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Cronaca

Quelle cicatrici firmate Vantaggiato

BRINDISI - “Furono fatti tutti gli accertamenti, furono disposte intercettazioni a carico di Giovanni Vantaggiato, ma nulla emerse a suo carico”. Nulla che potesse già allora incastrare il ‘bombarolo’ prima del tempo, per il solo attentato ai danni di Cosimo Parato, ex socio in affari contro cui era furibondo forse per una presunta truffa da 340mila euro (versione ufficiale) oppure perché temeva rivelazioni riguardo la pregressa attività di frode con le forniture di gasolio che i due avrebbero compiuto insieme.

BRINDISI - “Furono fatti tutti gli accertamenti, furono disposte intercettazioni a carico di Giovanni Vantaggiato, ma nulla emerse a suo carico”. Nulla che potesse già allora incastrare il ‘bombarolo’ prima del tempo, per il solo attentato ai danni di Cosimo Parato, ex socio in affari contro cui era furibondo forse per una presunta truffa da 340mila euro (versione ufficiale) oppure perché temeva rivelazioni riguardo la pregressa attività di frode con le forniture di gasolio che i due avrebbero compiuto insieme.

Lo ha detto il pm della Dda di Lecce, Guglielmo Cataldi, durante l’esame del luogotenente Francesco Lazzari, teste citato dall’avvocato Raffaele Missere che assiste Parato. Lazzari ha fornito, dettagliatamente, un resoconto di tutti gli accertamenti da lui eseguiti nel 2008, appena dopo l’esplosione della bici-bomba che risale al 24 febbraio, e anche nel 2012, dopo la strage del 19 maggio e prima dell’arresto del 69enne di Copertino.

Furono effettuati sopralluoghi nei pressi di un garage di Vantaggiato, cinque anni addietro, eseguite indagini sull’esistenza di una barca, ormeggiata a Porto Cesareo, a bordo della quale, stando alle indicazioni di Parato, l’imprenditore salentino avrebbe confezionato le bombe per la pesca. E, nei giorni in cui la prima vittima di Vantaggiato versava in condizioni disperate e anche per lungo tempo dopo, rimasero sotto controllo i telefonini dell’uomo di Copertino ma non se ne ricavò il benché minimo elemento a suo carico .

Le indagini le coordinò, per competenza, la procura di Brindisi. Oggi, il pm della Dda che sostiene l’accusa nel processo, frutto dell’unificazione dei due diversi procedimenti, lo ha sottolineato. Non vi fu errore, quindi. Semplicemente, niente venne alla luce.

Cosimo Parato, il diretto interessato, sarà ascoltato il 14 marzo. E’ infatti saltata la deposizione odierna, per via dei gravi problemi di salute di cui egli è affetto proprio a causa del tentato omicidio subito.

“Non ce la faccio” ha sibilato Parato al microfono, guardando in direzione della Corte d’Assise di Brindisi, dietro un paio di occhiali scuri. “Devo tornare con tutta l’apparecchiatura che mi consente di nutrirmi, perché mi si secca la bocca”, ha spiegato.

Oltre a Lazzari hanno quindi risposto alle domande degli avvocati di parte civile gli specialisti che hanno tenuto in cura, oltre ad occuparsi poi della convalescenza, le ragazze ferite, in particolare Veronica e Vanessa Capodieci che erano entrambe presenti nell’aula ‘Metrangolo’.

''Le cicatrici di Veronica non saranno cancellabili, è una ragazza giovane che ha una vita davanti ma che dovrà convivere con lesioni che non possono essere cancellate” ha spiegato Antonio Di Lonardo, primario del centro ustioni dell'ospedale di Pisa dove è rimasta a lungo, ricoverata in gravi condizioni, Veronica Capodieci, la più grave delle studentesse della scuola Morvillo Falcone rimaste ferite nell'attentato di Brindisi del 19 maggio scorso.

“La sua gabbia toracica fu devastata - ha raccontato lo specialista - era intossicata quando è arrivata a Pisa, correva un rischio gravissimo. Ora, oltre al resto, ha notevoli limitazioni alla funzionalità della mano sinistra”. “Il suo futuro è segnato da questo evento - ha concluso - non potrà mai tornare come prima''.

''Veronica viveva una condizione di regressione come se stesse cercando di difendersi'', ha spiegato invece la psicologa del Niat dell'ospedale Perrino di Brindisi, Maria Rita Greco, rispondendo alle domande degli avvocati di parte civile Andrea Martina e Alessandro Medico. ''Tuttora - ha concluso - Veronica è in cura. Sono condizioni psicologiche che segnano in maniera piuttosto definitiva la psiche. Stiamo cercando di far sì che non ci siano modifiche della personalità con connotazioni patologiche''.

''Vanessa - ha invece detto riferendosi alla sorella maggiore di Veronica, che riportò lesioni più lievi - oltre al trauma legato all'evento era provata dal fatto di aver vissuto in prima persona l'accaduto dovendo soccorrere la sorella Veronica. Ho riscontrato un senso di colpa nei confronti della sorella, perchè si sentiva responsabile di non averla abbastanza protetta. Entrambe hanno avuto anche difficoltà a scuola''.

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