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Cronaca Francavilla Fontana

Quel Kalashnikov "per Nicola"

FRANCAVILLA FONTANA – La vita di una persona che costa 200 euro (il prezzo di fucile mitragliatore privo di caricatore); un Kalashnikov “quello di Nicola” che scotta (usato – in attesa dei complessi accertamenti balistici – verosimilmente per la mattanza sulla statale 7 dell’11 novembre in cui perse la vita il 18enne Francesco Ligorio fallendo l’obiettivo Nicola Canovari, salvo per miracolo); l’arma da guerra che avrebbe potuto essere utilizzata a breve contro una donna; “cinque bombe a mano” sul mercato (una delle quali potrebbe essere anche già stata usata - se si considerano gli ultimi attentati con l’uso di questi ordigni - a Mesagne e l’arco temporale in cui si colloca il loro impiego che segue alla guerra interna alla Scu che ha registrato nell’interland di Francavilla Fontana la media di un morto al mese tra ottobre e dicembre 2010).

FRANCAVILLA FONTANA – La vita di una persona che costa 200 euro (il prezzo di fucile mitragliatore privo di caricatore); un Kalashnikov “quello di Nicola” che scotta (usato – in attesa dei complessi accertamenti balistici – verosimilmente per la mattanza sulla statale 7 dell’11 novembre in cui perse la vita il 18enne Francesco Ligorio fallendo l’obiettivo Nicola Canovari, salvo per miracolo); l’arma da guerra che avrebbe potuto essere utilizzata a breve contro una donna; “cinque bombe a mano” sul mercato (una delle quali potrebbe essere anche già stata usata - se si considerano gli ultimi attentati con l’uso di questi ordigni - a Mesagne e l’arco temporale in cui si colloca il loro impiego che segue alla guerra interna alla Scu che ha registrato nell’interland di Francavilla Fontana la media di un morto al mese tra ottobre e dicembre 2010).

Sono solo alcuni degli inquietanti elementi che emergono dalle complesse indagini dell’operazione Terminator che hanno spalancato le porte della galera a Gianluca Della Corte (26 anni); Vitantonio Spirito (25 anni), Giovanni Passiante (24 anni); Maurizio Parisi (23 anni) e il suo coetaneo Giovanni Resta. Secondo gli investigatori che gli hanno arrestati il piccolo arsenale stava per passare dalla disponibilità dei primi due a quella degli ultimi tre. Indagato in concorso con loro c’è anche Salvatore Parisi (27enne) fratello di Maurizio. Ad inchiodare il gruppo, oltre al ritrovamento delle armi, si aggiungono per gli inquirenti le loro stesse, terribili, dichiarazioni.

Le complesse indagini seguite al primo omicidio della triste serie, quello di Vincenzo Della Corte (8 ottobre 2010), tra le altre cose portano i militari del Norm della compagnia di Francavilla Fontana a piazzare cimici sull’Audi A6 di Maurizio Parisi che si rivela quasi una sorta di “Pozzo di San Patrizio”, una fonte fondamentale di informazioni non solo per la provenienza dell’arsenale sequestrato nella “gubbia” di contrada Donna Laura il 15 febbraio scorso.

Duecento euro per una vita innocente – Se c’è un particolare raccapricciante che, spunta nella ridda di elementi raccolti, è quanto poco valga la vita umana, se l’arma che ha ucciso un 18enne innocente nel corso delle trattative per la cessione arrivi a costare 200 euro, perché priva di caricatore. Vale tanto la vita del giovane ferraiolo Francesco Ligorio, la cui unica colpa era quella di sedere accanto alla vittima dei sicari che miravano a Nicola Canovari?

Nel corso dei dialoghi captati e intercettati dagli investigatori il 7 febbraio scorso tra Gianluca della Corte, Giovanni Resta, Maurizio Parisi, un’altra persona e Giovanni Passiante che esordisce: “mannaggia chi li è muerti… quella pistola 1200 euro vogliono… tu poi stai buttando a mare a me… io vado con te e tu…”. Anche Parisi bestemmia e poi: “Il Kalashnikov 200 euro? Ho ragione che sei proprio un pizzarrone che non servi proprio a una pizza”. E Passiante: “Io gli dico 500 euro, ho detto, adesso mi butta di meno”. Parisi: “Dì 500, 700 che poi lo dai per 500 pizza ma non per 200 euro proprio”.

Il Kalashnikov "usato per Nicola" – Sempre il 7 febbraio Giovanni Resta, Maurizio Parisi e Giovanni Passiante, sono in macchina dopo aver caricato le armi, non è noto quanto le hanno pagate, ma sanno a cosa sono servite. Parisi: “vedi ahhh pizzarrò hanno sparato”. Passiante: “Ah?”. Parisi: “Nicola!”. Passiante: “Meh?”. Parisi: “Lo hanno sparato con… che se gli entro di qua e poi lo trovarono…”. Passiante: “Pizza”. I tre sanno anche cosa rischiano se fossero stati scoperti: “Dieci anni di carcere… sicuri”.

L'arma da usare contro l'amante del padre - Nel corso dei dialoghi captati e intercettati dagli investigatori il 7 febbraio scorso tra Gianluca della Corte, Giovanni Resta, Maurizio Parisi, Giovanni Passiante quest’ultimo chiede: “Maurì… allora? Cosa tieni? … Kalashnikov… quello?”. E Parisi: “Due Kalashnikov, due fucili, tre pacchi per il Kalashnikov e tre per il fucile”. Passiante: “Madonna…”. Parisi: “E poi ho un giubbino antiproiettile”. Ma andando avanti nella conversazione emerge anche un altro “dettaglio” in una risposta di Parisi a Passiante: “quel coso l’ho messo…, no perché mio padre lo sapeva che lo teneva quello, adesso camuffa (capisce ndr) che me lo sono preso io, quel coso devo andare ad usarlo sopra una cristiana (una donna)”.

La controversia secondo il quadro accusatorio sarebbe quella in atto tra Maurizio Parisi ed il padre, colpevole di aver intrapreso una relazione sentimentale con Anna Maria Margherita, vedova di Damiano Parisi ucciso nell’agguato mafioso a 48 anni il 6 luglio del 2008: aveva avuto guai con la giustizia per droga, reati contro il patrimonio, abigeato, ma tutti risalenti a parecchio tempo prima. E' una delle tante storie del sottobosco malavitoso di Francavilla Fontana che ora gli investigatori hanno cominciato a ripulire.

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