzioso legale con Giuseppina Marchello, moglie di Vantaggiato, perché non gli sono stati pagati gli stipendi di quattro mesi, e che il suo rapporto con quella società, ripreso dopo il primo sequestro in seguito al fermo avvenuto tra il 6 e 7 giugno dell’attentatore, è durato ancora meno di due settimane per concludersi definitivamente, perché a suo dire l’azienda ormai non opera più. Quando lavorava, era sempre Vantaggiato a dargli ordini, talvolta la Marchello o la ragioniera della ditta. A domanda del pm, Chiriatti ha detto che Vantaggiato non gli diceva mai dove andava o cosa faceva,  perché “era un tipo taciturno”.

Ancora il pm Guglielmo Cataldi, insistendo, ha chiesto a Chiriatti se non fosse mai venuto il dubbio che i fotogrammi dell’attentatore mandati in onda dalle tv, quelle immagini riprese in bianco e nero da alcune telecamere di sicurezza, fossero del suo datore di lavoro. No, ha risposto il camionista. E dei rapporti tra Parato e Vantaggiato, ha mai saputo nulla? “Solo quello che diceva Vantaggiato, del bidone”. Era lui che faceva le consegna di gasolio a Parato, “sempre alla sua masseria”, e un giorno il titolare gli disse di non portare più carichi di carburante a Torre Santa Susanna.

Chiriatti ha confermato che Parato aveva contratti di fornitura con scuole di Brindisi, ma si occupava lui di effettuare le consegne, “io mai”. Il teste ha mai sentito commenti di Vantaggiato circa la scuola Morvillo Falcone, oppure lo stesso Chiriatti ha mai visto quell’istituto, ci è mai stato? La risposta è stata negativa per entrambe le domande. Un no anche alla domanda se abbia mai parlato di politica con Vanni Vantaggiato: “Discutere di politica con Vantaggiato? Ma no, certe volte non mi diceva neppure buongiorno”, ha dichiarato Chiriatti. Sapeva nulla dell’acquisto dei telecomandi? No secco anche su questo punto.

All’autista viene poi chiesto dall’avvocato dei genitori di Melissa Bassi, Fernando Orsini, se è stato lui a procurare – come ha già detto alla polizia – quelle taniche verdi trovate nel “poligono” tra gli ulivi usato da Vantaggiato per testare i suoi ordigni. Chiriatti conferma: “Quelle latte verdi me le procuravo in ospedale. Loro le buttavano via, Vantaggiato mi diceva che gli servivano per metterci il gasolio della sua barca. Invece le usava per le miscele esplosive, a quanto pare. A questo punto si è innescata la sequenza di domande del legale di Cosimo Parato, Raffaele Missere.

Missere chiede conferme a Chiriatti circa l’ubicazione dei vari settori del deposito della Marchello carburanti, poi gli chiede anche se conosce Parato. La risposta è affermativa. L’ha mai visto in azienda? Chiriatti risponde di sì. Poi l’avvocato di parte civile chiede all’autista se ricorda di essere mai stato interrogato dalla Finanza sui rapporti tra Parato e la Marchello. Chiriatti dice di non ricordare, ma gli viene esibito un verbale del 21 dicembre 2007, in cui – contrariamente a quanto detto in aula – Chiriatti dice ai finanzieri di aver scaricato una volta presso un cantiere stradale di Monteiasi.

L’udienza si scalda. Missere tende evidentemente a smascherare la tesi della truffa patita da Vantaggiato per opera di Parato, quale movente per l’attentato alla Morvillo, indicato come un sfogo contro lo Stato. Ma Chiriatti oppone una sfilza di “no” alle domande. Mai fatto tre consegne a Parato a Torre S.Susanna anche dopo che la Marchello aveva sospeso le forniture. Mai versato rimanenze delle forniture di gasolio in una determinata cisterna nel piazzale della Marchello Sas. Mai contestazioni da parte della Finanza per aver fatto la cresta sulle forniture alle scuole.

Secondo Chiriatti, Vantaggiato non aveva clienti a Mesagne. Non è mai salito sulla barca di Vantaggiato, non sa se Vantaggiato avesse armi, mai accompagnato Vantaggiato a Brindisi (ma almeno in occasione della deposizione al processo contro Parato invece fu accompagnato in tribunale dal suo datore di lavoro). Il teste ha mai visto Parato dopo l’interruzione delle forniture? Sì, a Porto Cesareo una volta, ha risposto l’autista. Ma Chiriatti ha mai portato Parato su certi terreni di sua proprietà? No, mai, ma Parato ne conosceva l’esistenza.

Considerando il fine delle domande poco chiaro, il presidente Domenico Cucchiara ha chiesto a Missere di chiarirlo, e la risposta è stata quella della necessità di stabilire se Vantaggiato abbia agito da solo nell’attentato del 24 febbraio 2008 che quasi uccise Cosimo Parato. Qui è scattata l’opposizione dell’avvocato di Vantaggiato, Franco Orlando, il quale ha chiesto che le domande siano strettamente vincolate a quello che è il capo di imputazione. Poi è stato Franco Orlando a chiedere a Chiriatti se avesse mai visto Vantaggiato litigare con Parato. “Ho solo sentito che urlava al telefono con Parato, e in ditta sentivo parlare di assegni scoperti che arrivavano”.

Sottolineando, per la cronaca, che ad eccezione di Maria Luisa Congedo nessun altro teste ha accettato oggi di farsi riprendere da operatori tv e fotografi, ecco le prossime udienze: il 13 febbraio tocca alla moglie di Vantaggiato comparire, ma dovrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere. Per il 20 febbraio il pm Cataldi citerà Cosimo Parato, mentre per il 21 si comincia con gli investigatori, “ma potrebbe starci anche l’ascolto di Vantaggiato”, secondo lo stesso pubblico ministero.

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